Ora c’è la Direttiva Ue per la plastica monouso

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Plastica mare
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Per Marevivo: «Ottima decisione ma l’Italia sia pioniere nella lotta alla plastica. Il ministro dell’Ambiente presenti subito in parlamento la legge salvamare». Escluse le bottiglie di plastica che saranno riciclate a parte. Una norma anche per le cicche di sigarette

Approvata in Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, la Direttiva europea che intende abolire la plastica monouso con ben 571 voti favorevoli contro 53 contrari e 34 astensioni. Per Marevivo si tratta di un passo in avanti ma è necessario agire subito. In Italia l’associazione ha sollecitato una proposta di legge al ministero dell’Ambiente e si augura che ben presto possa essere presentata in Parlamento. Come per cotton fioc e microplastiche nei cosmetici da risciacquo, l’Italia dovrebbe essere pioniere rispetto ad altri Paesi europei.

Adesso inizieranno i negoziati con il Consiglio per approdare alla norma definitiva. Per Legambiente si tratta di «un passo importante nella lotta all’inquinamento da plastica dei nostri mari» e si raccomanda che l’Italia «giochi un ruolo da protagonista per raggiungere l’accordo, ribadendo l’importanza delle bioplastiche».

«Crediamo che questa Direttiva – spiega Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo – rappresenti un passo in avanti per la lotta alla marine litter. Finalmente ci si è posti il problema dei filtri per sigarette che contengono plastica. Marevivo è stata la prima associazione a lanciare l’allarme nel 2009 con la sua campagna “Ma il mare non vale un cicca?” con la quale, in otto edizioni, è riuscita a risparmiare al mare oltre 20 milioni di cicche».

«Ci ha sorpreso – continua Rosalba Giugni – che alcuni eurodeputati abbiano contestato “l’eccessiva fretta e le mancate valutazioni sull’impatto economico della proposta di direttiva, soprattutto per gli effetti che avrà sulle imprese italiane di settore”. L’Italia dovrebbe puntare ad essere leader nella ricerca di materiali innovativi e biodegradabili al 100% e non della plastica monouso, un prodotto che inquina i nostri mari. Bisogna adattarsi al cambiamento perché un’economia sostenibile garantirà crescita economica e posti di lavoro, i cosiddetti green jobs, senza danneggiare le nostre risorse naturali. Secondo la Commissione europea, inoltre, con questa direttiva saranno risparmiati 22 miliardi di euro di danni ambientali entro il 2030».

«Siamo abituati a rimandare, a prendere precauzioni a lungo termine, ma è necessario agire subito. Dieci anni fa – conclude Rosalba Giugni – nessuno avrebbe mai potuto immaginare di vedere oggi gli effetti dei cambiamenti climatici, eppure gli eventi di questi giorni dimostrano che si stanno già verificando fenomeni meteorologici estremi. Se avessimo agito in tempo, prendendo accordi più vincolanti, e a breve termine, oggi saremmo stati in grado di prevenire i disastri. Allo stesso modo, rimandare le azioni utili a ridurre l’inquinamento non aiuterà il Pianeta. La società civile si sta già mobilitando a dimostrazione che i singoli avvertono di più questa emergenza. Tantissimi comuni, università e uffici pubblici hanno deciso di abolire la plastica usa e getta. Contiamo su di loro ma continueremo a fare pressione al nostro Governo per ottenere sin da subito una legge che metta al bando il monouso».

Il voto del Parlamento europeo per la messa al bando della plastica monouso è un primo e importantissimo passo per cercare di arginare gli effetti di un materiale che è diventato il killer dei mari: l’usa e getta di plastica rappresenta oltre il 50% del marine litter (si arriva al 70% se si includono anche gli attrezzi da pesca). Il voto del Parlamento europeo a stragrande maggioranza invita a perfezionare al più presto il percorso che porterà all’entrata in vigore della Direttiva e quindi il Wwf chiede al Consiglio dei ministri dell’Ambiente europei e alla Commissione di concludere i passaggi necessari a breve e sicuramente entro l’anno. Il testo che ha avuto il parere favorevole del Parlamento europeo prevede il divieto di utilizzo dal 2021 di prodotti usa e getta come posate, piatti, bastoncini cotonati, mescolatori per bevande e aste dei palloncini. La direttiva che ora dovrà passare al vaglio del Consiglio introduce inoltre un contenuto minimo di materiale riciclato nelle bottiglie di plastica: una norma, questa che favorisce la raccolta differenziata. Inoltre il Parlamento europeo ha esteso il divieto anche ai prodotti di plastica oxodegradabile, ai contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso e ai sacchetti di plastica in materiale ultraleggero, ad eccezione di quelli che svolgono una funzione igienica.

Si propongono, inoltre, obiettivi nazionali del 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030 per la riduzione del contenuto di plastica dei filtri delle sigarette (rifiuto più comune e abbondante sulle spiagge europee). Inoltre entro il 2030 una raccolta di almeno il 50% degli attrezzi da pesca abbandonati in mare e riciclarne almeno il 15% entro il 2025.

Ci auguriamo, infine, dice il Wwf in una nota, che la «stretta dell’Europa» non si limiti solo alla plastica ma anche alla cultura dell’usa e getta, visto che viviamo in un Pianeta con risorse limitate. Per questo appare come una occasione persa la mancata indicazione nell’etichetta della qualità di «prodotto uso e getta» in modo da consentire una scelta responsabile del consumatore.

«Vietando i prodotti di plastica monouso, i più dannosi per l’ambiente, per una volta l’Unione europea si dimostra all’altezza delle sfide che l’attendono. Servono scelte coraggiose se davvero vogliamo salvare il nostro pianeta e la salute delle generazioni future. Siamo orgogliosi di aver contribuito a questo risultato con i nostri voti e con i nostri emendamenti. Siamo riusciti a fermare gli assalti di chi voleva indebolire il testo», dichiara l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Piernicola Pedicini.
«In particolare, è stato approvato un nostro emendamento che difende il principio dell’acquisto consapevole. I consumatori, infatti, dovranno essere informati sulle sostanze chimiche pericolose contenute nei prodotti di plastica quali metalli pericolosi, ftalati, Pfas, bisfenoli, interferenti endocrini e altre sostanze estremamente problematiche. La trasparenza è fondamentale. Unico rammarico il fatto che le bottiglie di plastica non siano state incluse negli obiettivi di riduzione della direttiva», conclude Pedicini.

Le bottiglie per bevande, infatti, dovranno essere raccolte separatamente e riciclate al 90% entro il 2025.

 

R. V. G.