Il surriscaldamento globale raggiungerà 1,5°C nei prossimi 12 anni e comunque prima del 2052. Al ritmo attuale, il surriscaldamento globale dovrebbe raggiungere 1,5°C tra il 2030 e il 2052. Il Rapporto Ipcc diffonde i dati, la parola alla politica ma noi non possiamo continuare a guardare come spettatori un problema che ci riguarda personalmente
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Il rapporto Speciale sul riscaldamento globale di 1,5°C è stato approvato dall’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) sabato scorso ad Incheon, in Corea del Sud. Il Rapporto costituirà un riferimento scientifico di grande importanza nella Conferenza sui cambiamenti climatici che si terrà a Katowice in Polonia il prossimo dicembre, quando i governi riesamineranno il Trattato di Parigi per affrontare i cambiamenti climatici.
Si sono ridotti gli spazi di tempo, e la corsa, per rallentare ed evitare ulteriori catastrofi, per altro già iniziate (e che soltanto i veri catastrofisti non vedono), sta tentando di allungare il passo.
I numeri sono impietosi, i tempi scanditi non lasciano alternative, le famose forchette di probabilità si sono ristrette. Si è passati dagli auspicati 2°C di Parigi (e scrivemmo insufficienti!) a 1,5°C.
Infatti il surriscaldamento globale raggiungerà 1,5°C nei prossimi 12 anni e comunque prima del 2052. Si stima che le attività umane abbiano causato 1,0°C circa di surriscaldamento globale rispetto al periodo pre-industriale (in un probabile intervallo compreso fra 0,8°C e 1,2°C). Al ritmo attuale, il surriscaldamento globale dovrebbe raggiungere 1,5°C tra il 2030 e il 2052.
Quello che sconcerta in questo Rapporto è la rigorosità e la coerenza scientifica e la lampante discrasia fra il dire e il fare. Non che questo dipenda dall’Ipcc, ma non va mai dimenticato che le forze in campo sono due: il lato scientifico e il lato politico. Ma anche tanti convitati di pietra che agiscono su ambedue i fronti.
Giustamente, Vincenzo Ferrara, segnala sul suo Blog che «se davvero volessimo limitare il surriscaldamento globale a 1,5°C (come dai roboanti impegni dell’accordo di Parigi), le emissioni globali di CO2 (emissioni nette) dovrebbero ridursi entro i prossimi 12 anni di ben il 45% fino ad azzerarsi entro il 2050. Poiché le emissioni globali sono sempre aumentate, senza mai fermarsi, dall’epoca industriale fino ad oggi (ultimi 200 anni), una riduzione così drastica in soli 12 anni sembra pura fantasia!
«E inoltre. Se, forse un po’ meno fantasiosamente, volessimo limitare il surriscaldamento globale a 2°C, le emissioni globali di CO2 (emissioni nette) dovrebbero diminuire di circa il 20% nei prossimi 12 anni (entro il 2030) e azzerarsi entro il 2075. Poiché le emissioni globali sono sempre aumentate, senza mai fermarsi, dall’epoca industriale fino ad oggi (ultimi 200 anni), pensare ad una riduzione del 20% in soli 12 anni è ancora una fantasia da libro dei sogni, ma se ci si sforza un po’ (un po’ tanto) per eliminare i combustibili fossili e azzerare i sussidi che vengono elargiti ai signori dei combustibili fossili, forse potrebbe essere un obiettivo quasi fattibile o quanto meno ipotizzabile come verosimile».
Questo parere, che facciamo nostro, perché dettato dall’esperienza e dai dati di fatto, non vuole essere il solito pessimismo disfattista che non costruisce. Questa volta, stando a quanto riportato dal «New York Times», gli autori del Rapporto ammettono che potrebbe essere improbabile da un punto di vista politico raggiungere gli obiettivi indicati. Ma questo non vuol dire che siamo un popolo mondiale di pecoroni e che la politica ci possa portare verso il baratro. Siamo esseri senzienti, anche colti e capaci di leggere le fonti. Sarebbe ora di prendere il nostro futuro per la mano e cambiare strada.
Ignazio Lippolis