Il problema amianto non può essere affrontato soltanto in chiave giudiziaria, perché è una emergenza sociale e sanitaria, bensì con strumenti tecnico normativi e legislativi adottati dalle istituzioni. Doppio convegno a Taranto e a Bari organizzato dall’Ona
– Le slide del CONVEGNO TARANTO-BARI
Il problema amianto è un’emergenza ambientale che in Puglia rischia una futura pandemia. Ma ad uccidere non è solo l’amianto ma anche tutti gli altri veleni che vengono immessi nel nostro ambiente e che diventano parte integrante del nostro vivere fino ad ucciderci. Perché quando il profitto prevarica la salute della popolazione e il lavoro giustifica i mezzi per ottenerlo quello che resta è solo tanta rabbia e tante lacrime versate nel ricordare le troppe vite strappate prematuramente e le cui notizie si leggono in maniera sempre più copiosa nelle prime pagine di cronaca di giornali locali.
E come in tutte le cose a farne le spese sono i più deboli, i bambini, che con innocenza respirano il veleno che sporca i nostri cieli, che viola ogni speranza nel futuro, che azzera i diritti umani di un’intera società che attende ormai da troppo tempo una politica che abbia il coraggio delle proprie scelte. Sofferenza, dolore, disperazione…
A denunciare il problema è l’Osservatorio nazionale amianto (Ona) in due convegni organizzati a Taranto e a Bari, le due città pugliesi che soffrono il più alto numero di casi di patologie asbesto correlate.
Abbiamo voluto porre alcune domande a Ezio Bonanni, Presidente Ona.
In tema emergenza amianto qual è la situazione in Italia e nello specifico in Puglia?
L’amianto è un pericoloso cancerogeno. Provoca mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon, oltre a danni respiratori, placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie.
Ogni anno ci sono circa 1.900 casi di Mesotelioma, 600 di Asbestosi e 3.600 casi di tumore polmonare.
Il picco di mesoteliomi e di altre patologie asbesto correlate si verificherà tra il 2025 e il 2030 e poi inizierà una lenta decrescita.
In Italia, ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, di cui 33 milioni di amianto compatto ed 8 milioni di tonnellate di amianto friabile. Ci sono un milione di siti contaminati con amianto, di cui almeno 50mila siti industriali, e 40 siti di interesse nazionale tra i quali ce ne sono 10 che sono solo di amianto.
Ci sono 2.400 scuole con amianto e sono esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente; 1.000 biblioteche ed edifici culturali (stima per difetto perché è ancora in corso di ultimazione da parte di Ona); 250 ospedali (stima per difetto perché la mappatura Ona è ancora in corso). La nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima Ona), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500.000 totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).
Per quanto riguarda la Puglia, i siti di più elevata contaminazione sono costituiti dall’epicentro di Taranto (con l’Ilva e l’arsenale della Marina Militare e altre installazioni civili e militari) e di Bari (Fibronit).
I dati epidemiologici attinti da Ona con rilevazione attraverso la piattaforma Ona Repac, incrociati con le rilevazioni sui territori, e con i dati del VI rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi (Renam), dimostrano un tendenziale incremento del numero dei casi di mesotelioma, pari a 1.191, fino a tutto il 2015, pari al 4,4% del numero totale dei mesoteliomi italiani.
Quali i rischi a cui la popolazione è esposta?
Con l’attuale ritmo, le bonifiche verranno portate a termine nei prossimi 85 anni (stima ottimistica del prof. Boeri, Presidente dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, Inps), con costi umani e sociali inaccettabili e, pur volendo ridurre al vile denaro (posizione ancora più inaccettabile), i costi anche economici saranno impressionanti, per spese sanitarie, previdenziali ed assistenziali: non meno di un miliardo di euro ogni anno, circa 10 miliardi nei prossimi 10 anni, i costi delle patologie asbesto correlate, che si aggiungono alle immani sofferenze delle vittime e dei loro familiari, lutti e tragedie.
Non c’è una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla ed è per questo motivo che tutte le esposizioni vanno evitate.
Quali le politiche attive e cosa si deve predisporre in tema?
