Nebbia è stato un maestro sia politicamente sia giornalisticamente ma, soprattutto, un amico. Di quegli amici che entrano nell’anima e ti riscaldano e, anche se non parlano direttamente, li senti vicini
«Caro Ignazio, le mie condizioni di salute peggiorano e mi vedo costretto a rinunciare alla collaborazione alla rivista.
«Credimi che mi dispiace molto di rinunciare a quest’appuntamento ma ogni riga mi costa fatica.
«Auguri ai lettori e a te».
Con queste poche righe, Giorgio Nebbia, mi annunciava, il 20 dicembre dell’anno scorso, le sue difficoltà.
È vivo in me il ricordo della telefonata che gli feci all’inizio del 1998, prima di avviare la mia avventura con «Villaggio Globale». Gli presentai il piano editoriale, gli feci i nomi di altri collaboratori. Con la sua ben nota schiettezza mi disse che era dubbioso sull’impostazione tematica. Ma nonostante le riserve non mi fece mai mancare il suo contributo in ogni numero del Trimestrale, i suoi suggerimenti, la sua collaborazione in inchieste pubblicate sul web, fuori del Trimestrale.
Sempre originale, pungente, preciso, scientificamente corretto, rigoroso. E sempre avanti agli altri. Ad esempio della distruzione del pianeta oggi si parla sempre più spesso ma lui ne scrisse su «Villaggio Globale» già nel 2002 parlando di «terricidio» ed auspicando un cambio di passo dell’economia. E mi fermo solo a questo riferimento perché veramente tante sono le provocazioni e le indicazioni venute dalla sua esperienza e dalla sua vasta cultura.
È stato un maestro sia politicamente sia giornalisticamente ma, soprattutto, un amico. Di quegli amici che entrano nell’anima e ti riscaldano e, anche se non parlano direttamente, li senti vicini.
I. L.