Il cambiamento climatico peggiora il Dna dello sperma

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Intervista ad Andrea Garolla, professore di Endocrinologia dell’Unità di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell’Università degli studi di Padova. «Un cinquantennio fa si considerava normale la media di 100milioni di spermatozoi, oggi in Europa la media considerata normale consiste in un numero superiore ai 40milioni»

Oggi si parla molto d’inquinamento ambientale e danni correlati alla salute. Le sostanze chimiche disperse nell’acqua, nel suolo ma anche nell’aria o contenute in molti alimenti, ma anche attività apparentemente innocue, possono essere responsabili di patologie andrologiche e ginecologiche che impattano in modo fortemente negativo sulla riproduzione.

Ma in che modo questo accade e quali di conseguenza le contromisure?

A fare il punto sulla questione con l’agenzia di stampa Dire è Andrea Garolla, professore di Endocrinologia dell’Unità di Andrologia e Medicina della Riproduzione dell’Università degli studi di Padova.

«Negli ultimi anni si è osservato un cambiamento sostanziale della fertilità. Infatti non sono in calo le nascite ma sono peggiorati notevolmente i parametri seminali dell’uomo. Se pensiamo appunto che un cinquantennio fa si considerava normale la media di 100milioni di spermatozoi, oggi in Europa la media considerata normale consiste in un numero superiore ai 40milioni. A complicare il quadro c’è il fatto che sono drammaticamente diminuite la motilità e la morfologia oltre le alterazioni del nucleo degli spermatozoi».

Perché pensiamo all’ambiente come causa scatenante?

«Perché ci sono fenomeni che stanno cambiando in modo repentino su tutte la quantità di sostanze chimiche che sono nell’ambiente, negli animali e nelle verdure di cui ci nutriamo tanto per nominarne alcune. Non solo ma dobbiamo pensare anche alla temperatura atmosferica che via via va incrementandosi e anche questo gioca un ruolo importante nell’infertilità.

«Abbiamo dimostrato — prosegue Garolla — che queste sostanze interferiscono con gli ormoni e in particolare con quelli maschili facendo in modo che il recettore non “senta” il testosterone e ciò comporta una diminuzione delle caratteristiche di androgenizzazione dei maschi e dunque della fertilità. La crescita delle temperature ambientali dall’altro è fondamentale perché il testicolo, per funzionare adeguatamente, deve stare ad una temperatura più bassa rispetto a quella del corpo. Uno studio recente eseguito su giovani uomini che si sottoponevano per un mese a saune una volta alla settimana ha dimostrato un calo notevole del numero e della qualità del Dna degli spermatozoi con conseguente impatto negativo dunque sulla fertilità».

(Fonte Dire)

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