Calma, decarbonizzazione entro il 2050

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L’Unione europea ha fissato l’obiettivo della neutralità climatica ma la casa sta già bruciando da decenni. Wwf: Ora aumentare obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030. Greta: «Dall’accordo di Parigi, le banche mondiali hanno investito 1.900 miliardi di dollari in combustibili fossili. Solo 100 aziende sono responsabili del 71% delle emissioni globali. I paesi del G20 sono responsabili di quasi l’80% delle emissioni totali. Il 10% della popolazione mondiale più ricca produce la metà delle nostre emissioni di CO2, mentre il 50% più povero ne produce appena 1/10»

Finalmente l’Europa ha battuto un colpo, ora c’è un programma verso la decarbonizzazione ma per raggiungerla ha preso la tradotta.

Come altro descrivere i tempi che intende attuare? C’è un campo che sta bruciando ma si dice ai vigili del fuoco di intervenire dopo la distruzione di metà area.

Per l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050, i Paesi Ue hanno chiesto di fissare un target di riduzione delle emissioni più elevato per il periodo sino al 2030, coerente con la strategia di neutralità climatica, da fissare in un tempo utile, prima della Cop26 a Glasgow. La Polonia, che evidentemente vive su un altro pianeta, non si impegnerà per raggiungere l’obiettivo e tutto è stato rinviato al giugno 2020.

Secondo il Wwf «i dati scientifici e le responsabilità della Ue dovrebbero indurre ad accelerare la decarbonizzazione al 2040. L’Ungheria e la Repubblica Ceca hanno concordato con la decisione assunta, dopo la comunicazione della Commissione europea di mercoledì scorso sulla creazione di un meccanismo di giusta transizione, che prevede fondi per il sostegno e la minimizzazione dell’impatto sociale durante il passaggio verso un’economia a zero emissioni di carbonio.

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia ha detto che «dobbiamo seguire una traiettoria di accelerazione dell’azione e di innalzamento degli obiettivi intermedi per mantenere l’impegno assunto. Riconosciamo il merito ai Paesi della Ue che hanno sostenuto l’obiettivo di neutralità climatica, inclusa l’Italia, e alla Commissione europea per il suo tempestivo e necessario riferimento a un imminente meccanismo di giusta transizione. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare per varare una forte strategia italiana di decarbonizzazione, davvero coerente con il Green New Deal e la decisione a livello europeo, nonché migliorare il Piano Energia Clima (Pniec) per prepararci all’innalzamento dell’obiettivo di riduzione al 2030. È assolutamente necessario che l’Unione europea assuma una decisione al più presto, a questo riguardo, impegnandosi a ridurre le emissioni del 65% entro il 2030. In questo modo si potrà anche influire nel modo giusto, vale a dire con l’esempio e non con la retorica, sulla conferenza sul Clima Cop26 del prossimo anno, conferenza che peraltro vedrà l’Italia protagonista».

Incisiva come sempre, Greta Thunberg, nel discorso alla Cop25 (tradotto dalla redazione del sito «I feel good») ha ricordato che «nel capitolo 2, a pagina 108 dello Special Report dell’Ipcc Global Warming of 1,5°C pubblicato l’anno scorso, si diceva che… Se volevamo avere una probabilità del 67% di limitare l’aumento della temperatura globale a meno di 1,5 gradi Celsius, avevamo a disposizione (al 1° gennaio 2018) un budget di 420 miliardi di tonnellate di CO2 ancora da emettere… E naturalmente quel numero è oggi molto più basso, dato che emettiamo circa 40 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno, uso del suolo incluso. Con gli attuali livelli di emissioni, il budget residuo finirà entro circa 8 anni».

Quindi perché aspettare che si bruci metà del bosco e non partire subito? Non c’è bisogno che dia una risposta…

Greta incalza: «Dall’accordo di Parigi, le banche mondiali hanno investito 1.900 miliardi di dollari in combustibili fossili. Solo 100 aziende sono responsabili del 71% delle emissioni globali. I paesi del G20 sono responsabili di quasi l’80% delle emissioni totali. Il 10% della popolazione mondiale più ricca produce la metà delle nostre emissioni di CO2, mentre il 50% più povero ne produce appena 1/10».

È veramente un quadro deprimente e poco rassicurante per il nostro futuro. Greta dice cose che tutti noi viviamo sulla nostra pelle e il futuro dei nostri figli ci preoccupa non poco.

«I paesi — continua Greta — stanno trovando modi furbi per aggirare il fatto di dover intraprendere azioni concrete… Come la doppia contabilizzazione delle riduzioni delle emissioni, lo spostamento delle loro emissioni oltreoceano e il fatto di ritrattare le loro promesse di aumentare gli obiettivi, rifiutando di spendere per trovare soluzioni o per compensare perdite e danni.

«Il vero pericolo è quando i politici e gli amministratori delegati fanno sembrare che stanno facendo azioni reali, mentre in realtà non viene fatto quasi nulla, tranne contabilità furbette e pubbliche relazioni creative».

I. L.