Presentato il Rapporto 2018. La prefazione è firmata dal Sottosegretario alla Presidenza della Regione Abruzzo con delega all’ambiente, Mario Mazzocca, mentre ad illustrare la metodologia, le fonti e gli obiettivi del lavoro è il biologo Giovanni Damiani, già direttore tecnico di Arta Abruzzo
Ben 64 saggi di una settantina di autori, raccolti in 256 pagine a colori ricche di tabelle, grafici e magnifiche fotografie del territorio. Sono i numeri del Rapporto 2018 sullo stato dell’ambiente della regione Abruzzo, realizzato dall’Arta (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) su incarico della Regione e pubblicato dalla casa editrice Carsa, che è stato presentato questa mattina a Pescara, all’Auditorium Petruzzi del Museo delle Genti d’Abruzzo.
Il Rapporto
Il volume si apre analizzando le dinamiche socioeconomiche della regione, gli elementi più significativi legati a natura e biodiversità, con alcuni approfondimenti su parchi e riserve regionali, e gli aspetti energetici. Procede quindi con la rappresentazione della situazione relativa ad aria, acque sotterranee e superficiali, acque marino-costiere, acque termali, impianti di depurazione, suolo e siti contaminati e gli aspetti legati a rumore, inquinamento elettromagnetico e radioattività ambientale. Sono poi trattati quelli che il Rapporto definisce «strumenti europei per la sostenibilità»: la Via (Valutazione di impatto ambientale), la Vas (Valutazione ambientale strategica), la prevenzione e il controllo integrati dell’inquinamento, la normativa Seveso sui rischi di incidenti rilevanti, il regolamento Emas e i sistemi di gestione ambientale. Un’ampia sezione, ricca di dati, è dedicata ai rifiuti. Infine, vengono presentati alcuni elementi conoscitivi sul clima e sulle interconnessioni ambiente-salute, per chiudere con una disamina specifica sull’educazione ambientale.
Il rapporto, prodotto su carta e cd-rom a distanza di tredici anni dall’ultima pubblicazione, che risale al 2005, è scaricabile in versione sintetica e completa sul sito istituzionale.
La prefazione è firmata dal Sottosegretario alla Presidenza della Regione Abruzzo con delega all’ambiente, Mario Mazzocca, mentre ad illustrare la metodologia, le fonti e gli obiettivi del lavoro è il biologo Giovanni Damiani, già direttore tecnico di Arta Abruzzo.
I problemi ereditati
«L’esperienza mi porta a poter affermare – scrive Giovanni Damiani – che alcuni problemi ambientali rilevantissimi hanno avuto il loro culmine negativo negli anni 70 del secolo scorso e che da allora si sono registrati notevoli miglioramenti in seguito all’evoluzione delle norme e delle direttive europee.
«Per i rifiuti, ad esempio, in epoca antecedente il DPR 915 del 1982 che per primo disciplinò la materia, tutte le discariche erano incontrollate e la maggior parte di esse giaceva a ridosso di corsi d’acqua. La vegetazione fluviale era tristemente segnata da una continuità di buste di plastica rimaste intrappolate come bandierine che indicavano l’altezza raggiunta dalle piene; i fiumi come il Saline avevano sulle sponde discariche lineari di ogni genere di rifiuto; l’amianto era dovunque; il fiume Pescara era contaminato da mercurio, che da alcuni anni non viene più immesso nell’ambiente per la crisi industriale e per l’avvenuta modifica dei cicli produttivi.
«Con la chiusura delle concerie – continua Damiani – molti inquinanti, tra cui in primis il cromo esavalente, non sono più presenti in maniera sensibile nelle nostre acque. La qualità dei combustibili ha ridotto a livelli insignificanti la presenza di anidride solforosa e solforica nell’aria. L’adozione di dispositivi di depurazione e di cicli produttivi con migliori tecnologie o la chiusura o delocalizzazione di industrie quali cementifici hanno ridotto significativamente l’inquinamento atmosferico da polveri.
«È diminuita l’acidità delle piogge e miglioramenti si sono avuti nella tutela della fascia protettiva dell’ozono stratosferico, con la messa al bando dei gas cloro-fluoro-carburi nei prodotti di largo consumo. Messi al bando anche Ddt, Pcb (Policlorobifenili), asbesto, diverse sostanze tossiche, cancerogene, bio-accumulabili.
I problemi da affrontare
«Ma se obbiettivamente si sono avuti miglioramenti in molti settori (tra cui quello rilevantissimo delle anossie dei fondali dei litorali dell’Adriatico conseguenti l’eutrofizzazione, grazie alla riduzione degli apporti di fosforo), nuovi e severi problemi sono stati scoperti recentemente e dominano il nostro tempo. Le plastiche finite per decenni nei mari sono disgregate a microparticelle che entrano nelle catene alimentari: così quello che appariva come un problema di “imbrattamento” e di minaccia per talune specie marine per l’alterazione degli habitat si è rivelato nel tempo anche un problema serio di classico inquinamento ambientale, invisibile, che affligge soprattutto i nostri mari, pattumiera universale se non si cambia il rapporto con esso.
«Tra le polveri sospese si è scoperto la tossicità particolare di quelle sottili e ultrasottili. Sostanze in tracce hanno mostrato di essere interferenti endocrini e di poter minare la fertilità del genere umano. La motorizzazione di massa ha portato a scoprire l’insostenibilità di nuovi inquinanti atmosferici. Le combustioni a tutti i livelli hanno portato a concentrazioni medie di anidride carbonica nell’aria assolutamente insostenibili: da 270 ppm circa dell’era pre-industriale a 410,31 ppm nell’aprile-maggio del 2018 (fonte: Osservatorio di riferimento atmosferico Mauna Loa della Noaa), la più elevata concentrazione nella storia del genere umano con riflessi globali sul clima che hanno allarmato le società, il mondo della scienza e i governi che si sono impegnati a Parigi, nel corso della Cop21, a non superare i 1,5 gradi di riscaldamento medio globale del Pianeta e in ogni caso non arrivare a 2 gradi centigradi.
«Altro problema globale – conclude Giovanni Damiani – è quello della riduzione della biodiversità, con un tasso di estinzione che ha fatto accollare alla nostra epoca il termine di “antropocene”. C’è ancora molto da fare, quindi, nella conversione ecologica della società e dell’economia per renderla più sostenibile. Tra i problemi più importanti che vedo in Abruzzo da affrontare in via prioritaria, per il suolo è la difesa dal dissesto idro-geologico e per le acque il degrado fisico delle aste fluviali, costituito dalla scomparsa di un’adeguata fascia di vegetazione tipica, protettiva dell’acqua, che gioca un ruolo determinante nel risanamento di questi ambienti, nei servizi ecosistemici connessi e in generale l’eliminazione della frammentazione ecologica (dei fiumi e dell’ambiente terrestre), ripristinando corridoi ecologici a beneficio della biodiversità».
R. V. G.