I volontari fermati mentre bloccano un carico di carbone in Polonia. «Viviamo un’emergenza climatica e dobbiamo agire subito. Stiamo entrando in azione insieme a milioni di persone in tutto il mondo che chiedono la fine dei combustibili fossili»
La nave Rainbow Warrior di Greenpeace, ancorata nel porto di Danzica (Polonia), ha tentato ieri di impedire lo scarico di una spedizione di carbone importato dal Mozambico. Alcuni attivisti di Greenpeace sono stati fermati. Poco prima, a bordo di gommoni, gli attivisti avevano dipinto la scritta «Poland Beyond Coal 2030» sulla parte laterale della nave come parte di una protesta durante la quale gli attivisti mostravano anche altri striscioni con messaggi come «Nessun futuro con il carbone».
«Viviamo un’emergenza climatica e dobbiamo agire subito. Stiamo entrando in azione insieme a milioni di persone in tutto il mondo che chiedono la fine dei combustibili fossili. Non abbiamo tempo da perdere — dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna clima Greenpeace Italia —. Il carbone bruciato in Polonia ha impatti sulla qualità dell’aria in tutta Europa e alimenta i cambiamenti climatici. Il governo polacco si occupa degli interessi della lobby del carbone invece di proteggere i cittadini», continua Iacoboni.
A tarda notte uomini della Guardia di frontiera sono saliti a bordo a bordo della Rainbow Warrior in tenuta antisommossa, col volto coperto e armati, hanno forzato l’ingresso rompendo una finestra della nave con una mazza. La Rainbow Warrior è stata rimorchiata fuori dal porto per interrompere la protesta. Il capitano e un altro membro dell’equipaggio sono attualmente ancora trattenuti.
«Le autorità polacche dovrebbero agire con rapidità e decisione per affrontare la crisi climatica, e non per reprimere le proteste pacifiche. Questi attivisti hanno avuto il coraggio di attirare l’attenzione sulla politica energetica distruttiva del clima in Polonia e, in tutta risposta, sono stati minacciati con le armi. Questo è inaccettabile. Chiediamo al governo polacco di cambiare rotta adesso e di porre fine all’era del carbone», sostiene Luca Iacoboni.
Invece di investire in energie rinnovabili, la politica energetica del governo polacco favorisce la continua importazione di carbone, principalmente dalla Russia, ma anche da paesi lontani come Australia, Colombia o Mozambico.
(Fonte Greenpeace)