È la richiesta di Legambiente in occasione del Forum nazionale. In Italia più di un terzo della superficie nazionale è ricoperta dai boschi. Seppur in crescita, per via dell’abbandono dei terreni agricoli e di quelli legati ai pascoli, oggi questi cuori verdi nazionali, che ospitano quasi metà del numero di specie animali e vegetali d’Europa, sono sempre più vulnerabili e fragili anche per via degli impatti dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi
Definire una coraggiosa ed efficace strategia forestale nazionale, incrementare la biodiversità forestale aumentando, ad esempio, i boschi vetusti, hot spot di biodiversità forestale, ridurre i rischi naturali per le foreste attraverso una pianificazione forestale, creare foreste urbane per rigenerare le città e combattere il cambiamento climatico, promuovere la certificazione forestale, puntare su un cluster del legno Made in Italy, aumentare l’utilizzo del legno nei processi produttivi in sostituzione di altri materiali, permettere un uso a cascata dei prodotti forestali ai fini energetici, sono queste le proposte per una gestione sostenibile del patrimonio forestale nazionale avanzate da Legambiente nel Report foreste 2019, report in presentazione al Secondo Forum nazionale della gestione forestale sostenibile.
In Italia più di un terzo della superficie nazionale è ricoperta dai boschi. Seppur in crescita, per via dell’abbandono dei terreni agricoli e di quelli legati ai pascoli, oggi questi cuori verdi nazionali, che ospitano quasi metà del numero di specie animali e vegetali d’Europa, sono sempre più vulnerabili e fragili anche per via degli impatti dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi. L’innalzamento delle temperature, le piogge intense, le raffiche di vento, le gelate precoci, ma anche i forti periodi di siccità sono, insieme alla piaga degli incendi e all’arrivo di nuove specie aliene, tra le principali minacce per questi grandi polmoni verdi della terra che contribuiscono a mitigare gli effetti del riscaldamento globale assorbendo carbonio. La quantità di carbonio organico accumulato annualmente nelle foreste italiane (dati Rapporto Foreste del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Mipaaf) ammonta a 1,24 miliardi di tonnellate, in media 141,7 t/ha, corrispondenti a 4,5 miliardi di anidride carbonica assorbita dall’atmosfera.
Ed è per questo che oggi è più che mai necessario, si legge nel report, definire una coraggiosa strategia forestale nazionale che metta al centro la definizione di piani di adattamento ai cambiamenti climatici puntando su una gestione e una pianificazione forestale sempre più sostenibile e responsabile.
Una grande sfida che Legambiente lancia a Roma e che coinvolge esperti del settore, rappresentanti del mondo istituzionale, scientifico, della ricerca, ma anche aziende e realtà virtuose e che si inserisce all’indomani del primo anniversario della tempesta Vaia che ha lasciato una ferita profonda sul territorio italiano costituita da 41.691 ettari di boschi distrutti e 8,7 milioni di mc di legname schiantati a terra dal vento che in alcuni casi ha superato i 200 km/h.
Un disastro che ha visto anche perdite in termini di servizi ecosistemici garantiti proprio da quelle foreste e che ammonta a circa 20 milioni di euro/anno con una conseguente riduzione del valore commerciale del legname che provocherà l’80% di incassi in meno da parte di proprietari pubblici e privati. Una ferita, quella di Vaia, che deve aprire una riflessione a 360 gradi sulla tutela, la conservazione e la gestione forestale in chiave sostenibile dell’intero patrimonio forestale italiano, sulla bioeconomia, sullo sviluppo delle filiere e dei servizi ecosistemici, sul recupero dei terreni agricoli abbandonati ma anche sul grande tema della rigenerazione urbana e sul contributo che i boschi urbani possono dare per migliorare le città e le qualità dell’aria.
Conservare, ricostruire, rigenerare questo immenso patrimonio promuovendo una discussione, fra tutti gli attori sociali, sullo stato e le prospettive del settore per far crescere la sostenibilità dei prodotti e delle filiere forestali e questo anche alla luce del lavoro in corso per definire i decreti attuativi del Testo unico sulle filiere forestali (art. 6, comma 1 del Dlgs 34/2018).
Elsa Sciancalepore