Entro la fine del secolo potrebbero essere 13 milioni i cittadini statunitensi costretti a spostarsi a causa del cambiamento climatico. Salgono i costi dell’inazione: i due maggiori emettitori, Usa e Cina, perderebbero 48 e 24 $ per tonnellata rispettivamente, e il costo globale ammonterebbe a 400$ per tonnellata
I cambiamenti climatici in atto, con buona pace dei negazionisti e dell’ignavia dei governanti che fanno gli struzzi, stanno guadagnando velocità e ci consegnano parcelle di pagamento sempre più salate.
In questa poco invidiabile classifica, secondo l’Editoriale «The costs of climate inaction», di «Nature Climate Change», saranno gli Stati Uniti e la Cina a pagare il prezzo più alto per gli effetti del cambiamento climatico. L’articolo offre una stima del costo socioeconomico legato a ciascuna tonnellata di CO2 emessa per oltre 200 Paesi. Il lavoro considera per la prima volta il contributo dei diversi Stati separatamente, e questo aumenta la sua importanza anche a livello politico, soprattutto in vista della prossima Conferenza delle Parti, che si terrà a dicembre a Katowice in Polonia e che discuterà delle sorti dell’accordo di Parigi.
I due maggiori emettitori, Usa e Cina, perderebbero 48 e 24 $ per tonnellata rispettivamente, e il costo globale ammonterebbe a 400$ per tonnellata (questo significherebbe che solo nel 2017 abbiamo perso 16.000 miliardi di dollari). I risultati confermano inoltre le disuguaglianze tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo, che hanno emesso meno finora ma pagano già conseguenze più gravi (Canada e Russia guadagnano ancora dalle emissioni di biossido di carbonio, mentre l’India perde 10 $ per ogni tonnellata).
Ma la beffa dell’inazione non è solo economica ma anche sociale. Infatti, in un articolo di Oliver Milman, «‘We’re moving to higher ground’: America’s era of climate mass migration is here», pubblicato su «The Guardian», si sostiene che entro la fine del secolo potrebbero essere 13 milioni i cittadini statunitensi costretti a spostarsi a causa del cambiamento climatico. Questa la stima di uno studio pubblicato lo scorso anno su «Nature Climate Change» che ha considerato l’effetto dell’innalzamento dei mari e della temperatura sulle popolazioni che abitano le coste del Paese. Sei milioni le persone costrette a spostarsi solo in Florida.
La migrazione annunciata sarebbe paragonabile alla cosiddetta Great Migration, che tra il 1910 e il 1970 vide sei milioni di afroamericani spostarsi dagli stati del sud verso le città industrializzate del nord. Tuttavia, mentre la Great Migration interessò un numero ristretto di stati, il fenomeno che abbiamo davanti riguarderà probabilmente tutto il Paese, con gli abitanti delle coste che cercheranno rifugio all’interno e in regioni più elevate.
Speriamo che non non ci sia Trump né qualche suo emulo altrimenti gli Usa si riempiranno di muri. (Fonte «Scienza in Rete»)
R. V. G.