Ancora un allarme da Franco Tassi sulla gestione degli alberi in Italia. Un pericolo che si allarga e a cui bisogna porre un freno
Negli ultimi anni, un micidiale virus si sta diffondendo silenziosamente in Italia, contagiando menti e volontà di politici, burocrati, tecnocrati, operatori mediatici e gente qualunque: il Virus «treekill». Innescando un violento processo psicofisico compulsivo, e spingendo verso la progressiva distruzione, con ogni scusa, di alberi e boschi, sia in zone agrosilvopastorali sia urbane, e persino nelle aree protette.
I risultati disastrosi di questa «epidemia virale arboricida» sono sotto agli occhi di tutti: potature assassine e deturpanti, massacri di grandi alberi e di viali, disboscamenti violenti e scellerati, senza scrupoli né freni, in piena violazione di tutte le norme vigenti, tra l’indifferenza generale e nella più assoluta impunità.
Sull’albero viene osservato qualche insetto parassita? Abbattiamolo, è malato e potrebbe morire! E già che siamo qui, tagliamo anche tutti gli alberi vicini, perché prima o poi potrebbero essere contagiati…
Con il grande caldo estivo, nel bosco potrebbe scoppiare un incendio? Diamo subito fuoco alla vegetazione, e così sicuramente nei terreni carbonizzati l’incendio non potrà più attecchire…
Durante i temporali la furia del vento e della pioggia potrebbe schiantare tronchi e rami, con il rischio di gravi incidenti? Diamo subito il via al taglio delle piante, così scongiureremo ogni futuro eventuale danno…
Qualche malalingua ha voluto insinuare che se in Italia l’intero patrimonio boschivo è ormai soggetto a tagli estesi con i più cervellotici pretesti, qualche inconfessabile ragione sotto sotto potrebbe covare… Ora fitopatie (agronomi superesperti rivelano che alberi apparentemente sani sono potenzialmente malati e quindi da tagliare!), ora antincendio (straordinaria la trovata del fuoco prescritto, peccato non averlo capito prima, si sarebbe potuto bruciare molto di più!), ora geniale selvicoltura postmoderna (come al Belagaio nella riserva del Farma, spianando il bosco in modo che in seguito qualche pianticella possa ricrescere), ora prevenzione danni per paventata caduta alberi e rami (lasciati sempre senza manutenzione, e spesso con radici malamente recise).
Secondo questi osservatori portati a pensar male, tutto ciò non avverrebbe nel pubblico interesse e per il bene comune, ma per altre non cristalline motivazioni. Sia per fare cassa immediata, sia per rifornire le centrali a biomasse, sia per attingere ai fondi europei che dovrebbero servire per proteggere i boschi, sia per favorire le solite ditte forestali amiche (e qualche società o gruppo di comodo, pagando prima per preparare piani e progetti, poi per formare il personale operativo, infine per alimentare la ricerca parascientifica di copertura, le associazioni pseudo ambientaliste compiacenti, e la campagna mediatica di sostegno)…
E non manca neppure chi veda in questa vicenda della progressiva eliminazione del verde, detta «scotennamento della terra», una precisa strategia perversa di lungo termine, maturata nelle più segrete stanze del Palazzo. Un disegno attuato a tappe: prima si complica e devitalizza la normativa forestale, in modo da renderla inapplicabile; poi si sopprime il corpo forestale, mettendolo in condizione di non nuocere; quindi si vara il ben noto testo unico forestale, che impone anche al privato il tagliare i propri alberi (insomma, ecco qui tre effe significative, la prova che le foreste sono al centro dell’attenzione e delle cure del potere). Tutto è pronto, allora, perché i Federali entrino finalmente in scena, scatenando la trionfale Marcia su Roma (pardon, sulle Foreste Protette!), che cambierà per sempre il destino dell’Italia. E se qualche Carabiniere, in cui pulsa ancora un cuore Forestale tenta di dissentire, verrà puntualmente rimbrottato, secondo le giuste leggi di una sana democrazia.
E non dimentichiamo che questo avviene sotto agli occhi di tutti, con la benedizione del Palazzo, nel pieno rispetto della legalità, rianimando l’economia delle zone montane, con notevoli vantaggi per l’industria, e sicuro incremento del Pil. Senza perder tempo a preoccuparsi di eventuali conseguenze, come gli effetti indotti su clima, equilibrio ecologico e idrogeologico, qualità ambientale e paesaggio…
Possibile che ciò accada nel Paese culla del diritto e modello di civiltà? Abbiamo un eccellente ministero dell’Ambiente, molti ottimi Carabinieri Forestali, una Magistratura competente e indipendente dal potere politico… Se anche una sola parte di queste «malevole insinuazioni», come sono state definite, fosse vera, in Italia esisterebbe allora un giro di affari e di danaro immenso, che non potrebbe non aver suscitato sospetti, provocato controlli, stimolato indagini a tappeto. E il volume del «business arboricida» sarebbe tale da poter, se intelligentemente e gradualmente disinnescato, ridurre il disavanzo dei conti pubblici, evitando qualsiasi manovra correttiva o procedura di infrazione.
Restiamo in paziente e costante osservazione, forse il futuro ci svelerà, prima o poi, la verità su questa intricata vicenda…
Franco Tassi