Allarme resistenze antibiotiche e reazioni avverse ai farmaci. 16 indagati, in pratica tutto il reparto. Questa situazione ci riporta alla risposta individuale e alla terapia individualizzata, su cui sarà bene prestare tutta l’attenzione possibile, anche oltre i confini della Scienza ufficiale, che non sapendo, pretende di dare sentenze scientifiche
L’emergenza di resistenze agli antibiotici non è purtroppo una novità, o salvo casi particolari, colpa di negligenze rispetto alla buona pratica clinica e igienica degli ambienti di lavoro ospedalieri.
Si tratta altresì di una emergenza mondiale a fronte della quale le migliori armi (anche gli antibiotici di ultima generazione) appaiono spesso come pallottole spuntate.
Spesso le strategie di contrasto antibiotiche si rilevano causa di altri problemi come l’eccesso di uso degli stessi, con emergenza di ceppi resistenti poco battibili o imbattibili, o le stesse vaccinazioni che possono avere effetti paradossi creando esse stesse nuove fonti di contagio.
È utile considerare che resistenza e reazioni avverse non sono solo caratteristiche degli antibiotici, ma di gran parte dei farmaci ed oggi la ricerca internazionale ha come obiettivo sconfiggere le reazioni avverse che solo negli Usa mietono più di centomila morti all’anno con cinque milioni di reazioni avverse di cui la metà gravi.
A ciò è finalizzata la farmacogenomica e in particolare la farmacoelettrodinamica che nasce a cavallo della fine del Secolo/Millennio con la ricerca GDF/Sapienza sulle intolleranze farmacologiche e di cui si trova traccia negli atti del Seminario tenutosi al Dipartimento di Farmacologia della Sapienza del 14 dicembre 1999, sul ruolo dell’elettrodinamica quantistica in medicina tenuto da Giuliano Preparata, con altri interventi tra cui un breve report sui primi risultati su 250 volontari, che evidenziavano risultati di interesse in direzione della terapia personalizzata di precisione, di antistaminici antidolorifici e antinfiammatori non steroidei, cortisonici, gastroprotettori antipertensivi ecc. (il Personale del Comando Generale GDF godeva ovviamente di buone condizioni generali di salute).
Negli anni si è fatta qualche osservazione sulla scelta degli antibiotici e sull’associazione con Fans, cortisonici e gastroprotettori, ma uno studio sistemico associato all’antibiogramma non è stato svolto, anche se si è cominciato a parlarne con i colleghi di Malattie infettive del Sant’Andrea di Roma dell’Università la Sapienza. Potrebbe essere uno dei filoni di ricerca dei programmi di collaborazione tra Roma e Kiev che sono in fase di elaborazione magari su modelli sperimentali a basso rischio, come il decorso postoperatorio nella piccola chirurgia o nelle estrazioni dentali, spesso complicate da infezioni favorite dal ridotto uso di antibiotici, proprio per il freno che le resistenze antibiotiche vanno imprimendo alle strategie terapeutiche postoperatorie nella piccola chirurgia.
Nella vicenda bresciana del bambino morto per l’infezione della Serratia Marcenses è difficile vedere dolo, negligenza o imperizia, anche se a questo risponderà il Tribunale che ha aperto un’inchiesta.
Il gemellino ha resistito agli attacchi della Serratia Marcenses, così gli altri bambini infettati. Questo ci riporta alla risposta individuale e alla terapia individualizzata, su cui sarà bene prestare tutta l’attenzione possibile, anche oltre i confini della Scienza ufficiale, che non sapendo, pretende di dare sentenze scientifiche, proprio perché a loro parere mancherebbero prove scientifiche, che vanno cercate e sarebbe questo il senso delle Università e dei centri di ricerca, e non l’emanazione di proclami di pseudoscienza per metodiche e biotecnologie che come si è su accennato offrono nuove possibilità nella prevenzione delle reazioni avverse ai farmaci e nella lotta alle infezioni batteriche.
Su questi temi si lavora in grandi centri internazionali in particolare ad Est e un paio di Nobel sono impegnati. Maggiore modestia e più impegno verso l’ignoto non guasterebbe. Da parte di tutti.
Vincenzo Valenzi