L’Ona, associazione operativa su tutto il territorio nazionale, ha chiesto politiche attive di incentivo fiscale per i privati e gli imprenditori che bonifichino i luoghi di vita e di lavoro rimuovendo l’amianto e quindi il rischio morbigeno. In questo modo, si potranno risparmiare non solo enormi spese sanitarie e previdenziali, ma anche quei costi umani che sono veramente inaccettabili. Come si possono sacrificare migliaia di esseri umani ogni anno solo a causa del ritardo nella bonifica?
Il problema amianto non può essere affrontato soltanto in chiave giudiziaria, perché è una emergenza sociale e sanitaria, bensì con strumenti tecnico normativi e legislativi adottati dalle istituzioni.
Di seguito i dettagli epidemiologici di Taranto e Bari
Dettaglio dei dati epidemiologici di Taranto:
• 472 casi di mesotelioma nel periodo dal 1993 al 2015 (complessivamente in Puglia negli ultimi vent’anni sono stati censiti 1.191 mesotelioma e di questi il 40% sono a Taranto);
• 400% in più di casi di cancro tra i lavoratori impiegati nelle fonderie Ilva;
• 50% di cancri in più anche tra gli impiegati dello stabilimento, che sono stati esposti solo in modo indiretto;
• 500% di cancri in più rispetto alla media della popolazione generale, della città di Taranto, non impiegata nello stabilimento;
• tasso di incidenza del cancro, dell’intera città di Taranto, superiore alla media di tutte le altre città italiane.
Se si tiene conto del cancro polmonare da amianto (che provoca circa il doppio dei decessi rispetto al mesotelioma), si stimano circa 1.000 decessi in più. A questi decessi si aggiungono quelli per altre patologie asbesto correlate (asbestosi, tumore allo stomaco, al colon, alla gola, alle ovaie, complicazioni cardiocircolatorie, etc.), con una incidenza complessiva di circa 1.700 decessi nella città di Taranto per patologie asbesto correlate.
Dettaglio dei dati epidemiologici di Bari (Fibronit):
• sito di interesse nazionale Fibronit. Casi di mesotelioma censiti da Sentieri – Renam nel periodo dal 2000 al 2011: 123 (di cui 88 tra gli uomini e 35 tra le donne);
• le rilevazioni Ona fino al dicembre 2018 hanno permesso di appurare 160 casi di mesotelioma causati dall’esposizione dell’ex Fibronit. Tenendo conto che i casi di tumori polmonare sono almeno il doppio rispetto ai casi di mesotelioma, vi è una incidenza di ulteriori 320 decessi, cui si aggiungono quelli per le altre patologie asbesto correlate (asbestosi, tumore allo stomaco, al colon, alla gola, alle ovaie, complicazioni cardiocircolatorie, etc.). Complessivamente, si giunge a più di 550 decessi.
Dettaglio dei dati epidemiologici per l’area di Bari (città limitrofe, 13 comuni, che circondano la città di Bari):
• Nello stesso studio Sentieri – Renam, per il periodo dal 1993 al 2008, l’analisi sull’incidenza di mesoteliomi maligni nell’area di Bari ha identificato n. 258 casi, tra cui 46 ambientali (dovuti nella quasi totalità alla aerodispersione di polveri e fibre di amianto indotta dal sito Fibronit);
• tenendo conto dell’intera area industriale di Bari, rispetto ai 258 casi (compresi quelli Fibronit) registrati fino al 2008, e quindi degli ultimi 10 anni, l’incidenza è in crescita, con una media di circa 20 nuovi casi ogni anno. Il numero complessivo di mesoteliomi censiti e/o stimati da Ona fino alla fine del 2018 è pari a circa 450 casi. Se si tiene conto che i decessi per cancro del polmone da amianto sono almeno il doppio rispetto a quelli per mesotelioma (incidenza di circa 900 decessi per cancro polmonare) e tenendo conto delle altre patologie asbesto correlate, l’Ona stima in 1.500 i decessi nell’area di Bari (città e 13 comuni limitrofi tenuti in considerazione dallo studio Sentieri pubblicato nel 2016).
Un problema quello dell’esposizione all’amianto che impone la messa in pratica di azioni di prevenzione primaria fattibili con tecniche quali la bonifica dei luoghi necessaria a restituire dignità ai territori sfregiati da una cultura che ha privilegiato per troppo tempo il profitto alla vita umana. Le norme in deroga e le leggi fatte per rimanere disattese serviranno solo a pulire le coscienze ma non risolvere i problemi che continueranno a mietere vittime innocenti.
Elsa Sciancalepore