Ottomila koala bruciati, perso il 30% della popolazione

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koala australia © Cherly Ridge
© Cherly Ridge
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L’emergenza incendi in Australia. L’allarme del Wwf. Quasi 500 milioni di animali uccisi dalle fiamme. Ora si teme che intere specie animali e vegetali possano andare perdute per sempre. Serve impegno forte e urgente dei governi per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Un rapporto del 2009 l’aveva previsto ma la politica lo ha ignorato

È sempre più grave l’allarme incendi in Australia. Nel Nuovo Galles del Sud e nel Victoria è stato dichiarato lo stato di emergenza: siamo davanti ad alcuni dei più pericolosi e catastrofici incendi che l’Australia abbia mai visto. Solo nel Nuovo Galles del Sud sono stati bruciati più di 4 milioni di ettari, pari al doppio della Lombardia, e il numero aumenta. Secondo le ultime stime dell’Università di Sydney, circa 480 milioni di mammiferi, uccelli, rettili e altri animali sono morti a causa dei devastanti incendi boschivi del 2019, mentre nelle Blue Mountains solo a novembre e dicembre è andato bruciato il 50% delle riserve naturali.

Si stima che siano circa 8.000 i koala dispersi nelle fiamme, che nella costa nord del New South Wales hanno già ucciso circa il 30% dell’intera popolazione di questa specie. Una notizia gravissima, dato che in tutta la regione, prima che iniziassero gli incendi, i koala erano solo circa 28.000. La maggior parte dei koala della costa orientale australiana, infatti, vive all’interno del «Triangolo dei Koala», regione in cui la specie potrebbe estinguersi in soli 30 anni.

A causa del cambiamento climatico, gli incedi diventeranno ancora più frequenti e si teme che intere specie animali e vegetali endemiche dell’Australia, possano andare perdute per sempre. Anche Kangaroo Island, l’isola dei canguri nonché meta molto ambita dai turisti, è stata evacuata per l’emergenza incendi: un altro scrigno di natura divorato dalle fiamme che nessuno potrà più vedere come prima.

Chi sono i colpevoli degli incendi?

«Primi tra tutti la siccità e le temperature bollenti, causate dal riscaldamento globale, che hanno trasformato le foreste in prede facilmente divorabili dalle fiamme». A spiegarlo è Isabella Pratesi, direttore del programma di Conservazione del Wwf Italia, che in questi giorni si trova in Tasmania. Proprio lì, a più di 400 chilometri dalle coste australiane, nei giorni scorsi il cielo è coperto di fumo.

«Gran parte della Tasmania è stata avvolta dal fumo degli incendi della costa orientale dell’Australia. La portata della devastazione è enorme e il vento ne porta la testimonianza fino in Nuova Zelanda — spiega Isabella Pratesi —. In Australia stanno bruciando le ultime foreste naturali di eucalipti e ad andare in fiamme non sono solo questi straordinari alberi con i koala, ma anche opossum, canguri grandi e piccoli, wallaby, wombat, ornitorinchi ed echidna».

«È vero che gli incendi in Australia fanno parte dei processi ecologici — aggiunge Isabella Pratesi —. Ma quello che sta succedendo oggi è di una portata completamente diversa e in un contesto del tutto trasformato. A bruciare sono gli ultimi tasselli di ecosistemi naturali a cui non possiamo assolutamente rinunciare».

Già un rapporto del governo australiano che risale al 2009 indicava come «le proiezioni climatiche modellizzate mostrano che gran parte dell’Australia meridionale potrebbe diventare più calda e secca. Tale previsione suggerisce che, entro il 2020, i giorni di pericolo di incendio estremo nel sud-est dell’Australia potrebbero verificarsi dal 5 al 65% in più di quanto non avvenga attualmente».

Ora è necessario un impegno forte e urgente dei governi per contrastare i cambiamenti climatici e, per evitare che gli impatti siano ancora più violenti, dobbiamo limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e quindi azzerare le emissioni di CO2 ben prima del 2050.

 

(Fonte Wwf)