Le non scelte di Katowice e l’annunciata uscita del Giappone dall’International Whaling Commission, sono gli ultimi eclatanti episodi di comportamenti illogici della politica e la prova di condizionamenti puramente economici. Il mondo sta svoltando ma noi ce ne siamo accorti?
Sul nostro pianeta c’è qualcosa che non va. E se qualcuno avesse ancora dubbi su chi realmente comandi il mondo non dovrebbe averne più talmente tante sono le prove schiaccianti.
A Katowice il 7 per cento della popolazione mondiale ha fatto fallire un accordo planetario sul clima prendendo soltanto atto del lavoro dell’Ipcc e non firmando nessun atto vincolante.
Qualche giorno fa il Giappone ha dichiarato che uscirà dall’International Whaling Commission(Icw), la Commissione internazionale per la caccia alle balene, perché intende riprendere la caccia per scopi commerciali a luglio 2019.
Da osservare che negli anni Sessanta il Giappone consumava 200mila tonnellate di carne, oggi solo 5mila. Ed inoltre, nota il Wwf, «i sondaggi ci dicono che appena l’11% dei giapponesi consuma ancora carne di balena e si dice favorevole a questa attività. Uno schiacciante 90% non vuole più saperne».
Ma chi non osserva le indicazioni dell’Icw, non è solo il Giappone ma anche Islanda e Norvegia che, pur facendo parte dell’Iwc, continuano a praticare la caccia alle balene.
Questi sono gli ultimi eclatanti episodi di comportamenti illogici della politica e la prova di condizionamenti puramente economici.
Il saccheggio del pianeta si sta verificando un po’ dovunque ed i contraccolpi negativi sono evidenti. Come sono evidenti anche i vari segnali di insofferenza dei popoli e le diverse forme di opposizione.
Siamo di fronte ad un vasto movimento, non coordinato, che punta ad un cambiamento del sistema attuale che governa le nazioni. Da tempo si nota che i sistemi democratici, in cui i cittadini scelgono i propri rappresentanti con il voto, non rispondono più alle reali esigenze perché molteplici sono le interferenze perpetrate da malavita, corruzione, economia, altri Stati ecc.
Non sappiamo se la cosiddetta democrazia diretta possa avere una chance, certo che su questo si orientano in molti passando attraverso stati meno centralizzati. Ma già questo crea perplessità perché, dando sfogo ad egoismi localistici non si può gestire correttamente l’ambiente che, al contrario, non può avere confini.
È comunque materia che non può essere pianificata a tavolino né può essere programmata al momento.
La rivoluzione francese è durata 10 anni, la rivoluzione americana è durata 8 anni, le guerre d’indipendenza italiane iniziarono nel 1848 e durarono, in diversi scacchieri, 13 anni con una coda per la conquista di Roma e poi con la prima guerra mondiale.
Si tratta di processi lunghi che non si possono considerare conclusi con il silenzio delle armi perché poi c’è tutto un lavoro culturale lunghissimo all’interno di ogni nazione.
Per questo bisogna osservare meglio questi cambiamenti sociali, informarsi, capire. Gli equilibri di uno Stato e di un popolo non sono istantanei, per legge, referendum o semplice votazione. Sono un cammino che non possiamo delegare a nessuno ma dobbiamo fare in prima persona. Subirlo può non essere una scelta intelligente.
I cambiamenti climatici stanno condizionando sempre più la nostra vita, ignorarli non è segno positivo. La via per tentare di fermare la salita della temperatura è la decarbonizzazione. Molte nazioni l’hanno già intrapresa decidendo quando dire stop a petrolio e carbone. Perdere questa opzione ci metterà automaticamente fuori gioco per questo è vitale premere sull’opinione pubblica per fare delle scelte in quel senso. E dobbiamo convincerci che dobbiamo agire a prescindere da quello che fa la politica.
Ignazio Lippolis