Orsi polari, il 30% è a rischio

6215
Orso polare © David Jenkins trackerbaz.com WWF-Canada
© David Jenkins trackerbaz.com WWF-Canada
Tempo di lettura: 4 minuti

È la percentuale che si può perdere entro il 2050 se la fusione dei ghiacci polari, causata dal riscaldamento globale, proseguirà come negli ultimi decenni. Il 27 febbraio è l’International Polar bear Day. Wwf: 10 cose da sapere sul re dell’Artico

L’Orso polare (Ursus maritimus) è considerato il re dell’Artico: il carnivoro terrestre più grande del pianeta e una delle specie più iconiche al mondo. Nonostante questo, i cambiamenti climatici provocati dalle attività umane stanno rendendo sempre più fragile il suo habitat e la sopravvivenza di questa maestosa specie è seriamente minacciata.

Il 27 febbraio si celebra la Giornata mondiale dell’Orso polare (International Polar bear Day) e in questa occasione il Wwf Italia lancia l’allarme sul rischio di perdere questo gigante dell’Artico, già classificato fra le specie vulnerabili nelle Liste Rosse della Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Gli orsi polari hanno bisogno del ghiaccio marino per potersi muovere in vasti territori e andare in cerca di cibo, ma se i trend di fusione delle calotte polari e la scomparsa di habitat idoneo proseguiranno come negli ultimi decenni, da oggi al 2050 potremmo perdere fino al 30% della popolazione di orso polare. A conferma di questa terribile prospettiva, secondo l’organizzazione Polar Bear International, la popolazione di orsi nella baia di Hudson, in Canada, ha già subito una riduzione del 30% fra il 1987 e il 2017.

Per assicurare un futuro all’orso polare è necessario prima di tutto lottare contro il cambiamento climatico, agendo direttamente sulle cause che stanno provocando il riscaldamento globale, principale causa della scomparsa dell’habitat dell’orso polare. Occorre per questo fare pressioni su governi e aziende, puntando sempre più su energie da fonti rinnovabili e tagliando drasticamente le emissioni di CO2 provocate dai combustibili fossili, responsabili dell’effetto serra e dell’innalzamento delle temperature.

Il Wwf lavora da anni per combattere le minacce che stanno affrontando gli orsi polari e per garantire loro un futuro. Il progetto del Wwf «Last Ice Area» si riferisce a una delle zone meglio conservate dell’Artico a cavallo tra Canada e Groenlandia e ha l’obiettivo di gestire e tutelare l’area per il benessere e la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie artiche, offrendo loro un rifugio sicuro. Ognuno può decidere di sostenere i progetti di ricerca, monitoraggio e conservazione sul campo realizzati dal Wwf che, come quello citato, sono cruciali per la sopravvivenza di questo grande carnivoro. Per farlo basta adottare un orso polare.

10 cose che (forse) ancora non sai sugli orsi polari

  1. Sono considerati mammiferi marini

Dato che trascorrono la maggior parte della loro vita sui ghiacci marini dell’Oceano Artico, habitat dove procacciano il loro cibo, gli orsi polari sono l’unica specie di Urside al mondo ad essere considerata un mammifero marino, al pari dei cetacei (balene, orche e delfini) e delle foche.

2. In realtà sono neri, non bianchi

La pelliccia dell’orso polare è traslucida e ci appare bianca solo a causa del riflesso della luce. Sotto tutta quella spessa pelliccia, la loro pelle è nera.

3. Possono nuotare ininterrottamente per ore

Nelle gelide acque dell’Artico, oltre a raggiungere una velocità che va fino a circa 10 chilometri orari, gli orsi polari possono percorrere a nuoto lunghe distanze per molte ore senza sosta, solo con lo scopo di spostarsi da un pezzo di ghiaccio all’altro. Le loro grandi zampe anteriori sono adatte al nuoto: le usano per pagaiare in acqua tenendo invece le zampe posteriori piatte, come un timone.

