È quello che il comune di Polignano «rinviene» dai fascicoli esaminati
Ancora sulla questione della Lama tombata… Il comune fa un salto di responsabilità e chiede alla Soprintendenza che cosa intende fare dopo quasi 17 anni. E la Serim ha ufficialmente comunicato che nell’area in questione non c’è mai stata una lama
È strano, ma il caso della lama scomparsa a costa Ripagnola, in agro di Polignano a Mare, sembra essersi riacceso «tutto d’un tratto». Dopo mesi di attesa il Comune di Polignano ha risposto alla Soprintendenza al Paesaggio ed al Dipartimento all’Ambiente, Urbanistica e Paesaggio della Regione Puglia in merito alla questione della «lama tombata».
Il 18 dicembre scorso l’Area Tecnica del comune costiero ha riepilogato la situazione. Ne vien fuori che a dicembre 2004 Modesto Scagliusi (l’imprenditore polignanese attuale proprietario dell’area di Ripagnola e socio della Serim che ha proposto lì un intervento per la realizzazione di un resort contestato da associazioni e comitati spontanei e sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Bari) ha ottenuto un permesso di costruire con esenzione da autorizzazione paesaggistica per la «manutenzione straordinaria di muratura a secco esistente».
A marzo 2005 lo stesso Scagliusi ha ottenuto un ulteriore permesso di costruire, sempre dal comune di Polignano e dopo aver ottenuto autorizzazione paesaggistica e nulla osta archeologico, per il «ripristino e completamento della muratura in pietra a secco esistente» su alcune delle particelle già oggetto del precedente permesso di costruire.
I documenti «rinvenuti»
Ma il comune di Polignano, «esaminati i fascicoli» «rinviene» (il verbo usato è proprio questo, quasi fosse impegnato in uno scavo archeologico) una serie di documenti. Da essi emerge che ad ottobre del 2003 la Soprintendenza archeologica aveva rilevato «opere di trasformazione dell’ambiente naturale» nell’area «Le Macchie-Ripagnola» con in atto interventi di «trasformazione radicale» in assenza di indicazioni di autorizzazioni, «con alterazione dei livelli planoaltimetrici, livellamento quote e spostamento terra, demolizione muretti a secco, alla luce di un evidente progetto di risistemazione dell’area».
Le particelle citate nella nota sono anche quelle interessate dalla lama, in particolare la 2, la 33 e la 444 dei fogli 1 e 2 del catasto terreni di Polignano. A novembre 2003, la Soprintendenza per i Beni Ambientali emette un’ordinanza di sospensione dei lavori in quelle aree chiedendo al comune di Polignano di notificarla a Scagliusi.
Il Settore Urbanistico della Regione Puglia, a gennaio 2004, chiede al Sindaco di Polignano di relazionare in merito. Come se non bastasse, Scagliusi inoltra al comune una denuncia di inizio attività sempre per le particelle in parte oggetto di «trasformazione radicale» e che poi saranno interessate dal progetto Serim, per la piantumazione di alberi di palma per il tempo necessario alla «maturazione economica» (4-5 anni).
Il comune di Polignano comprendendo che quella non era proprio una buona azione di tutela del paesaggio, a maggio 2005 emette un’ordinanza di sospensione dei relativi lavori «per meglio ponderare l’adozione dei provvedimenti consequenziali». A giugno del 2005, il comune di Polignano è costretto ad emettere ulteriori due ordinanze con le quali sospende i lavori già oggetto dei permessi di costruire di cui abbiamo detto prima, per varie difformità realizzative e per l’intervenuta proposta di dichiarazione di interesse culturale dell’area ai sensi del Codice del Paesaggio.
Dopo aver «rinvenuto» tutto questo, la Dirigente dell’Area Tecnica del Comune di Polignano, arch. Ingrassia, nella nota del 18 dicembre 2019 chiede alla Soprintendenza «di conoscere quali atti siano stati adottati successivamente alla Ordinanza del Soprintendente prot. n. 23324 del 03.11.2003 di “immediata sospensione dei lavori iniziati senza la prescritta autorizzazione paesaggistica”, al fine di ricostruire gli eventuali abusi commessi e adottare gli adempimenti consequenziali».
La Soprintendenza tace da 17 anni
E qui il cortocircuito è completo. Ai sensi del Codice del Paesaggio, il comune dovrebbe verificare, come gli è stato chiesto da Regione, Soprintendenza ed Autorità di Bacino e da associazioni e comitati per la difesa di costa Ripagnola, se effettivamente la lama in questione sia stata parzialmente tombata o meno. Qualora verificasse che la notizia risponde al vero, dovrebbe ingiungere al proprietario dell’area la riduzione in pristino. Invece, il comune fa un salto di responsabilità e chiede alla Soprintendenza che cosa intende fare dopo quasi 17 anni.
La questione, però, si è arricchita di ulteriori elementi. La Serim ha ufficialmente comunicato che nell’area in questione non c’è mai stata una lama e che le accuse rivoltele sono «solo apparentemente documentate da un’artificiosa comparazione tra due foto aeree una delle quali è stata ingrandita così da far apparire diversa la situazione orografica nelle due epoche di riferimento. Dal confronto tra le foto aeree eseguite nel 1998 e nel 2006 commissionate dal comune di Polignano (che però non sono conosciute, N.d.R.) si rileva l’esatta coincidenza delle curve di livello altimetriche nell’area oggetto del presunto tombamento, nonché la pressoché identica quota sul livello del mare. Risulta pertanto acclarato che la situazione orografica dal 1998 al 2006 è rimasta praticamente immutata: la prospettata ipotesi di “tombamento” è dunque totalmente priva di fondamento». Ed ancora, «né il vecchio piano paesaggistico (Putt/P, N.d.R.) né quello attuale (Pptr, N.d.R.) riportano alcuna lama nell’area di Costa Ripagnola».
Siamo curiosi di sapere, a questo punto, che cosa ne pensino la Soprintendenza ed il comune di Polignano anche dopo il «rinvenimento» delle rispettive ordinanze del 2003 e del 2005. Ma siamo molto curiosi di sapere che cosa risponderanno Regione ed Autorità di Bacino. Quanto alle foto aeree, oltre quelle depositate con l’esposto alla Procura della Repubblica, vi è la sequenza delle ortofotocarte 1988, 1994, 2000 e 2006 disponibili sul Geoportale nazionale del ministero dell’Ambiente, tutte alla medesima scala 1:2000, pubblicate in un nostro articolo del 20 settembre 2019, da cui si evince chiaramente che una parte della lama in questione è stata «radicalmente trasformata» e tombata. Nello stesso articolo si rilevava che quella lama era presente nel Putt/P della Regione Puglia e non nell’attuale Pptr.
Ora si attende il disegno di legge regionale di istituzione del Parco naturale costiero di Polignano a Mare e Monopoli. Relazione, articolato e cartografie sono pronti. E l’area di Ripagnola è inserita in zona 1, quella a massima tutela.
Fabio Modesti