In Europa l’ambiente arretra

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Raporto Soer 2020
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Pubblicato «L’ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2020» (Soer 2020). Secondo il rapporto, sebbene le politiche europee sull’ambiente e il clima abbiano contribuito a migliorare la situazione ambientale negli ultimi decenni, i progressi compiuti dall’Europa non sono sufficienti e le prospettive per l’ambiente nei prossimi dieci anni sono tutt’altro che rosee

Realizzare il potenziale non sfruttato delle attuali politiche ambientali, adottare la sostenibilità come quadro di riferimento per l’elaborazione delle politiche, mettersi alla guida dell’azione internazionale verso la sostenibilità, promuovere l’innovazione nella società, aumentare gli investimenti e riorientare il settore finanziario per supportare progetti e imprese sostenibili, gestire i rischi e garantire una transizione socialmente equa, creare più conoscenze e competenze, sono questi alcuni aspetti dove dover intervenire per realizzare ancora un reale futuro sostenibile.

È stato pubblicato «L’ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2020» (Soer 2020), rapporto che, rappresentando la più completa valutazione ambientale effettuata in Europa, è pubblicato dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea). Il Soer 2020 è il sesto rapporto pubblicato dall’Aea dal 1995 e contiene informazioni documentabili su come dobbiamo rispondere alle enormi e complesse sfide che abbiamo di fronte, quali il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento di aria e acqua.

Secondo il rapporto, sebbene le politiche europee sull’ambiente e il clima abbiano contribuito a migliorare la situazione ambientale negli ultimi decenni, i progressi compiuti dall’Europa non sono sufficienti e le prospettive per l’ambiente nei prossimi dieci anni sono tutt’altro che rosee.

Dalla relazione emerge infatti che, riducendo le emissioni di gas a effetto serra, l’Europa ha sì compiuto notevoli progressi nel corso degli ultimi vent’anni in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici con segnali di miglioramento in settori, quali quello dell’inquinamento atmosferico e idrico, della gestione dei rifiuti, dell’adattamento ai cambiamenti climatici dell’economia circolare e della bioeconomia. Sebbene tali risultati siano significativi, l’Europa non potrà realizzare la sua visione di sostenibilità, ossia «vivere bene entro i limiti del pianeta», continuando a promuovere la crescita economica e cercando di gestire gli effetti ambientali e sociali.

La relazione sollecita quindi i paesi, i leader e i responsabili politici europei a cogliere l’opportunità di sfruttare i prossimi dieci anni per potenziare e accelerare drasticamente le misure finalizzate a riportare l’Europa sulla traiettoria giusta per raggiungere i suoi obiettivi e le sue finalità politiche di medio e lungo termine in campo ambientale, al fine di evitare cambiamenti e danni irreversibili.

L’attuale gamma di misure politiche europee fornisce una base essenziale per i progressi futuri ma non è sufficiente. Per migliorare, l’Europa deve affrontare alcune sfide in modo diverso e deve ripensare i propri investimenti.

Se si vogliono raggiungere gli obiettivi europei occorrerà concretizzare meglio le politiche attuali e migliorare il coordinamento tra queste ultime. Saranno necessarie anche ulteriori misure politiche per operare un mutamento profondo dei principali sistemi di produzione e di consumo alla base del nostro moderno stile di vita, come ad esempio l’alimentazione, l’energia e la mobilità, i cui effetti sull’ambiente sono sostanziali.

La relazione sottolinea anche l’importanza di come le misure governative possano consentire la transizione verso la sostenibilità e la necessità di modificare l’approccio ai problemi. L’Europa deve, ad esempio, ripensare il modo in cui ricorre alle innovazioni e alle tecnologie esistenti; come potrebbero essere migliorati i processi di produzione; come si potrebbero promuovere la ricerca e lo sviluppo in un contesto di sostenibilità e come si potrebbe stimolare la trasformazione dei modelli di consumo e dei modi di vivere.

Infine, per portare a termine tale trasformazione occorrerà investire in un futuro sostenibile e porre fine all’uso di fondi pubblici per sovvenzionare quelle attività che danneggiano l’ambiente. Da tali cambiamenti di priorità negli investimenti l’Europa ne può trarre enormi benefici, per le opportunità economiche e sociali che ne potrebbero derivare. Al contempo, sarà essenziale dare ascolto alle preoccupazioni dei cittadini e assicurare un ampio sostegno a questo cambiamento di rotta: una transizione socialmente equa.

In definitiva, le tendenze ambientali in Europa non sono migliorate dall’ultimo rapporto sullo stato dell’ambiente pubblicato dall’Aea nel 2015.

L’Europa ha compiuto importanti progressi per quanto riguarda l’efficienza delle risorse e l’economia circolare ma le tendenze recenti sottolineano un rallentamento di questi in alcune aree importanti quali la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, le emissioni industriali, la produzione di rifiuti, il miglioramento dell’efficienza energetica e la percentuale di energia rinnovabile. E in prospettiva il ritmo dei progressi attuali non sarà sufficiente a conseguire gli obiettivi energetici e climatici per il 2030 e il 2050 con l’ambito relativo alla conservazione della biodiversità europea e della natura, accompagnato dell’inquinamento atmosferico e acustico e dall’utilizzo delle sostanze chimiche pericolose, che registra i miglioramenti meno incoraggianti.

Perché realizzare la visione dell’Europa di un futuro sostenibile e a basse emissioni di carbonio è ancora possibile ma urge un cambio di rotta per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici, invertire il processo di degrado e assicurare il benessere alle generazioni future.

E. S.