Dopo i dati ufficiali del monitoraggio della Xylella 2018-2019 nelle 4 zone in cui è diviso il territorio pugliese: infetta, contenimento, cuscinetto e indenne… solo un assordante silenzio da parte di tutti. La nostra regione non merita questo trattamento. Il disseccamento degli ulivi non è dovuto all’attacco della Xylella, quanto meno non solo e non prevalentemente. E questo conferma quanto la scienza, alla comparsa del fenomeno e prima di una ubriacatura batterica ancora tutta da spiegare, aveva classificato il fenomeno del disseccamento come Codiro
Dopo mesi da una richiesta di accesso agli atti da parte dell’associazione Terra d’Egnazia presso l’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia, Regione Puglia e Arif finalmente hanno comunicato una settimana fa i dati ufficiali del monitoraggio della Xylella 2018-2019 nelle 4 zone in cui è diviso il territorio pugliese: infetta, contenimento, cuscinetto e indenne.
La tabella trasmessa è leggibile facilmente da chiunque, come elementari appaiono le considerazioni che se ne possono trarre. Prima di tutto le buone notizie: In zona cuscinetto e in zona indenne non sono state rilevate piante infette. E sorprende non poco che né le più importanti testate di informazione, né le organizzazioni agricole e olearie, né la stessa Regione, stiano mantenendo un assordante silenzio su questa notizia. In un’epoca di disastri e catastrofi con cui le stesse ci bombardano, specie sul tema in questione, una buona nuova ci stava, non sembra?
Ma questo sembra il meno. A leggere, anche distrattamente, balza agli occhi il dato rilevato in zona infetta: su 31.208 piante campionate, solo 779 risultano infette, cioè il 2,5%. E siccome in zona infetta il disseccamento degli ulivi è vastissimo, come chiunque può verificare, anche se la tabella non lo riporta, la stragrande maggioranza delle piante campionate, se non tutte, presentano sintomi di disseccamento pur non essendo infettate da Xylella.
Solo accuse senza spiegazioni…
Ripetiamolo sotto altra forma, visto che pare un concetto tanto banale quanto del tutto ignorato dai più: il disseccamento degli ulivi non è dovuto all’attacco della Xylella, quanto meno non solo e non prevalentemente. E questo conferma quanto la scienza, alla comparsa del fenomeno e prima di una ubriacatura batterica ancora tutta da spiegare, aveva classificato il fenomeno del disseccamento come Codiro, complesso del disseccamento rapido dell’ulivo. Complesso, appunto, che vuol dire fenomeno non semplificabile e non attribuibile ad una sola causa eziologica. Era evidente già all’inizio, quando i primi test mostravano alberi sani che erano infetti da Xylella e alberi disseccati che non lo erano affatto.
Ora, probabilmente qualcun altro preposto potrà indagare e svelare il motivo per cui chiunque sottolinei questa banale verità (il Codiro non è dovuto esclusivamente e prevalentemente al batterio Xylella fastidiosa) si sottoponga a linciaggi politici, di stampa, sociali e pseudoscientifici, che vanno dall’epiteto di «negazionista» all’isolamento nel mondo agricolo, fino alla ritorsione mafiosa con attentati alle proprietà, come l’incendio doloso dei propri ulivi.
Il primo, l’epiteto, che sicuramente mi sono guadagnato anche io, già la dice lunga: chi lo adopera all’indirizzo dei pochi amanti del vero, afferma che costoro negano l’esistenza della Xylella e dei disseccamenti, esibendo, a rafforzo, le immagini delle distese di ulivi seccati. È chiara l’insopportabile distorsione strumentale? Attribuendo falsamente agli onesti osservatori dei fatti la negazione della presenza della Xylella e del dramma dei disseccamenti (mai dette, che io sappia) si copre di fango la parte non confutabile della comunicazione veritiera, ovvero che i disseccamenti non sono dovuti prevalentemente al batterio, e si rafforza, con effetto emotivo pesante, l’ostilità per costoro e la convinzione che il nemico sia la Xylella. E a questo gioco criminale partecipano quasi tutti.
Due considerazioni
Sempre lasciando agli organismi preposti il compito di scoprire perché sia accaduto e accada ciò, ovvero se inventando un’unica causa fitopatologica da quarantena per il dramma dei disseccamenti ci possa essere un illecito vantaggio e per chi, proviamo a fare, invece, due misere elementari considerazioni, che tanti ignari agricoltori, e i politici onesti, dovrebbero fare subito.
La prima è alquanto ovvia: ammesso che si riesca a fermare e eradicare la Xylella, cosa probabilmente impossibile, i disseccamenti non da Xylella continuerebbero indisturbati, nascosti, fra l’altro, dalla comune convinzione che sia sempre il batterio la causa. È questo che vogliamo?
La seconda appare ancora più intrigante, se si può dire: ammesso che le varietà di ulivo che ci dicono essere resistenti alla Xylella (e la scienza stessa dice pure di no) a che ci serve questa resistenza se la causa prevalente del disseccamento è un’altra o sono altre? Vogliamo veramente investire, come pubblico e come privati agricoltori, in reimpianti o innesti con qualche varietà che non abbiamo alcuna idea se resista o meno alle altre cause dei disseccamenti?
Quanto tempo si è perso appresso alla Xylella e a quella poveraccia del vettore Sputacchina, che era invece necessario impegnare a cercare le vere cause del disastro!
Può essere qualche cosa nel suolo, altri patogeni, forse il clima mutato, o l’abuso di chimica, oppure l’abbandono delle buone pratiche agricole e la cura del terreno. Non lo sapremo mai se si continua con il falso della Xylella e regalando centinaia di milioni a ricerche e reimpianti in direzioni sbagliate.
La nostra regione ha tanto bisogno di verità, e dello sforzo combinato di tutte le intelligenze sane per cercare di venire a capo del devastante disastro in corso.
Quando cominciamo, colleghi dell’informazione, a dare il nostro contributo professionale alla verità?
Ignazio Lippolis