La rigenerazione dei centri urbani è ottenuta con interventi di natura culturale, sociale, economica ed ambientale, finalizzati ad un incremento del comfort e della vivibilità nel rispetto della sostenibilità, incrementando la partecipazione sociale
Come ha messo in evidenza un recente rapporto dell’Istituto di Biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet- Cnr), i processi di forte inurbazione avvenuti negli ultimi 50 anni hanno comportato un forte aumento della popolazione concentrandola in quartieri suburbani che oggi rappresentano una sfida per chi si deve occupare di vivibilità urbana.
La crescita urbanistica disordinata mostra oggi nelle nostre città tutti i limiti di una mancata visione di comfort urbano. La fitta concentrazione di strutture, la mancanza di ampie ed adeguate aree verdi ed una stretta e debole rete viaria hanno negli ultimi anni, insieme ai cambiamenti climatici, aumentato le aree di persistenza del calore nelle città.
Con il fine d’invertire la tendenza ed anzi di innescare una serie di interventi capaci di rendere il territorio urbano un luogo più gradevole da vivere, lo studio della bioclimatologia urbana ci viene in aiuto, permettendo d’individuare gli elementi su cui agire perché gli ambienti in ambito urbano (dove di solito le persone vivono e lavorano) abbiano la capacità di generare soddisfazione, partendo da stimoli sensoriali.
I bioclimatologi del Cnr, utilizzando i dati della missione Modis della Nasa e piattaforme informatiche aperte europee come «Zenodo.org», hanno potuto costruire, in collaborazione con gli urbanisti, le mappe che rilevano le «isole di calore» segnalate dai campi termici urbani.
Nello specifico, la possibilità di conoscere con grande dettaglio spaziale le complesse dinamiche che regolano le variazioni termiche delle superfici delle costruzioni in funzione del consumo di suolo, può già aiutare ad individuare pratiche di gestione più sostenibili.
Le azioni di mitigazione più immediate possono essere rappresentate dalla rimodulazione dei parametri delle superfici esposte alle radiazioni solari, dalle tecniche di costruzione dei «tetti freddi» in grado di riflettere maggiormente i raggi del sole e dunque di non assorbire calore.
Il ripristino e la rigenerazione di aree verdi, insieme ad uno sfruttamento più efficace dei corsi d’acqua, rappresentano tutte azioni di raffrescamento mirato nelle «isole di calore» evidenziate dal mapping termico. Anche il ripristino di un’agricoltura urbana rappresenta una valida strategia per ambire a città più resilienti rispetto al rischio da caldo e climatico, concorrendo in questo ad una riqualificazione sostenibile di aree urbane. Si attiverebbero in questo modo filiere di produzione di alimenti freschi permettendo la creazione di nuove tipologie di spazi urbani in grado di attivare mercati alternativi e sostenibili oltre ad apportare miglioramenti alla qualità dell’aria ed al microclima.
Sono tutte azioni di rigenerazione urbana che predispongono l’attivazione di processi di resilienza da parte della popolazione. Interventi, questi, tutti tesi a migliorare la qualità della vita nelle isole di calore urbane rilevate.
Possiamo affermare che l’ambito climatico delle città è strettamente connesso con quello urbanistico; da essi tendono le relazioni tra gli interessi sociali, amministrativi ed economici e l’applicazione della bioclimatologia urbana ci viene in aiuto per la realizzazione delle mappature termiche urbane in grado di evidenziare le isole di calore dove agire con interventi di recupero e riqualificazione ed in ultima analisi di rigenerazione urbana e resilienza.
(Fonte Arpat, Testo di Sergio Lavacchini)