Dalla domanda di una comunicazione non violenta, capace di non lacerare la coesione sociale, è nata la bozza della Carta di Assisi che sabato sarà dibattuta ed emendata
«Le parole sono pietre», pubblicato nel 1955, è il racconto duro dell’arretratezza dei contadini siciliani «lo spettacolo della più estrema miseria contadina» dove «…le lacrime non sono più lacrime ma parole, e le parole sono pietre». Ma Carlo Levi non poteva immaginare che oggi, nella stagione di una bassa cultura, dove dominano folle di «webeti» nei social, nelle mani sono rimaste pietre senza parole e senza idee. Molto opportuna questa iniziativa promossa da Articolo 21, Sacro Convento di Assisi, Ordine dei giornalisti, Fnsi, Usigrai, Tavola della Pace che ci ricorda Valentino Losito.
«Le parole non sono pietre». Per contrastare il pericoloso diffondersi dei discorsi d’odio nella comunicazione, per dire no all’imbarbarimento del dibattito pubblico, per mettere in rete fra loro tutte le voci che vogliono fermare questa spirale, sabato 6 ottobre nella Sala Stampa della Basilica di San Francesco si terrà un incontro promosso da Articolo 21, Sacro Convento di Assisi, Ordine dei giornalisti, Fnsi, Usigrai, Tavola della Pace.
Dalla domanda di una comunicazione non violenta, capace di non lacerare la coesione sociale, è nata già un anno fa la bozza della Carta di Assisi che sabato sarà dibattuta ed emendata. Un decalogo di principi (da «non scrivere degli altri quello che non vorresti fosse scritto di te» a «impara a dare i numeri»; da «diventa scorta mediatica della verità» a «porta il messaggio nelle nuove piazze digitali») che verrà assunto come impegno da tutti i partecipanti e che domenica sarà ufficialmente lanciato a conclusione della Marcia Perugia-Assisi.
Quella che verrà ospitata nella sala stampa del Sacro Convento, dalle 10 alle 18,30, sarà una riflessione senza steccati di categorie o di culture: giornalisti e giuristi, laici e religiosi, esponenti di organismi istituzionali e animatori di esperienze sociali e sindacali si confronteranno accomunati dalla convinzione che sempre più la qualità della comunicazione incida sulla qualità della democrazia, che ragionare sulle parole significhi ragionare sul modello di convivenza che vogliamo per il nostro Paese.
Valentino Losito