Interessante Convegno, organizzato dalla Società italiana di geologia ambientale (Sigea), dall’Università degli studi di Bari «Aldo Moro» – Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, dall’Ordine dei geologi della Puglia (Org). Molti gli interventi che si snoderanno durante la Sessione mattutina, pomeridiana e la Tavola rotonda. Qui alcune brevi sintesi
«Erosione costiera e misure di mitigazione», convegno, organizzato dalla Società italiana di geologia ambientale (Sigea), dall’Università degli studi di Bari «Aldo Moro» – Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, dall’Ordine dei geologi della Puglia (Org) e che si svolgerà giovedì 19 dicembre 2019 presso l’Aula Magna del Palazzo di Scienze della Terra, Campus Universitario di Bari, rappresenta un’occasione per fare il punto sulle tecniche e sulle politiche di mitigazione della fascia costiera, elemento ambientale di grande valenza sostenibile e di ritorno turistico importante.
Molti gli interventi che si snoderanno durante la Sessione mattutina, pomeridiana e la Tavola rotonda e che, sotto vari aspetti tecnico-scientifico, andranno a dare lo specifico contributo all’argomento.
Di seguito alcuni contributi della giornata…
Massimo Moretti dell’Università di Bari affronterà il tema relativamente agli approcci sedimentologici per lo studio e la mitigazione dell’erosione costiera.
Nel suo intervento verranno analizzati i dati rivenienti da una estesa campagna di geologia marina sulla piattaforma ionica ed adriatica della regione Puglia mirata alla ricerca di «sabbie relitte». La profondità di rinvenimento, i volumi totali dei depositi sabbiosi, i caratteri di compatibilità con le sabbie di spiaggia adiacenti e soggette ad erosione rappresentano i principali parametri da valutare in modo quantitativo per ottenere la reale fattibilità di interventi di ripascimento.
Verranno quindi mostrati i risultati dell’applicazione di metodologie indirette per il calcolo dei volumi di spiaggia coinvolti nella dinamica costiera e infine, i risultati rivenienti da recenti studi di tipo interdisciplinare che indicano come gli ambienti di spiaggia risentano in modo determinante delle dinamiche ecologiche ed in particolar modo in aree prive di importanti apporti fluviali. Il contributo bioclastico è strettamente connesso al benessere delle aree di provenienza degli organismi provvisti di guscio. Il rapporto fra sedimentologia e biologia è ancor più stretto nel caso delle biocostruzioni.
Verrà quindi mostrato il ruolo poco conosciuto dei policheti nel proteggere fisicamente le spiagge e nel conservare enormi volumi di sabbia che vengono restituiti ai litorali sabbiosi durante le tempeste invernali.
Federico Boccalaro dell’Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica (Aipin) – Sigea tratterà la riqualificazione degli ambienti emersi e sommersi.
L’intervento ripercorre in qualche modo l’esperienza di lavoro dell’autore nel settore della difesa del corpo stradale lungo le linee ferroviarie costiere liguri e descrive i nuovi metodi di tutela delle coste che interessano gli habitat lagunari, dunali, litoranei e marini della penisola italiana, e più in generale dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Mentre in passato l’unica preoccupazione era di difendersi dall’erosione marina con opere il più possibile rigide e massicce, oggi si cerca di ridurre anche l’impatto ambientale delle opere, ricorrendo a strutture più flessibili e leggere, ma soprattutto rinverdibili, con l’obiettivo di coniugare maggiormente sicurezza delle persone, salvaguardia degli ambienti naturali e tutela del paesaggio.
L’ingegneria naturalistica costituisce lo strumento operativo per raggiungere questo obiettivo, e trova esemplificazione nei numerosi interventi visibili lungo le coste inglesi, olandesi, spagnole, francesi, italiane e greche, dove con più competenza sono state applicate tali tecniche di riambientalizzazione, in un efficace equilibrio tra conoscenze tecnologiche e naturalistiche. A fianco di materiali innovativi quali i rivestimenti antierosivi, i rinforzi dei terreni, le strutture flessibili e permeabili, compaiono le piante con le loro funzioni essenziali: consolidare il terreno, colonizzare suoli sterili, incrementare la biodiversità, armonizzare il paesaggio, diminuire gli effetti dell’inquinamento. Le esperienze che si sono fatte recentemente in Europa, in America e in Australia fanno ben sperare in una più ampia diffusione e applicazione dei principi della rinaturazione.
