Le navi inquineranno anche nel 2020

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Sulphur 2020
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Adottato il limite dello 0,5% di zolfo per il carburante utilizzato nel trasporto marittimo; questo limite, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, è di molte volte superiore a quello in vigore per i combustibili utilizzati sulla terra. La rete di Ong ambientaliste europee, tra cui Cittadini per l’aria, chiede l’istituzione nel Mediterraneo di un’area di controllo delle emissioni

imo2020Il trasporto marittimo contribuisce in modo molto significativo all’inquinamento atmosferico: nelle zone costiere e nelle città di porto, le navi costituiscono la principale fonte di inquinamento dell’aria.
L’Organizzazione marittima internazionale (Imo) ha adottato il limite dello 0,5% di zolfo per il carburante utilizzato nel trasporto marittimo; questo limite, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, è di molte volte superiore a quello in vigore per i combustibili utilizzati sulla terra. Di conseguenza le navi continueranno ad essere una delle principali fonti di inquinamento dell’aria.
L’Area del Mar Mediterraneo, caratterizzata da gran parte del trasporto navale europeo, è particolarmente colpita dalle emissioni marittime da particolato, black carbon, ossidi di azoto e ossidi di zolfo.
La rete di Ong ambientaliste europee da tempo chiede a tal proposito che venga istituita nel Mediterraneo un’area di controllo delle emissioni navali di ossidi di azoto e ossidi di zolfo (EcaMed), esattamente come l’Area a controllo delle emissioni di zolfo (Seca) che è stata istituita nel Nord e nel Mar Baltico e grazie alla quale la qualità dell’aria nella zona è notevolmente migliorata.
Le valutazioni di impatto inerenti l’istituzione nel Mediterraneo di un’Eca, commissionate da Francia e Commissione Ue, mostrano chiaramente che un’Eca combinata nel Mar Mediterraneo che copra le emissioni di zolfo e azoto avrebbe un beneficio doppio per quanto riguarda il risparmio socio-economico e la prevenzione delle morti premature. Un’Eca combinata eviterebbe fino a 6.200 decessi prematuri ogni anno e potrebbe far risparmiare da 8 a 14 miliardi di euro di costi sanitari in tutte le economie costiere.
La rete di Ong, riunitesi in conferenza nel mese di novembre 2019 in Grecia, ha invitato i decisori politici a non rallentare il processo volto all’istituzione di una EcaMed.

 

(Fonte Arpat)