«L’Aquila 10 anni dopo: criticità e prospettive»

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Sono passati quasi dieci anni da quel 6 aprile 2009, giorno in cui un terremoto di magnitudo 6,3 devastò L’Aquila e tutta la Valle dell’Aterno, mettendo in ginocchio un territorio già tante volte interessato da eventi devastanti. Un sisma che spazzò via 309 vite umane e causò un enorme impatto sociale ed economico e la perdita di un patrimonio storico ed architettonico unico

Si è tenuta presso il Senato della Repubblica, la conferenza Stampa «L’Aquila 10 anni dopo: criticità e prospettive».

Sono passati quasi dieci anni da quel 6 aprile 2009, giorno in cui un terremoto di magnitudo 6,3 devastò L’Aquila e tutta la Valle dell’Aterno, mettendo in ginocchio un territorio già tante volte interessato da eventi devastanti. Un sisma che spazzò via 309 vite umane e causò un enorme impatto sociale ed economico e la perdita di un patrimonio storico ed architettonico unico.
Ma l’evento per quanto drammatico ha permesso che si facesse luce su di un argomento, il rischio sismico per l’appunto, consentendo un’occasione straordinaria di ricerca scientifica e tecnologica che ha coinvolto tutta la comunità nazionale e internazionale delle Scienze della Terra.
E in questa scia di voglia di consapevolezza e conoscenza scientifica si pone anche la redazione del volume della Sigea «Rischio sismico in Italia: analisi e prospettive per una prevenzione efficace in un Paese fragile», pubblicazione accompagnata da un’intensa attività di disseminazione e sensibilizzazione sulla prevenzione del rischio sismico svolta in diverse regioni italiane.

Perché l’Italia, insieme alla Grecia, è il Paese con il più alto livello di sismicità in ambito europeo e questo determina un alto rischio per il nostro territorio, a causa della elevata vulnerabilità del patrimonio edilizio e artistico-culturale, spesso fragile anche per il peso degli anni.

Una sismicità che pur non essendo alta in valore assoluto, costituisce un potenziale pericolo per gli innumerevoli e caratteristici borghi e paesi disseminati lungo l’Appennino che certamente costituiscono un unicum di grande valore storico, culturale ed edilizio ma che necessitano anche di notevoli interventi strutturali per la loro messa in sicurezza.

L’Italia, di contro, possiede un grande patrimonio di conoscenza scientifica e questo sia per tradizione sia per l’attività di ricerca anche applicata, riconosciuta a livello internazionale, che svolgono Enti come l’Ingv, il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), il Servizio geologico d’Italia dell’Ispra, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e molte Università.

La pericolosità sismica della penisola è ad oggi considerata sufficientemente nota con una capacità di monitorare il territorio che sta aumentando sensibilmente e questo pur avendo consapevolezza che si è ancora molto lontani dal conoscere tutti i segreti dei fenomeni che precedono l’enucleazione di un terremoto.

Ed è ancora una triste realtà trovarci, dopo ogni terremoto, a fare la conta dei danni e a prometterci che nel futuro prossimo non accadranno altri effetti disastrosi, per le persone e per i beni, simili a quello appena vissuto.

Quello che, sottolineano gli Enti impegnati nella ricerca scientifica e nella divulgazione della consapevolezza del rischio, occorre è un vero cambio di passo; occorre pianificare e programmare le azioni che producono effetti con efficacia certa, ma soprattutto nei tempi certi.

Scrive la Sigea, nel comunicato stampa di presentazione dell’evento, come «oggi lo strumento considerato da molti, utile per l’adeguamento degli edifici esistenti, sia il “Sisma bonus”. Ma è proprio così? Oggi il Sisma bonus, considerato le somme a disposizione e la reale necessità finanziaria per gli interventi potenziali, è realmente poco efficace perché non ha imposto un criterio di priorità in base alla pericolosità sismica del territorio. Oggi sono poste sullo stesso piano aree con pericolosità sismica molto diverse».

Questa denuncia è portata avanti da un gruppo di studiosi che hanno predisposto un documento, condiviso dalla Sigea, che mostra tutte le criticità del Sisma bonus.

La Sigea quindi evidenzia come il Parlamento abbia, oggi, la grande occasione per sanare questo che di fatto rappresenta un difetto di applicazione di un intervento utile alla mitigazione del rischio sismico con un aggiornamento della carta di pericolosità sismica che potrebbe rappresentare la base per ripensare le priorità del Sisma bonus.

Inoltre la nuova carta di pericolosità sismica potrebbero essere anche alla base degli studi di Microzonazione sismica (Ms) necessaria ad evidenziare gli effetti di sito che sono importanti per comprendere come adeguare gli edifici esistenti e costruire i nuovi in grado di resistere ai terremoti.

Lavorare tutti insiemi, Istituzioni, Accademia, Istituti di ricerca, Ordini professionali, Associazioni di categoria e Associazioni culturali, per migliorare il senso di consapevolezza dei rischi generati da pericoli naturali e di conseguenza sviluppare e potenziare l’educazione all’auto protezione. Tutelare le nostre vite, e quelle dei nostri cari, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei luoghi aperti al pubblico e tutelare il nostro patrimonio culturale e monumentale che rende unica l’Italia nel mondo.

L’evento è stato organizzato dal Movimento cinque stelle e con gli interventi programmati a cura del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng), dell’Ordine dei geologi della regione Abruzzo, del Dipartimento della Protezione Civile, del Dipartimento Casa Italia, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), della Società italiana di geologia ambientale (Sigea).

Elsa Sciancalepore