Plastica, quali paesi nel mondo stanno intervenendo?

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L’abbandono dei rifiuti, soprattutto in plastica usa e getta, è uno dei problemi ambientali più sentiti, infatti, ogni anno più di 8 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica finiscono negli oceani creando problemi all’habitat marino, ai pescatori e al turismo, con un danno all’ecosistema stimato in 8 bilioni di dollari

Gli scienziati stanno iniziando a trovare evidenze del danno causato dalle plastiche che, deteriorandosi, si frantumano in piccoli frammenti, micro o nano plastiche, finendo nei mari ma anche nella catena alimentare.

Gli studiosi hanno trovato questi piccoli frammenti di plastica non solo in mare ma anche nel terreno, nei corsi d’acqua, nell’acqua potabile e persino nell’aria che respiriamo.

Il problema sta divenendo sempre più evidente e non è più possibile ignorarlo.

Le fonti più rilevanti per quanto riguarda l’inquinamento da plastica sono rappresentate da:

  • borse in plastica usa e getta
  • oggetti e prodotti in plastica usa e getta, per lo più contenitori per bevande e alimenti ma anche cannucce e posate
  • micro e nano plastiche, spesso aggiunte ad altri prodotti, come quelli per la cura della persona, o per le pulizie della casa o dell’automobile.

Il report dell’Unep «Legal Limits on Single-Use Plastics and Microplastics» fornisce una panoramica su come i paesi stanno cercando, attraverso la normativa, di regolare la produzione, l’importazione, l’uso della plastica usa e getta e delle microplastiche che, come detto, sono tra le principali fonti di inquinamento dei nostri mari e oceani. Infatti, il rapporto analizza:

  • gli strumenti legali (divieti, restrizioni, tasse ed altro ancora)
  • i sistemi di gestione dei rifiuti (sia smaltimento che riuso o riciclo)
  • le soluzioni adottate per sostituire i prodotti in plastica, in particolare quelli usa e getta.

Il rapporto prende in esame:

  • il modo in cui vengono applicati i divieti alla fabbricazione, uso, distribuzione, importazione-esportazione dei prodotti in plastica monouso, se coinvolgono i prodotti e/o i processi produttivi o solo l’utilizzo in alcune catene produttive, come quella alimentare, dove si fa molto uso di prodotti in plastica usa e getta
  • il tipo di incentivi e disincentivi fissati e come vengono applicati alla fase di produzione, consumo e smaltimento
  • la modalità con cui, a livello nazionale, la normativa sulla gestione dei rifiuti e sul riciclo incide sui prodotti in plastica monouso
  • le misure volontarie che limitano l’uso di microplastiche.

A Luglio 2018, la situazione si presentava come segue.

127 paesi su 192 avevano adottato una qualche misura a livello legislativo tendente a regolare le buste in plastica usa e getta. Le prime norme, in questo ambito, sono state introdotte all’inizio del 2000 e poi incrementate nel corso del decennio successivo. La normativa sulle buste in plastica comprende le limitazioni sulla produzione, sulla distribuzione, sull’uso e sul commercio delle stesse, sulle tasse ed imposte e su disposizioni post consumo. Le norme che disciplinano questo tema sono varie ma hanno un elemento comune e molto diffuso che riguarda le limitazioni nel commercio.

27 paesi hanno introdotto divieti su specifici prodotti (piatti, tazze, cannucce ed imballaggi) o sui quantitativi di produzione.

27 hanno previsto tasse nella fase di produzione delle buste in plastica mentre 30 sulla fase di consumo, prevedendo un costo per il consumatore.

43 paesi hanno inserito nella legislazione la responsabilità del produttore per quanto riguarda le buste in plastica.

63 hanno previsto di inserire varie misure che vanno dalla responsabilità del produttore a target di riciclo ma anche cauzioni.

Per quanto riguarda le microplastiche, invece, hanno introdotto divieti normativi 192 paesi, tra questi troviamo: Canada, Francia, Italia, Repubblica di Corea, Nuova Zelanda, Svezia, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America. Belgio, Brasile, India e Irlanda hanno proposto nuove norme e/o disposizioni che prevedono divieti di utilizzo di microplastiche. Lo stesso ha fatto l’Unione europea.

Dei 7 paesi che hanno disciplinato le microplastiche solo la Nuova Zelanda ha previsto una disciplina complessiva (cura della persona, detersivi, prodotti per il lavaggio e la manutenzione dell’auto) mentre gli altri hanno introdotto limiti nell’uso delle microplastiche nei prodotti per la cura della persona.

 

(Fonte Arpat)