Alla luce di nuove considerazioni va detto che: riducendo al 20% il consumo di carne, potremmo sfamare più del doppio dell’attuale popolazione e con la dieta vegana, sfameremmo più di 4 volte l’attuale popolazione. Tutto questo col mix di tecnica produttiva agricola attuale. In conclusione è dimostrato che, senza dover essere per forza tutti vegani, consumando poca carne, si può sfamare l’intera popolazione mondiale attuale anche passando del tutto al biologico!
A questo link c’è un pezzo che scrissi senza sapere che stava crescendo, in maniera così inspiegabile, la convinzione che tutti i mali del mondo si risolverebbero riducendo la popolazione globale, ovvero che nulla si possa fare senza scendere comunque di numero sulla terra, e che sia essenziale non crescere ancora.
Non ripeto le cose che ho scritto e documentato con dati e considerazioni, ma mi soffermo sul senso di questa convinzione, che pare abbia affascinato anche persone di grande sensibilità e intelligenza; gente, per altre cose, profondamente critica con il sistema di potere economico attuale.
Prima di tutto esistono stime diverse sulla capacità portante della terra, ovvero su quanta gente può sostenere, perché basta fare riferimento a stili di vita e di consumo diversi per ottenere valutazioni molto distanti fra loro. Questo è scientifico.
Oggi almeno la metà della popolazione mondiale deve essere denutrita per garantire certi attuali stili alimentari non sostenibili di una parte del mondo (e la superficie agraria necessaria). Lo dimostra un calcolo semplice semplice riportato dal prof. Massimo Fagnano dell’Università di Napoli. Ma si dimostra anche una cosa ancora più interessante: riducendo al 20% il consumo di carne, potremmo sfamare più del doppio dell’attuale popolazione e con la dieta vegana, sfameremmo più di 4 volte l’attuale popolazione. Tutto questo col mix di tecnica produttiva agricola attuale. In conclusione è dimostrato che, senza dover essere per forza tutti vegani, consumando poca carne, si può sfamare l’intera popolazione mondiale attuale anche passando del tutto al biologico!
Chi dice che dobbiamo ridurre per forza la popolazione, prende ad esempio i nostri ritmi, tecnicamente la nostra impronta ecologica (quantità ti territorio necessaria a persona) e già fa un grosso errore: i nostri livelli di consumo non fanno già bene a noi, e non sarebbero sostenibili nemmeno se fossimo in pochi.
Infatti, mentre le risorse (alcune) possono venire da lontano, aria, acqua e suolo li sporchiamo vicino a noi, e non è pensabile di raccogliere tutte le emissioni e spedirle chissà dove, né esistono depurazioni perfette. Sono solo spostamenti di masse nello spazio e nel tempo, ma di poco. E poi, per reggere i nostri tenori di vita, servono tantissime persone che lavorino per noi sparse nel mondo, in un modo o nell’altro, a salari da fame. E saremmo al punto di prima.
Tornare alla sana frugalità e ai limiti del nostro territorio, per noi, è il futuro oramai evidente, il che vuol dire che la nostra impronta ipertrofica si ridurrà di molto, restituendo ai poveracci del mondo il loro territorio vitale. Si calcola sufficiente, a questi nuovi ritmi sostenibili, per circa 10 miliardi di persone. Ma ammesso che ritornare a 5 miliardi fosse un obbiettivo necessario, come immaginano gli atterriti dalla folla che governi che non pensano nemmeno di ridurre i consumi di carbone o la produzione di armi nucleari si raccolgano in una unica concorde assise internazionale a decidere (e attuare) politiche di contenimento della popolazione o addirittura di rapida decimazione?
E chi dovremmo decimare poi, solo i poveri e diseredati del terzo mondo o equamente tutti? Ma se noi, e tutto l’occidente già siamo quanto meno a crescita 0, senza alcuna strategia studiata, ci stiamo senza dubbio riferendo alle popolazioni del terzo mondo, visto che la Cina e l’India politiche di contenimento le hanno già adottate. Sciocca cosa, dato che le risorse che riteniamo così di salvare a nostro vantaggio non sono affatto i miliardi di poveri a consumarle; non ci guadagneremmo proprio niente!
La verità è che oramai diventa difficile sostenere che possiamo continuare con la vita che facciamo, e pur di non ammetterlo ogni volta che si discute di cambiamenti importanti, ecco che qualcuno tira fuori sta storia dei numeri, per spostare l’attenzione e non muovere un dito: «tanto, se prima non si fa quello, a che serve?». Un altro antidoto difensivo del sistema morente per non essere messo in discussione.
Chi si schermisce dietro queste posizioni non sa, o fa finta di non sapere, che in realtà la decimazione di fatto è iniziata, ad opera non tanto e non solo di governi canaglia, come sta accadendo in Sudamerica o in Medioriente, ma delle multinazionali della chimica, delle armi e della produzione di cibo. Proprio chimica, Ogm, agricoltura e produzione proteica industriale stanno avvelenando l’umanità, mentre i trust accumulano risorse per impedire l’autosostentamento diffuso. Spesso col pretesto dello sfamare i poveri o liberarci «dal male». Non caschiamoci.
Concludo, per ora, come nell’articolo precedente, che ci sta bene (e poi citare sé stessi è una goduria!): «In una condizione di possibile benessere moderato e generalizzato, ci sapremmo anche sapientemente autoregolare come numero».
Massimo Blonda