L’irresistibile incendio delle torbiere

5155
fiume torbiere
Tempo di lettura: 3 minuti

La torba può fungere da tagliafuoco per impedire alle fiamme di propagarsi, limitando la quantità di carbonio emesso nell’atmosfera durante gli incendi. Evidentemente, però, qualcosa è accaduto per mano dell’uomo se molte torbiere sono state prosciugate. Così, la torba secca diventa quel formidabile combustibile conosciuto ed utilizzato da millenni dalla nostra specie

Provocano sgomento e preoccupazione gli incendi che si stanno sviluppando ormai da diverse estati, ma anche durante alcuni inverni, nella zona boreale del pianeta, quella più a Nord. Nelle foreste siberiane come in quelle canadesi, in Alaska e nella Svezia settentrionale vicino al Circolo Polare Artico. Certo, il clima sta cambiando, quanto per responsabilità umana ancora non si riesce a determinarlo scientificamente, ma sta cambiando. Probabilmente un cambiamento come ve ne sono stati tanti nella storia di questo nostro piccolo mondo dalla sua esistenza. Solo che questa volta noi ne siamo spettatori in grado di documentarlo ed osservarlo con conoscenze e strumentazioni che la specie umana non ha mai posseduto prima. Di qui lo scalpore e l’affrettarsi in slogan, manifestazioni, nuove eroine e scelte politiche non sempre limpide, quasi mai efficaci e molto costose per tutti.

Un recente interessante contributo scientifico sugli incendi nell’emisfero boreale viene da due scienziati della McMaster University che ha sede nell’Ontario, in Canada. Mike Waddington, lì docente della Scuola di Geografia e Scienze della Terra, e Sophie Wilkinson, dottoranda presso la stessa Scuola universitaria, raccontano come, accanto al climate change, vi siano scelte tutte umane a determinare gli incendi forestali nel Nord del mondo.

In particolare le scelte riguardano la presenza o meno di zone umide in quelle immense superfici forestali e la loro gestione con riferimento particolare alla conservazione delle torbiere. La torba, come si sa è un combustibile straordinario perché costituito dall’accumulo di materiale organico plurimillenario. In una condizione di naturalità, le torbiere riescono a catturare enormi quantità di carbonio liberato in atmosfera. In condizioni naturali le torbiere contengono muschio in decomposizione, molta acqua e sostengono un tappeto vivente di uno speciale muschio resistente al fuoco chiamato «sfagno». In questo modo, la torba può fungere da tagliafuoco per impedire alle fiamme di propagarsi, limitando la quantità di carbonio emesso nell’atmosfera durante gli incendi.

Stiamo parlando di cifre impressionanti: le torbiere settentrionali coprono 3,5 milioni di chilometri quadrati a livello globale ed immagazzinano circa 500 miliardi di tonnellate di carbonio, il che equivale a circa 60 anni di emissioni globali umane di carbonio da combustibili fossili.

Evidentemente, però, qualcosa è accaduto per mano dell’uomo se molte torbiere sono state prosciugate. Così, la torba secca diventa quel formidabile combustibile conosciuto ed utilizzato da millenni dalla nostra specie. Una torbiera secca o degradata può accelerare, ingrandire e prolungare un incendio boschivo. Un fuoco di torba può sopravvivere invisibile anche durante l’inverno per emergere di nuovo e distruggere le foreste vicine in primavera ed in estate.

«La torba secca — affermano gli studiosi canadesi — brucia prontamente, rilasciando carbonio che in precedenza era stato rinchiuso per secoli o per millenni, genera fumo denso e potenzialmente mortale e resiste allo spegnimento. In Russia, il fumo degli incendi fuori controllo delle torbiere ha contribuito alla morte di migliaia di persone a Mosca nel 2010. In altre parole, una torbiera sana ed umida è un vantaggio; una torbiera secca o degradata è una minaccia».

La costruzione apparentemente semplice di una strada attraverso una torbiera può, involontariamente e invisibilmente, trasformare il beneficio di una barriera contro il fuoco in una minaccia. I fondi stradali possono soffocare il flusso d’acqua sotterraneo trasformando silenziosamente torbiere sane in depositi pericolosi del peggior tipo di carburante.

«Le torbiere deliberatamente drenate per l’agricoltura e per l’estrazione incontrollata di torba — affermano Waddington e Wilkinson — possono avere lo stesso o peggior effetto per coloro che vivono ai margini di quei luoghi. Abbiamo visto e successivamente studiato una torbiera problematica a Fort McMurray [Canada, N.d.R.] nel 2016. L’unica autostrada interna ed esterna alla città, la Highway 63, era stata costruita attraverso una torbiera prosciugata, divorata dall’incendio di Horse River Creek, il disastro naturale più costoso della storia canadese. Siamo stati in grado di confrontare la combustibilità delle sezioni prosciugate e di quelle non drenate di quella torbiera: le differenze nella severità dell’incendio e nella perdita di carbonio erano nette come possono attestare coloro che sono stati evacuati a causa dell’incendio terrificante mentre cercavano di percorrere quell’autostrada».

Attraverso questa ricerca gli studiosi canadesi hanno determinato che la crescita non controllata di abeti rossi (Picea abies) nella torbiera drenata può effettivamente danneggiare ulteriormente la capacità della stessa di resistere al fuoco. Quando a questi alberi è permesso di crescere alti e larghi, ombreggiano la copertura protettiva del «super muschio» sfagno resistente al fuoco. Allo stesso tempo, tirano acqua come gigantesche cannucce, trasformando la foresta e la torbiera, allo stesso modo, in combustibile pronto.

Con oltre 20 milioni di ettari di torbiere settentrionali degradate nella sola Europa e con la minaccia del cambiamento climatico, l’essiccazione ed il degrado delle torbiere potrebbero avere un impatto letale su milioni e milioni di altri ettari. Gli scienziati canadesi rivolgono un appello ai Governi affinché piantare muschi e ripristinare l’ecologia delle torbiere diventino un «dovere» così come piantare alberi, ma non nelle torbiere, per affrontare i cambiamenti climatici.

 

Fabio Modesti