Economia circolare, l’Italia sta perdendo slancio

2121
Economia circolare Rapporto Enea
Tempo di lettura: 3 minuti

Presentato il primo «Rapporto sull’economia circolare in Italia 2019». E quello che viene fuori dal Rapporto è un’Italia che batte la Germania 103 a 88 in economia circolare. Ma c’è poco da riposare sugli allori: la nostra corsa verso i traguardi della circolarità rischia di arrestarsi, mentre quella degli altri grandi Paesi del continente sta prendendo slancio anche grazie al nuovo pacchetto di direttive approvato nel luglio scorso

Si è svolta a Roma la Conferenza nazionale sull’economia circolare organizzata dal Circular Economy Network che, in occasione della Conferenza, ha presentato il suo primo «Rapporto sull’economia circolare in Italia 2019», elaborato in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea).

Un Rapporto che valuta le performance dell’Italia rispetto all’attuazione della Strategia europea sull’economia circolare, in particolare tenendo conto della produzione, del consumo, della gestione dei rifiuti, del mercato dei materiali riciclati, dei settori come la plastica e i rifiuti alimentari, degli investimenti, dell’occupazione e dell’innovazione e analizza non solo il contesto italiano ma fornisce anche un confronto con le principali economie europee.

E quello che viene fuori dal Rapporto è un’Italia che batte la Germania 103 a 88 in economia circolare. Il nostro Paese è sempre in pole position nelle classifiche europee dell’indice complessivo di circolarità. Al secondo posto nella classifica delle cinque principali economie europee troviamo quindi ben distanziati il Regno Unito (90 punti), seguito da Germania (88), Francia (87), Spagna (81).

Ma c’è poco da riposare sugli allori: la nostra corsa verso i traguardi della circolarità rischia di arrestarsi, mentre quella degli altri grandi Paesi del continente sta prendendo slancio anche grazie al nuovo pacchetto di direttive approvato nel luglio scorso.

L’Italia, in confronto alle valutazioni 2018, ha infatti conquistato solo 1 punto in più; l’anno scorso l’indice complessivo di circolarità era di 102 punti, mentre ci sono Paesi che hanno raggiunto risultati più grintosi come, ad esempio, la Francia che aveva totalizzato 80 punti e ne ha aggiunti 7, o la Spagna, che ha scalato la classifica partendo dai 68 punti della scorsa annualità e guadagnandone ben 13.

10 sono le proposte per l’economia circolare in Italia; diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare, implementare una strategia nazionale e un piano d’azione per l’economia circolare, migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare, promuovere la bioeconomia rigenerativa, estendere l’economia circolare negli acquisti pubblici, promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare, realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare, attivare rapidamente un efficace end of waste: strumento indispensabile per un’economia circolare, assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare, estendere l’economia circolare anche al commercio on line.

E andando a dettagliare i vari settore si evince che nel settore della Produzione (produttività delle risorse, produttività energetica, quota di energia rinnovabile, import ed export di materiali, indice sulla produttività totale delle risorse, indice sui benefici socio-economici totali, produzione complessiva dei rifiuti, indice di attività nell’eco innovazione, certificazioni Emas) l’Italia si pone al primo posto rispetto alle prime 5 economie europee, posizione stabile rispetto allo scorso anno; nel settore del Consumo (consumo interno di materia, consumo finale di energia, consumo di energia da parte delle famiglie, quota di energia rinnovabile consumata per usi domestici, sharing economy, raccolta di vestiti usati, riparazione, licenze Ecolabel), l’Italia si pone al terzo posto davanti alla Germania; nel settore gestione dei rifiuti (produzione pro capite di rifiuti urbani, produzione pro capite di tutti i rifiuti prodotti, riciclo dei rifiuti urbani, percentuale di riciclo di tutti i rifiuti, smaltimento in discarica) l’Italia si pone al 1° posto insieme alla Germania; nel settore del mercato delle materie prime seconde (tasso di utilizzo circolare di materia, bilancio tra l’export e l’import del materiale riciclato, materiale riciclato e reimmesso nei cicli produttivi in Italia) l’Italia si pone tra le grandi 5 al terzo posto, in calo di una posizione rispetto all’anno precedente; infine, nel settore Investimento ed occupazione (numero di brevetti, indice di input di eco innovazione, indice di output di eco innovazione, indice di eco innovazione) l’Italia si pone al secondo posto, dopo la Germania.

In definitiva, quello che si evince dal Rapporto è che in Italia è necessario recepire pienamente le politiche europee facendo partire i decreti che tecnicamente regolano il trattamento e la destinazione di quelli che finora sono considerati rifiuti e che invece possono diventare una risorsa per la manifattura italiana. Un elemento necessario questo per evitare di perdere il primato europeo in tema di economia circolare ed un’occasione di rilancio economico fondamentale per il Paese.

Elsa Sciancalepore