Rischio Radon, serve una mappa del territorio

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Convegno a Bari. Il Radon rappresenta l’unico gas radioattivo in natura e nell’atmosfera terrestre, quindi pericoloso per la salute umana se inalato in quantità significative; è un gas presente in tracce nell’atmosfera e proviene dal decadimento del Radio e dell’Uranio, elementi solidi, diffusamente presente nella crosta terrestre in concentrazione variabile in funzione della particolare conformazione geologica

A prima vista la struttura della terra, la sua geologia, può sembrare distante dai problemi della salute umana e invece la tipologia di roccia, i suoi principali costituenti, formati da minerali ed elementi chimici, entrano in contatto con l’uomo costantemente tramite l’acqua, il cibo e l’aria.

Pensiamo ad esempio al Radon, elemento che nella Tavola Periodica di Mendeleev figura con il numero atomico 86, gruppo 18 (detto dei gas nobili in quanto inerti) simbolo Rn, e che di fatto è un gas molto pesante la cui scoperta, avvenuta nel 1899 ad opera di Henry Bequerel e dei coniugi Pierre e Marie Curie, valse il Premio Nobel per la Fisica nel 1903.

Di Radon si parlerà nel seminario «Rischio Radon. Metodi e tecniche per conoscerlo, affrontarlo e mitigarlo», in programma per domani a Bari e organizzato dall’Ordine degli ingegneri della provincia di Bari e dall’Ordine dei geologi della Puglia.

Il Radon e i suoi «figli»

Il Radon rappresenta l’unico gas radioattivo in natura e nell’atmosfera terrestre, quindi pericoloso per la salute umana se inalato in quantità significative; è un gas presente in tracce nell’atmosfera e proviene dal decadimento del Radio e dell’Uranio, elementi solidi, diffusamente presente nella crosta terrestre in concentrazione variabile in funzione della particolare conformazione geologica.

Una volta formatosi il Radon può diffondersi nell’atmosfera a seguito delle eruzioni vulcaniche e liberamente disperdersi o resta intrappolato nelle rocce ma continua, quando questa è esposta all’aria, ad emettere particelle e a decadere in Polonio e Bismuto i cosiddetti «figli» del Radon. Ora, a differenza del Radon che essendo un gas inerte viene quasi tutto riesalato senza avere tempo di decadere nei polmoni, i figli del Radon nell’arco di decine di minuti decadono emettendo radiazioni alfa che sono quelle che rilasciano la gran parte della dose ai polmoni.

La pericolosità del Radon è rappresentata fondamentalmente dal fatto che questo gas non è captato dai nostri sensi.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il Radon come cancerogeno di gruppo 1, ossia come sostanza per la quale vi è evidenza accertata di cancerogenicità anche negli esseri umani, collocandolo al secondo posto come causa di tumori polmonari, dopo il fumo di tabacco.

Ma come il Radon penetra nel nostro corpo?

Attraverso l’acqua in cui è disciolto e attraverso le abitazioni dove il Radon potrebbe essere presente nei materiali utilizzati per la costruzione, nei terreni di fondazione, nelle falde acquifere sottostanti.

In Puglia la Legge regionale n. 30 del 03/11/2016, modificata dall’art. 25 della Legge Regionale n. 36/2017 «Norme in materia di riduzione dalle esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas “radon” in ambiente chiuso» rappresenta un primo modello di applicazione dei principi contenuti nella Direttiva 59/2013/Euratom che prevede nuovi adempimenti per il controllo dell’esposizione al Radon nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni. L’obiettivo della Legge regionale è quello di assicurare il più alto livello di protezione e tutela della salute pubblica dai rischi derivanti dall’esposizione dei cittadini alle radiazioni da sorgenti naturali e all’attività dei radionuclidi di matrice ambientali.

La Legge regionale fissa il livello limite di riferimento per la concentrazione di gas Radon a 300 Bq/m3, misurato come valore medio di concentrazione su un periodo annuale, suddiviso nei due semestri primavera-estate e autunno-inverno e misurato mediante strumentazione passiva, per gli edifici strategici, per i locali interrati, seminterrati e i locali a piano terra e aperti al pubblico, per tutti i locali di nuove costruzioni ai fini del rilascio della certificazione di agibilità.

Dove si «nasconde»

Ma ritornando alle connessioni tra geologia e Radon studi accademici dimostrano che i fattori principali che regolano tale connessione sono rappresentati dalla presenza di rocce ricche di Uranio e Torio nei suoli dell’area, dall’elevata permeabilità dei suoli, dalla presenza di suoli ben drenati o asciutti durante lunghi periodi dell’anno, dalla presenza di profonde fratture di trazione nei mesi estivi, dalla collocazione di pendio o versante, da sottili coltri di copertura sulle rocce superficiali, dalla presenza di basamento roccioso fratturato, ricco di cavità e caverne anche carsiche.

Ora, l’Uranio e il Torio sono i capostipiti di tutto il Radon che si trova sulla terra e l’Uranio è un oligoelemento presente in modo quasi omogeneo nella crosta terrestre ma la quantità di Radon non è però sempre direttamente legata alla quantità di Uranio, in quanto il Radio da cui discende direttamente ha un diverso comportamento geochimico ed in particolare appartenendo al gruppo degli elementi alcalino-terrosi si concentra nei solfati (soprattutto nella barite) e nelle rocce sedimentarie come le argille.

Alcuni studi accademici in tema hanno evidenziato una relazione tra la “terra rossa”, paleosuolo che è generato come residuo dal prodotto della dissoluzione delle rocce carbonatiche, della falda acquifera pugliese e il contenuto di Radon delle acque sotterranee. Questi tipi particolari di terreno presentano un contenuto di argilla piuttosto elevato (80-95%) e, sebbene variabile, la quantità di Radio (70-147 Bq/kg) è tuttavia considerevolmente maggiore di quella del calcare (~ 50 Bq/kg).

Un argomento che richiede un lavoro importante di prevenzione per ridurre o eliminare l’esposizione della popolazione al Radon e dove la geologia, la scienza che studia la natura del sottosuolo, può contribuire in maniera fondamentale nella riduzione dei rischi causati da tale gas con studi geologici che, condotti a livello territoriale, possono permettere di definire le aree a maggiore concentrazione di Radon. Un seminario dove verrà evidenziato con forza la necessità di procedere alla redazione di mappe basate su valutazioni che implichino considerazioni sulla geologia locale, mappe di rischio redatte da competenti Servizi Geologici, come avviene in tutti i paesi esteri dove viene prestata attenzione al problema Radon.

Elsa Sciancalepore