Una duplice funzione quella degli interventi per la difesa delle coste in funzione di protezione dal dissesto idrogeologico e di salvaguardia dell’ambiente che, pur rinunciando a volte a necessari approfondimenti di singole tematiche, va a favore però di una visione d’insieme sintetica e logica. Si passeranno, durante l’intervento, così in rassegna i principi, i metodi, le tecniche per rivestire, stabilizzare, consolidare le spiagge, le dune e le lagune costiere con materiali vegetali vivi (talee, rizomi, piantine, ecc.), con materiali naturali inerti (pietrame, legname, canne, stuoie, ecc.) e con materiali artificiali (geocompositi, reti metalliche, ancoraggi, ecc.).
Un lavoro che avrà quindi una forte connotazione interdisciplinare e che si rivolge agli operatori tecnici ambientali (geologi, ingegneri, architetti, geometri, forestali, agronomi, naturalisti), ai gestori (amministratori in genere) che si devono occupare di ripristino, gestione e manutenzione dei sistemi costieri spiaggia-duna-laguna, e che spesso devono affrontare problemi di emergenza per il territorio causati dalle mareggiate (arretramento dei litorali) e che vuole suscitare, specie nei giovani, interesse e considerazione per un’attività che può mettere d’accordo tradizione e innovazione nel gestire il territorio con risparmio delle risorse, prevenzione del dissesto e rispetto dell’ambiente.
Nicola Ungaro, Direttore tecnico scientifico dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Arpa) della Basilicata spiegherà il ruolo delle piante fanerogame nell’equilibrio dell’ambiente marino-costiero.
Le Fanerogame marine sono piante a tutti gli effetti, e quindi sono strutturalmente formate da radici, fusto e foglie. Questi vegetali acquatici hanno comunque la necessità di vivere in un ambiente ben illuminato, e per questo colonizzano solo i fondali costieri al di sotto della linea della bassa marea e sino a circa 50 m di profondità nel Mediterraneo. Oltre alla trasparenza delle acque, la presenza di fanerogame è influenzata da altri parametri ambientali, tra i quali la salinità, la temperatura, la granulometria e il contenuto di sostanza organica nei sedimenti. Nel Mediterraneo sono presenti cinque specie di fanerogame, ognuna delle quali contraddistinta da caratteri morfologici propri, oltre che da un habitat preferenziale; tra queste la più diffusa e studiata è senza dubbio la Posidonia oceanica.
La Posidonia oceanica è endemica del Mediterraneo, dove colonizza differenti tipologie di fondale, da quelli sabbiosi ad alcune facies rocciose sino ad un limite massimo di profondità pari a – 45 m. L’accrescimento del fusto (tecnicamente «rizoma») della pianta porta alla formazione di una struttura a terrazzo denominata con il termine francese «matte», costituita da un intreccio di rizomi e radici tra i quali resta intrappolato il sedimento dei fondali. Oltre alla Posidonia, almeno nei mari italiani la seconda specie più importante è la Cymodocea nodosa. Si differenzia dalla Posidonia per le foglie meno lunghe e più strette, e per la forma molto più sottile del fusto e dell’apparato radicale. Questa specie colonizza fondali sabbio-fangosi tra la superficie e i 20 m circa di profondità, ed è certamente più tollerante della P. oceanica rispetto ad alcuni parametri quali la salinità e la temperatura delle acque.
Le praterie di fanerogame, almeno nel caso della P. oceanica, producono una quantità di sostanza organica tale da caratterizzare le aree colonizzate come siti ad alta concentrazione di biomassa ed ecosistemi ad alta produttività (i più produttivi del Mediterraneo), svolgendo anche un ruolo importante nella produzione di ossigeno e nel sequestro dell’anidride carbonica. Dal punto di vista ecologico le praterie di fanerogame rappresentano zone di concentrazione trofica, di rifugio, nascondiglio e predazione, nonché luogo di riproduzione e primo accrescimento (nursery), per numerose specie ittiche di notevole importanza economica.
