Costa Ripagnola, perché un Parco

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Un tratto di Costa Ripagnola, foto di Fabio Modesti
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Un’occasione finora mancata può divenire un cavallo di battaglia della comunità pugliese mediante la presentazione, da parte di almeno 12.000 cittadini elettori, di una legge di iniziativa popolare, secondo i più alti principî democratici

È veramente importante tutelare Costa Ripagnola, in territorio del comune di Polignano a Mare e della Città Metropolitana di Bari? È necessario proteggere una tra le aree costiere pugliesi meglio conservate nell’aspetto paesaggistico e naturalistico, della lunghezza di circa 3 chilometri e della larghezza di circa 600 metri? Se la risposta è sì, che ne sarà del «turismo» cui sembra sia indissolubilmente legata Polignano a Mare, quel turismo che ha sempre più bisogno di superfici da conquistare per risiedere, per fare il bagno, per fare discoteca, per andare in bici, per fare sport? In altri termini, proteggere e fruire un territorio sono sempre e comunque concetti antitetici?

Le parole d’ordine oggi in voga sono «sostenibile», «ecocompatibile», «smart», «leggero» e quasi sempre accomunate con «sviluppo», «turismo» appunto, «costruzioni». Ogni progetto, anche il più impattante, ora utilizza questi codici semantici, queste, si direbbe, «frasi fatte». E avanti così.

Per Costa Ripagnola, però, oggi si deve scegliere: la tutela o l’uso turistico che, per come viene proposto da almeno due progetti in corso di valutazione, sono antitetici alla prima. Con l’aggravante che questo tratto di costa sarebbe dovuto diventare area protetta regionale da almeno 22 anni ed invece nulla è accaduto, lasciando spazio alle legittime aspettative dei privati che vorrebbero investire sulle proprie proprietà.

Si pone nuovamente, quindi, la questione della prevalenza degli interessi costituzionalmente rilevanti: quello primario della tutela di beni collettivi quali le risorse naturali, il paesaggio, la flora, la fauna e gli equilibri ecosistemici e quello della proprietà privata che, come dice la nostra Costituzione (art. 42) «è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti».

È quindi ancora possibile che la legge (regionale, in questo caso) stabilisca le priorità e la tutela dell’interesse primario. Una legge che, ripetiamo, sarebbe già dovuta essere vigente ma che, per volontà squisitamente politica, non lo è esponendo di fatto un territorio meritevole di protezione in quanto bene comune, alle iniziative private pure legittime ma in contrasto con gli obiettivi di tutela.

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Costa Ripagnola, un impegno popolare per salvarla. Foto di Fabio Modesti

E se non ci pensa la Regione ad attuare una sua propria legge (la n. 19 del 1997 che annovera il territorio a valle della strada statale n. 16 in agro di Polignano a Mare tra quelli su cui istituire un’area protetta), ci possono pensare i cittadini della regione.

Ecco, quindi, che un’occasione finora mancata può divenire un cavallo di battaglia della comunità pugliese mediante la presentazione, da parte di almeno 12.000 cittadini elettori, di una legge di iniziativa popolare, secondo i più alti principî democratici.

Una possibilità che lo Statuto della Regione Puglia fornisce con il suo art. 15, rafforzata dalla stessa legge regionale sulle aree protette che, all’art. 7, contempla questa possibilità tra quelle per procedere all’istituzione di un Parco Naturale o di una Riserva Naturale regionali.

E questa possibilità va utilizzata, in fretta, mobilitando tutte le forze politiche e culturali che vogliono affiancare i promotori e, tra questi, il Comitato dei Pastori della Costa – Parco subito, cui si deve il forte attivismo sulla questione.

Con una proposta di legge di iniziativa popolare il Consiglio regionale pugliese si troverebbe di fronte al dilemma della scelta delle priorità tra i principî costituzionali di cui si diceva prima. Probabilmente senza terze vie.

 

Fabio Modesti, Politiche per la conservazione della natura