4. Meno del 2% della loro caccia ha successo

Anche se circa la metà della vita di un orso polare viene spesa a caccia di cibo, questa attività ha raramente successo. Le foche dagli anelli e le foche barbute rappresentano le principali prede dell’orso polare, che si alimenta anche di carcasse di cetacei o di piccoli mammiferi, uccelli e uova.

5. Gli scienziati possono estrarre il Dna di un orso polare anche solo dalle sue impronte

Una nuova tecnica innovativa sviluppata dai ricercatori svedesi di AquaBiota e dal Wwf Alaska, permette agli scienziati di isolare il Dna di un orso polare anche solo dalla sua impronta nella neve. Due minuscole palline di neve provenienti da una traccia di orso polare sono in grado di rilevare il Dna e il sesso dell’orso polare a cui apparteneva l’impronta.

6. Si trovano ad affrontare molte altre minacce oltre al cambiamento climatico

Nonostante il cambiamento climatico rimanga la principale minaccia per la sopravvivenza dell’orso polare, questo grande predatore deve affrontare molti altri rischi. Le industrie di estrazione del petrolio e del gas stanno rivolgendo i propri interessi verso l’Artico aumentando il rischio di incidenti e distruzione dell’habitat. Le fuoruscite di petrolio possono intossicare gli orsi, avvelenando l’habitat e le prede di cui si nutrono. Gli orsi polari sono anche tristemente esposti a sostanze chimiche tossiche come i pesticidi, che vengono assunti tramite le prede. Veri e propri interferenti endocrini i pesticidi alterano la fisiologia della specie e la sua capacità di riprodursi. Come se tutto questo non bastasse, la fusione del ghiaccio marino, causata dal cambiamento climatico, è alla base dell’aumento dei conflitti tra l’uomo e l’orso polare: d’estate nei villaggi gli orsi affamati vanno in cerca di cibo facilmente accessibile. Fortunatamente, le comunità locali stanno imparando ad adattarsi alla presenza dell’orso polare e ad adottare misure preventive per ridurre il rischio di conflitti. Il Wwf è impegnato in diversi progetti che mirano a mitigare queste minacce per la sopravvivenza dell’orso.

7. Esistono individui ibridi di orsi grizzly-polari

Nel 2006, i test genetici hanno confermato l’esistenza di individui ibridi tra Orso polare e Orso grizzly, noti anche come «grolar bears» o «pizzly bears». L’orso ibrido assomiglia fisicamente a un incrocio tra le due specie, ma poiché gli ibridi selvatici sono di solito nati da orse polari, vengono allevati e si comportano come tali. La capacità degli orsi polari e dei grizzly di incrociarsi non è sorprendente se si considera che gli orsi polari si sono separati dalla linea evolutiva dagli orsi bruni da «soli» 600.000 anni.

8. Esistono ben 19 sottopopolazioni di orsi polari

La popolazione mondiale di orso polare conta tra i 22.000 ed i 31.000 individui. I ricercatori la dividono in 19 unità o sottopopolazioni. Di queste solo una subpopolazione è in aumento, 5 sono stabili, mentre 4 sono in declino. Sulle restanti 9 lo status di conservazione resta sconosciuto, a causa della mancanza di dati scientifici attendibili.

9. Gli orsi polari maschi possono pesare come circa 10 uomini

Un maschio di orso polare può pesare fino a 800 chili, circa il doppio delle femmine, ed arrivare a misurare quasi 3 m di lunghezza. L’elevata mole rende questo animale il più grande carnivoro terrestre del pianeta.

10. Possono sentire l’odore delle loro prede fino diversi chilometri di distanza

Gli orsi polari hanno un olfatto molto sviluppato, che usano per localizzare le foche (sue prede principali) che escono fuori dalla banchisa polare per respirare. Una volta individuata un’apertura nella crosta ghiacciata, l’orso è in grado di attendere pazientemente l’uscita della preda, e di rilevarla anche sotto un metro di neve e ghiaccio.

 

(Fonte Wwf)