Intervista a Rossella Sobrero, presidente Ferpi, Federazione relazioni pubbliche italiana. Affrontare l’emergenza climatica ormai non riguarda soltanto la dimensione ambientale ma significa «spingere» il dibattito pubblico sulla salute pubblica, sull’economia e sul lavoro
Proseguendo nel filone delle interviste ai protagonisti del mondo della comunicazione, questa volta abbiamo posto alcune domande a Rossella Sobrero, neo presidente della Ferpi. La Sobrero si occupa di comunicazione da molti anni, affiancando alla consulenza per le imprese l’attività di docenza e di saggistica. Nel 2002 fonda Koinètica, prima realtà in Italia dedicata alla responsabilità sociale d’impresa. È Presidente Ferpi, Federazione relazioni pubbliche italiana, membro del CdA della Fondazione pubblicità progresso e del Consiglio Direttivo del Csr Manager Network.
È stata recentemente eletta presidente Ferpi, una delle principali associazioni professionali nel campo della comunicazione. Ci può dire quali sono le finalità della Ferpi e quali sono gli obiettivi che intende perseguire nel suo mandato?
Ferpi è l’associazione che rappresenta i professionisti delle Relazioni Pubbliche, persone che, come recita lo statuto, svolgono un’attività finalizzata a creare, sviluppare e gestire sistemi di relazione con i pubblici influenti per il raggiungimento degli obiettivi perseguiti da singoli, da imprese, da enti, da associazioni, da amministrazioni pubbliche e da altre organizzazioni.
Nel mio programma ho sottolineato la necessità di valorizzare la professione in un momento di metamorfosi dove il mercato sta cambiando, si modificano strumenti e linguaggi, la professione del comunicatore si evolve e trasforma. È certamente un momento storico particolare che dobbiamo vivere come una grande opportunità: se sapremo cogliere la sfida dell’innovazione sapremo dare più forza alla professione e più forza alla Ferpi.
L’obiettivo più «alto» che ci siamo dati è che venga riconosciuto il ruolo strategico del nostro lavoro nei processi decisionali delle organizzazioni. In generale ci piacerebbe diventare sempre di più attori del cambiamento, partecipare al dibattito pubblico, dialogare con le istituzioni, confrontarci con altre associazioni. La Ferpi che stiamo costruendo lavora su quattro parole chiave: dinamismo, vivacità, apertura, sostenibilità.
Nella sua attività professionale ha sempre dedicato molta attenzione al tema dell’ambiente e della sostenibilità, con particolare riguardo alle imprese. Vuole spiegarcene il motivo?
Credo che adottare un approccio sostenibile sia oggi non solo un dovere ma anche un’opportunità. Le organizzazioni che hanno scelto la sostenibilità come driver strategico hanno avviato un processo per produrre meglio con meno risorse, per migliorare il benessere dei collaboratori, per contribuire a risolvere i problemi della comunità.
Sono convinta che oggi tutte le organizzazioni, non solo le imprese, devono agire in modo responsabile e devono imparare a comunicare il proprio impegno in modo trasparente. Se vogliono rafforzare il capitale relazionale non è sufficiente adottare politiche sostenibili, è necessario condividerle con i propri stakeholder.
Per quanto riguarda le imprese, penso che oggi sostenibilità e competitività non siano più due termini inconciliabili: anzi l’innovazione per la sostenibilità diventa un fattore chiave per migliorare la presenza sul mercato e rendere più «solida» l’impresa.
Credo anche che la comunicazione avrà sempre di più un ruolo strategico. Per questa ragione penso che, anche come Ferpi, potremo contribuire alla crescita culturale del Paese in un’ottica di sviluppo sostenibile.
Tra i soci Ferpi ci sono prevalentemente professionisti e comunicatori che operano in grandi aziende pubbliche e private, ma vi proponete come riferimento anche per coloro che lavorano in piccole realtà come sono le agenzie regionali per la protezione dell’ambiente?
La nostra associazione è aperta e inclusiva … Come ho già detto, Ferpi rappresenta professionisti capaci di gestire le relazioni con pubblici diversi: non è importante la tipologia di organizzazione in cui si opera ma i contenuti del lavoro svolto.
Ci farebbe piacere poter contare in futuro su un maggior numero di colleghi che lavorano nelle agenzie per la protezione dell’ambiente. In queste realtà il ruolo del comunicatore è, a mio avviso, strategico per il coinvolgimento degli stakeholder, in particolare i cittadini.
Come esperto di comunicazione, ed anche come cittadino, cosa si aspetta dall’attività di comunicazione e informazione di un’agenzia ambientale?
Che sia in grado non solo di informare ma anche di coinvolgere tutti i portatori di interesse con cui si relaziona. Come dico spesso, oggi non basta comunicare occorre «ingaggiare». Per farlo è necessario scegliere linguaggi e strumenti in grado di coinvolgere tutti i diversi interlocutori in modo efficace: dalla comunicazione più tecnica e articolata per gli operatori a quella più semplice per i cittadini. Un ruolo anche educativo che deve essere portato avanti ricordando che semplificare non vuol dire banalizzare.
Penso che potrebbe essere utile una campagna di comunicazione per far conoscere a tutti l’importanza delle attività di un’agenzia ambientale: in questo modo si potrebbe sollecitare ulteriormente la collaborazione dei cittadini. E passare dalla comunicazione all’ingaggio.
Come comunicatori del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente abbiamo avuto modo di collaborare con alcuni soci Ferpi, organizzando insieme alcuni appuntamenti per discutere insieme di temi importanti come la comunicazione nelle emergenze ambientali. Pensa che sarà possibile rinnovare questa disponibilità e ha qualche idea da proporre in proposito?
Come Ferpi siamo interessanti al confronto con tutte le organizzazioni che come noi hanno l’obiettivo di migliorare la comunicazione. Da poco è attivo un Gruppo di Lavoro dedicato alla comunicazione ambientale coordinato da Sergio Vazzoler che ha dichiarato che il primo impegno per i comunicatori è lavorare su linguaggi, messaggi e cornici di significato in cui collocare i temi ambientali, ben sapendo che affrontare l’emergenza climatica ormai non riguarda soltanto la dimensione ambientale ma significa «spingere» il dibattito pubblico sulla salute pubblica, sull’economia e sul lavoro.
Un approccio che condivido e che potrebbe essere oggetto di un confronto con altre associazioni. Certamente organizzeremo a breve un momento di riflessione comune… Naturalmente contiamo sulla collaborazione di Snpa e Arpat!
(Fonte Arpat)