Situato nel cuore della regione Puglia tra i siti Unesco di Matera, Alberobello e Castel del Monte, il Parco nazionale dell’Alta Murgia è «un esempio di territorio di alto pregio ambientale, floro-faunistico, storico e culturale» nel quale è possibile attuare nuovi modelli di gestione del territorio, come suggerito dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile
Il Patto Ambientale «Ecosistema Alta Murgia», approvato lo scorso 10 maggio dalla Comunità del Parco nazionale dell’Alta Murgia, ha come obiettivo principale l’integrazione fra uomo e ambiente naturale tramite l’attuazione di un «sistema virtuoso di proposte e cittadinanza attiva, in grado di contribuire allo sviluppo economico e sociale dell’intero territorio». Ciò avverrà tramite la valorizzazione di attività in campo antropologico, archeologico, storico, architettonico, agro–silvo–pastorale, e attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, come previsto dalla legge.
La Comunità del Parco, costituita dai comuni di Altamura, Andria, Bitonto, Cassano delle Murge, Corato, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo, Spinazzola, Toritto; e da Regione Puglia, Città Metropolitana di Bari e Provincia BAT, è l’organo consultivo e propositivo dell’Ente Parco, attualmente presieduto da Antonio Decaro, Sindaco della Città Metropolitana di Bari.
Il patto prevede un «percorso unitario di intervento sul territorio della Regione Puglia, finalizzato allo sviluppo economico sostenibile, produttivo ed occupazionale dell’area del Parco nazionale dell’Alta Murgia e delle sue aree contigue, nonché alla sfida della sostenibilità ambientale dettata dall’Agenda 2030».
Gli interventi, da conseguire entro il 2020, sono inseriti nel Decalogo di Strategie ed Obiettivi, e prevedono attività nei settori di: agro-ecologia, economia circolare, biodiversità, cambiamenti climatici, servizi eco-sistemici, energia sostenibile, mobilità e turismo sostenibile. Mentre in campo scientifico ed educativo, sono previsti servizi di innovazione e connessioni, formazione, informazione e comunicazione, ricerca per il benessere e la qualità della vita, e nuovi strumenti di valutazione e cultura dei risultati. Infine, il decalogo prevede un piano di sicurezza, che affronta i temi della mobilità, legalità e vigilanza, e un piano per la gestione dei rapporti tra Ente Parco ed aziende agricole del parco.
In particolare, il piano può prevedere «la concessione di sovvenzioni a privati ed enti locali, la predisposizione di attrezzature, impianti di depurazione e per il risparmio energetico, servizi ed impianti di carattere turistico-naturalistico da gestire in proprio o da concedere in gestione a terzi sulla base di atti di concessioni alla stregua di specifiche convenzioni, l’agevolazione o la promozione, anche in forma cooperativa, di attività tradizionali artigianali, agro silvo-pastorali culturali, servizi sociali e biblioteche, restauro, anche di beni naturali, e ogni altra iniziativa atta a favorire, nel rispetto delle esigenze di conservazione del parco, lo sviluppo del turismo e delle attività locali connesse».
Inoltre, il piano di durata quadriennale ha l’obbligo di includere interventi finalizzati a sostenere l’occupazione giovanile, il volontariato e l’accessibilità e fruizione ai portatori di handicap.
Le strategie e gli obiettivi del Patto Ambientale seguono, di fatti, recenti normative tese a coinvolgere le Aree protette nazionali. Alcune di queste normative includono: la legge sulla Green Economy, la Strategia Nazionale Biodiversità, e il Piano di Azione per la natura, i cittadini, l’economia.
«I patrimoni naturali e culturali […] non sono solo beni da conservare, ma propulsori di creatività, fermenti di nuovi eventi, semi di nuova crescita, nonché riferimenti per la formazione della coscienza individuale e sociale di moltissime persone. Per questo abbiamo davanti un’opportunità (e anche una responsabilità) di estrema importanza».
Al fine di ampliare la partecipazione a tale iniziativa, non solo i cittadini interessati, ma anche i soggetti pubblici e privati possono inviare il proprio contributo entro il 20 settembre 2018, all’indirizzo: pattoambientale@parcoaltamurgia.it.
Cristina Di Leva