La sua presenza sta seccando l’Acacia saligna considerata pianta tipica della macchia mediterranea salentina ma che per la Commissione europea è una specie esotica invasiva che sta soffocando la flora autoctona a causa della sua particolare esuberanza insieme all’Ailanto
Giorni fa Donato Boscia, primo ricercatore dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) del Cnr di Bari ha affermato, giustamente allarmato, che il paesaggio salentino sta cambiando e che bisogna intervenire prontamente per rigenerarlo. Ed ha avvertito: «Nel Salento, oltre l’olivo, centinaia di esemplari di decine di altre specie stanno morendo a causa della Xylella». Infatti, aggiungeva, «sta seccando l’Acacia saligna, pianta tipica della macchia mediterranea salentina che rischia di scomparire. Sulla costa jonica sono tantissime le piante di questa specie colpite dall’insidioso e mortale batterio».
Ma proprio mentre Boscia pronunciava quelle parole, la Commissione europea approvava la nuova lista di specie esotiche invasive di importanza unionale nella quale sono state inserite due specie arboree, molto diffuse in Puglia, che stanno soffocando la flora autoctona a causa della loro particolare esuberanza.
Queste specie sono l’Ailanto (Ailanthus altissima) e, manco a farlo apposta, l’Acacia saligna. Sono specie arboree che sui territori costieri, ed in particolare nel Salento, si stanno «allargando» sino quasi a portare all’estinzione la macchia mediterranea bassa fatta di lentisco e ginepro.
I metodi per la loro eradicazione, obbligatoria per i Paesi Ue, sono stati sempre complessi e costosi e molto spesso hanno richiesto il ricorso alla chimica. Da un po’ di tempo, però, la ricerca scientifica, soprattutto nell’Università degli Studi di Bari, sta lavorando con successo sui metodi biologici che porteranno al contenimento naturale di piante non desiderate tra la flora spontanea.
La diffusione di specie esotiche è ormai inarrestabile per svariati motivi, ed alcune di esse vanno tenute sotto particolare controllo a causa della particolare aggressività nei confronti di alcune specie autoctone più vulnerabili.
Nel caso dell’Acacia saligna, quindi, e di altre specie esotiche che stanno invadendo il territorio, la natura, in questo caso attraverso la Xylella fastidiosa, è entrata in campo ponendo rimedio a ciò che l’uomo, consapevolmente o meno, ha provocato. Non siamo razzisti né tra il genere umano né in botanica. Però bisogna mettersi d’accordo circa gli obblighi che l’Unione europea pone in materia di eradicazione di specie aliene ed in materia di contrasto alla Xylella. Prima di costituire gruppi di lavoro con paesaggisti (che poco o nulla sanno di botanica), chiariamo questo aspetto, che è tutto politico.
Fabio Modesti