La morfologia delle piante insieme alla loro densità creano inoltre l’habitat ideale per numerose specie marine di invertebrati. Ma oltre al fondamentale ruolo nell’equilibrio dell’ecosistema marino, le praterie di fanerogame rappresentano un potente sistema frenante per le onde e le correnti. Infatti si stima siano capaci di dissipare l’energia delle correnti e delle onde, riducendo il trasporto dei sedimenti nella zona litorale e costituendo dunque un fattore di protezione contro l’erosione delle spiagge a livello locale.
Le fanerogame svolgono importanti funzioni anche se «spiaggiate» ed accumulate sul litorale alla fine del loro ciclo vitale. I residui spiaggiati di fanerogame sono un prodotto naturale, ovvero biomassa che dopo essere stata frammentata dai processi fisici e dagli organismi detritivori, viene rimineralizzato dalla componente microbica, rappresentando quindi una importante fonte di carbonio e di nutrienti per l’intero sistema spiaggia-mare. La stessa matrice vegetale è utilissima per mantenere l’equilibrio energetico (il bilancio della sostanza organica) nell’ambito degli ecosistemi marino-costieri, nonché svolge una funzione molto importante per la vegetazione pioniera delle spiagge e di quella delle dune, favorendo la formazione e la stabilizzazione delle stesse. Ma il ruolo probabilmente più importante dei residui di fanerogame spiaggiate, ed in particolar modo di Posidonia, è quello svolto nel mantenimento e consolidamento degli arenili sabbiosi, trattenendo i sedimenti sciolti della spiaggia e limitando i processi erosivi.
Per il loro ruolo nell’ecosistema marino costiero nonché per quello di prevenzione e mitigazione dei fenomeni erosivi dei litorali, risulta dunque indispensabile una gestione sostenibile delle fanerogame marine che sono da considerarsi preziose risorse in tutte le loro forme, in mare e sulle spiagge.
Nicola Pellecchia, geologo – libero professionista parlerà della tecnologia degli attenuatori d’onda: le barriere di prossimità ad assorbimento di energia Wawtech.
Attraverso la posa in opera di attenuatori d’onda Wawtech, attenuatori che difendono i litorali e sostengono il ripascimento delle spiagge sabbiose, si argina l’erosione costiera. Gli attenuatori d’onda sono frangiflutti di III^ categoria di tipo mobile (amovibili) che, dunque, possono essere allocati e spostati, a seconda delle condizioni e della dinamica costiera interessata nonché del perseguimento dei risultati attesi. Questa preserva la spiaggia dall’erosione e permette, nel contempo, il ripascimento dell’area a monte, con un notevole apporto, mediante la stessa onda che provvede sia al trasporto sia alla sedimentazione di nuovo materiale, tale da costruire nuova linea di costa.
Tommaso Elia, geologo – libero professionista illustrerà i brevetti frangiflutti e nuovi massi artificiali.
Wave Filter, modulo prefabbricato per il contrasto dell’erosione costiera e il ripascimento naturale delle spiagge e Riccio, modulo prefabbricato per la costruzione di dighe a scogliera antierosione per la difesa di spiagge e infrastrutture marittime.
Tanti quindi gli elementi di discussione volti ad affrontare la tematica nel modo più completo e interdisciplinare possibile. Perché se le misure di mitigazione dell’erosione costiera tecnicamente hanno materiale di discussione importante per affrontare la tematica nel giusto modo che merita è anche vero che tutto il materiale in essere deve poter transitare attraverso una seria analisi dei fattori che maggiormente incidono sulle cause dell’erosione e sulla pericolosità, analisi che poi abbinate ad una politica sempre vocata alla sostenibilità ambientale possano quindi indurre ad una ragionevole condizione di gestione e fruizione di questi splendidi ambienti.
Anche Enrico Borbone del Centro regionale mare dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) Puglia ha preso parte ai lavori con il suo intervento «Aspetti normativi per la selezione di sabbie idonee all’esecuzione dei ripascimenti delle spiagge».
L’intervento partendo dallo spiegare il termine «ripascimento», ha affrontato quindi la normativa di settore, definito le opzioni di gestione dei sedimenti nonché gli interventi successivi di monitoraggio.
Dopo il convegno è prevista la Cerimonia di premiazione del Concorso Fotografico «Passeggiando tra i Paesaggi Geologici della Puglia» giunto alla decima edizione.
Elsa Sciancalepore