Il rischio sismico e da tsunami in Puglia

5038
Mita Quintino Grotta Verde Marina di Andrano Lecce
La foto è inserita nel Calendario Geologi 2019 ed è di Mita Quintino, si tratta della Grotta Verde a Marina di Andrano a Lecce
Tempo di lettura: 3 minuti

Al convegno «Ricerche e studi per la presentazione del rischio sismico» svoltosi a Bari si sono avvicendati interventi di approfondimento scientifico in tema di rischio sismico. Il pericolo maggiore per la prevenzione è la mancanza di una memoria storica di eventi sismici

Si è svolto presso l’Aula magna del Dipartimento di scienze della terra e geoambientali al Campus universitario della Città Metropolitana di Bari, il convegno «Ricerche e studi per la presentazione del rischio sismico», convegno organizzato dall’Ordine dei geologi della Puglia (Org), dalla Società italiana di geologia ambientale (Sigea), dal Dipartimento di Scienze della terra e geoambientali dell’Università degli Studi di Bari, Aldo Moro, e con il patrocinio dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale, della regione Puglia e dell’Agenzia sviluppo ecosostenibile territorio regione Puglia (Asset).

Un convegno che ha visto l’avvicendarsi di interventi di approfondimento scientifico in tema di rischio sismico e nel quale si sono svolti eventi collaterali quali la premiazione, in occasione del 50° anniversario dalla formazione dell’Albo professionale dei geologi e alla presenza dei 4 Presidenti dell’Org che si sono susseguiti negli anni (Antonio Paglionico, Giovanni Calcagnì, Alessandro Reina e Salvatore Valletta), dell’iscritto dott. Buccino, con 50 anni di iscrizione all’Albo, e dei neo iscritti nel 2018, a 50 anni dall’istituzione, dott.ssa Punzi e del dott. Merico, la premiazione dei vincitori della IX edizione del concorso fotografico «Passeggiando tra i paesaggi geologici della Puglia» e la presentazione del Calendario Geologi 2019.

Argomento al centro del dibattito è stato il «Rischio sismico in Italia: analisi e prospettive per una prevenzione efficace in un Paese fragile» tema che ha dato anche il titolo al volume edito dalla Sigea che affronta la tematica relativa al rischio sismico coinvolgendo dati storici e studi sperimentali sull’intero territorio nazionale e che ha avuto, durante il convegno, una maggiore puntualizzazione di quella che è la situazione presente in Regione Puglia.

In Puglia la principale linea di difesa adottata attualmente per la mitigazione degli effetti dei terremoti si basa su un approccio preventivo che dispone, nella progettazione di opere ingegneristiche e nella pianificazione territoriale, misure atte a rendere il territorio in grado di sopportare l’impatto di eventi sismici futuri, contenendone i danni. Un modus operandi che richiede una stima della pericolosità sismica del territorio, cioè dei livelli di scuotimento attesi, rispetto ai quali occorre predisporre azioni di protezione.

Il calcolo della pericolosità è effettuato su base statistica analizzando le serie storiche dei terremoti, ma l’affidabilità di queste stime dipende fortemente dalla ricchezza di informazioni disponibili sugli eventi sismici del passato. Ed è questo elemento, la scarsità di dati, che in regione Puglia rende più incerte queste stime trovandoci in presenza di lunghi tempi medi di ritorno dei terremoti a elevata energia. In Puglia, infatti, eventi che hanno prodotto un numero di vittime nell’ordine delle centinaia o delle migliaia si sono verificati in più occasioni, ma, a parte un caso isolato (Ascoli Satriano, 1361), tutte concentrate in un arco di circa 120 anni dal 1627 al 1743. Quasi tutti i maggiori terremoti hanno interessato il nord della regione, ma l’ultimo evento di questa serie ha colpito il Salento, pur essendo la sorgente localizzata al largo delle sue coste, con un pesante bilancio di vittime prodotto da fenomeni di amplificazione locale degli scuotimenti.

Altro elemento di interesse affrontato nel volume della Sigea e di concerto anche durante l’evento è stato la predisposizione intrinseca del bacino del Mar Mediterraneo, e questo a causa delle sue caratteristiche geodinamiche e geomorfologiche, alla formazione di tsunami. A luoghi, la fascia costiera dell’Italia meridionale conserva infatti caratteri morfologici e sedimentologici che testimoniano l’impatto di più eventi eccezionali di ondazioni estreme. La correlazione dei dati di terreno con quelli sismologici, geocronologici, archeologici e con fonti storiche ed archivistiche permette di attribuire queste evidenze geologiche a diversi tsunami che hanno colpito anche le coste della Puglia. L’analisi delle forme e dei sedimenti, ventagli di rotta, accumuli di megablocchi con incrostazioni che rivelano la loro provenienza dall’ambiente immediatamente adlitorale o subtidale, livelli sedimentari di alta energia individuati in sondaggi diretti, permette di riconoscere le aree colpite da tali eventi e la frequenza con la quale questi si sono manifestati nel passato esponendo pertanto al rischio di tsunami anche le coste pugliesi.

In Puglia è pertanto necessario non dimenticare che non tutto il territorio pugliese può essere considerato al sicuro dagli effetti dei terremoti, e dal rischio da tsunami, e che misure di prevenzione dal danno sismico vanno comunque previste, con il supporto di indagini finalizzate a migliorare la conoscenza del territorio e a colmare le lacune presenti nella base di dati attualmente disponibile. Coltivare la memoria storica dei terremoti del passato, eventi di elevata energia avvenuti ad intervalli di tempo che coprono multiple generazioni e dove è pressoché assente l’esperienza diretta di eventi sismici o almeno di una memoria trasmessa oralmente da una generazione alla successiva, è perciò essenziale per non indurre atteggiamenti di sottovalutazione e trascuratezza rispetto alla necessità di una più attenta valutazione e prevenzione del rischio sismico presente sul territorio regionale.

 

Elsa Sciancalepore