GeoHub intende cogliere le opportunità offerte dalla contaminazione tecnologica e dall’incontro tra il mondo dei servizi satellitari di quella nota come «geoinformazione», i big data, e le applicazioni di intelligenza artificiale, oltre che fornire servizi innovativi
È un’iniziativa che riunisce il mondo accademico, imprese e start-up, con un unico grande obiettivo: creare informazioni sempre più dettagliate e approfondite, per la protezione dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile.
È il manifesto costitutivo di GeoHub, sottoscritto a Milano nel corso del «Living Planet Symposium», una tra le più importanti conferenze mondiali sull’osservazione della Terra, organizzata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) presso il Centro Congressi di Milano (MiCo).
GeoHub intende cogliere le opportunità offerte dalla contaminazione tecnologica e dall’incontro tra il mondo dei servizi satellitari di quella nota come «geoinformazione», i big data, e le applicazioni di intelligenza artificiale, oltre che fornire servizi innovativi che trasformino i big data spaziali in applicazioni mirate, tempestive e di facile utilizzo in settori come la gestione delle emergenze, l’agricoltura di precisione, il monitoraggio dell’ambiente e delle infrastrutture, la business intelligence.
Protagonisti sono le eccellenze industriali e gli atenei italiani: GeoHub è stato sottoscritto tra Telespazio (joint venture tra Leonardo e Thales), e la controllate e-Geos (Asi/Telespazio) in collaborazione con Politecnico di Milano, Università «La Sapienza» di Roma, SeeLab della Sda Bocconi e altre imprese e start-up.
Le geoinformazioni sono dati che descrivono le caratteristiche di un paese, ad esempio sottoforma di coordinate, nomi di località e indirizzi postali. Circa il 60-70 per cento di tutte le decisioni prese dai cittadini infatti, è basato su geoinformazioni che danno accesso ad una molteplicità di informazioni relative a geodati dei principali ambiti della vita, come per l’appunto l’ambiente, la popolazione, la salute e la sicurezza, l’economia: «Telespazio, e-Geos e Gaf si adopereranno per la crescita del network GeoHub — spiega Massimo Comparini, AD di e-Geos e responsabile geoinformazione di Leonardo — aggregando ulteriori competenze, dal mondo accademico a quello dell’innovazione, con l’obiettivo di ridisegnare nel prossimo futuro il settore della geoinformazione e identificare strumenti sempre più innovativi per la difesa del nostro Pianeta».
«Il mondo dell’osservazione della Terra, sta cambiando rapidamente — aggiunge Comparini —. Sempre più dobbiamo estrarre informazioni dalle immagini che abbiamo dallo Spazio e quindi la contaminazione con l’Information Technology e il mondo dei big data è essenziale. Lo scopo è avere una riflessione da un punto di vista tecnico, scientifico e industriale per identificare l’evoluzione dei nostri servizi».
«L’osservazione della Terra da satellite inoltre è fondamentale — aggiunge Comparini — e grazie agli strumenti sempre più sofisticati che inviamo in orbita e ai metodi sempre migliorati per ottenere ed elaborare i dati a terra, è possibile migliorare la vita sul nostro pianeta in termini di ambiente, sicurezza, far fronte a disastri ambientali in modo più veloce e tenere sotto controllo di continuo il nostro fragile ecosistema. E l’Italia in questo settore resta sempre all’avanguardia».
«Dopo la sfida di Prisma che è una grande prima mondiale e di cui noi di Leonardo siamo molto orgogliosi — ha spiegato Marco Molina, responsabile Ricerca e sviluppo Spazio di Leonardo — anche le prossime missioni che prenderanno la via dello Spazio sono un record assoluto di cui andare fieri come azienda e come Paese; il Lightning imager, sul Meteosat di terza generazione studierà i fulmini da un’orbita Geostazionaria a 36mila km di distanza dalla Terra ma anche una sofisticata macchina come 3MI, cioè un polarimetro; un telescopio che studiando la forma delle goccioline delle nuvole, migliorerà le previsioni del tempo, entrerà in funzione nel 2021 sul Metop di seconda generazione. E poi, ancora più avveniristico, nel 2023 Flex dell’Esa sarà la prima macchina al mondo capace di studiare la funzione clorofilliana direttamente dallo Spazio».
Antonio Lo Campo