Sorprendente chiusura mentale del giornale francese che riecheggia vecchi luoghi comuni contro la ricerca di Benveniste, Luc Montagnier e del Giudice, ignorando altre realtà scientifiche che al contrario valorizzano e usano quei risultati scientifici
Dopo i fiumi di inchiostro e le prime pagine dei grandi giornali scientifici lungo trent’anni, a fronte di un reportage dell’Ina (Istituto audiovisio nazionale francese), che mette in luce l’opera di Jacques Benveniste e il suo potenziale per il futuro della medicina paragonandolo al grande Pisano (che il potere accademico del tempo aveva fatto abiurare), un giornale di Sinistra, «Libération», ospita un articolo che riciclando altri attacchi stroncherebbe il lavoro di Benveniste relegandolo ad una marchetta all’Industria Omeopatica.
A parte che resta paradossale che l’industria Omeopatica, accusata di mancanza di scientificità, la si accusi poi di finanziare la ricerca fondamentale e magari anche applicata, in un atteggiamento per cui si vorrebbe mantenere la cosiddetta mancanza di evidenze scientifiche teoriche e sperimentali. Anche se, nel contempo, ci si esercita al meglio con tutte le forze per evitare che studi rigorosi vengano svolti nelle sedi istituzionali attrezzate; come se questi studi offendessero la purezza della scienza e delle istituzioni, come è accaduto di recente anche all’Università di Lovanio e come succede in altre occasioni, quando si bannano ricerche in ambito accademico, per poi continuare nel mantra che talune teorie, osservazioni cliniche e tecnologie sarebbero senza evidenza scientifica.
Nell’articolo di «Libération» è penoso leggere che il lavoro di Luc Montagnier, del Giudice e colleghi era «largement critiqué au sein de la communauté scientifique (ici, ici et ici). Elle reprend également les conclusions d’un article très confidentiel puisque publié dans un journal scientifique de seconde zone, et vu 104 fois depuis juillet 2017».
Il tristo tentativo di volgarizzare il lavoro scientifico di Benveniste e Montagnier e colleghi appare nella sua consistenza nel tentativo di ridicolizzare la domanda dell’Ina che potrà avere varie risposte da parte dei posteri, ma che evidentemente gli ispiratori di «Libération» vorrebbero già condannata secondo quanto già da loro sentenziato su «Nature» nell’editorial reservation all’articolo di 30 anni fa che dava i fenomeni osservati da Benveniste come fuori dalle leggi della fisica (o della Bibbia della Fisica… non è chiaro).
Mentre i professori dell’Ortodossia scientifica, continuano a difendere la purezza della scienza (che per il vero vediamo in una certa veloce evoluzione su vari fronti con il cambiamento continuo delle linee guida e delle teorie sui fenomeni biologici in particolare), segnaliamo a «Libération» e ai colleghi scienziati, che a parte un paio di Nobel per la medicina e per la Fisica francesi e inglesi, nell’Est europeo dal 2007, ogni due anni l’opera di Benveniste viene ricordata nella Conferenza di Crimea Cosmos and Biosphere e ai migliori lavori vine conferito un Award Benveniste che viene molto considerato nelle carriere accademiche di quei luoghi che con la scienza e la tecnologia ci lavorano a certi livelli come le vicende spaziali dovrebbero ricordare ai più.
Segnalerei anche la Water Conference dove alcuni degli esperimenti di Benveniste vengono replicati in diretta.
Last but not least, c’è un rigoglioso sviluppo di biotecnologico, chimico quantistico, che evidenziano che le ipotesi di Benveniste sono ben concrete e usate nella diagnostica e nella terapia. Su queste evidenze, che invece di fare anatemi e scomuniche, sarebbe il caso di fare ricerche teoriche sperimentali e cliniche. Ne guadagnerebbero tutti, anche a fronte di una situazione della Salute pubblica purtroppo piena di luci e purtroppo di molte ombre, come riferito da Jama tempo fa, con i centomila morti da fuoco amico farmacologico solo negli Usa, che forse si potrebbero ridurre di molto… Qualcosa su cui sarebbe meglio essere meno tetragoni e andare a vedere i fatti reali raccontati in un recente articolo sulla rivista di Bioingegneria dei Biosistemi del Politecnico di Kiev.
Vincenzo Valenzi