Il conflitto tra Homo sapiens e le altre 8 milioni di specie al Mondo è in atto dunque per lo spazio vitale e produttivo, ancora ben lontano dagli obiettivi di pace e di sviluppo dell’imminente Giornata mondiale della Scienza
La Giornata mondiale della Scienza cade quest’anno all’indomani di un appello d’emergenza giunto da Abu Dhabi meno di un mese fa, che diffonde urbi et orbi i termini di quello che sta accadendo nel campo della biodiversità planetaria.
Se le celebrazioni del prossimo 10 novembre indette dall’Unesco hanno per fine «la pace e lo sviluppo», stando ai numeri emanati dai 300 specialisti della Species Survival Commission dell’Unione internazionale per la Conservazione della Natura riuniti negli Emirati Arabi, siamo ancora lontanissimi dall’obiettivo: l’attuale tasso di estinzione delle specie animali e vegetali è almeno 1.000 volte superiore al fisiologico trend della storia del nostro pianeta, è direttamente provocato dall’uomo e aggiunge il fatto che delle 8 milioni di specie stimate sulla Terra, la gran parte è ancora sconosciuta.
Da qui l’invito degli scienziati ai governi di tutto il mondo, per mettere in campo le risorse necessarie a mitigare le vere cause del problema.
«Pace e sviluppo diventano traguardi molto ambiziosi quando ci accorgiamo che l’attività umana ha gravemente modificato oltre il 75% di terre e acque dolci e il 66% degli oceani, spedendo il 27% delle specie animali registrate da Iucn nella classifica di quelle “minacciate” di estinzione», riassume quanto emerso al meeting di Abu Dhabi da parte di Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo. Gli fa eco Johannes Fritz, membro della Iucn Species Survival Commission, capo-progetto del Life+ “Reason for Hope” per la reintroduzione dell’ibis eremita, che aggiunge: «Questi dati non possono che disegnare i contorni del conflitto per la fruizione dei territori che si innesca tra uomo e fauna selvatica, aspro anche quando non si odono sparare i fucili dei bracconieri».
Un’epoca nera e poco pacifica dunque, che colpisce trasversalmente dai grandi predatori (stretti nell’avanzare dei territori agricoli e d’allevamento) agli invertebrati, prima vittime della trasformazione degli habitat naturali. E non fanno eccezione gli abitanti dei cieli.
È proprio il caso dell’ibis eremita che, scomparso dal Vecchio Continente nel 1600, dopo 5 anni di progetto cofinanziato dall’Ue di cui il Parco Natura Viva è unico partner italiano, è in attesa del proprio rinnovo.
«Entro la fine di quest’anno, saranno 130 gli esemplari a migrare in Europa centrale, tra le tre aree di riproduzione in Baviera, Salisburgo, Baden-Wuerttemberg e la Toscana — prosegue il ricercatore austriaco Fritz —. Ma quello che abbiamo registrato è una netta inversione di tendenza nell’attuale minaccia: diminuisce la mortalità causata dal bracconaggio e aumenta quella provocata dalla folgorazione degli esemplari sulle linee dell’alta tensione».
Il conflitto tra Homo sapiens e le altre 8 milioni di specie al Mondo è in atto dunque per lo spazio vitale e produttivo, ancora ben lontano dagli obiettivi di pace e di sviluppo dell’imminente Giornata mondiale della Scienza.
(Fonte Elena Livia Pennacchioni, Parco Natura Viva di Bussolengo)