Attenzione ai diversi «piattini» che troveremo pronti quando metteremo finalmente il naso fuori di casa. Questa pausa forzata facilita la comprensione della fragilità di questo sistema, e di come vada cambiato mettendo al primo posto le cose importanti del bene comune. La scoperta della debolezza e contemporaneamente della forza della natura, dentro e fuori di noi, e dell’impossibilità di proteggersi da tutto accumulando soldi e potere
Lo so, siamo tutti preoccupati, e vogliamo leggere solo notizie sul virus, nella speranza di sentirne di buone.
Gli altri scritti non ci interessano un granché. Peccato!
Va bene, parliamone, allora, ma alla maniera mia, come sempre. Con le domande e risposte che forse più ci interessano.
Il virus è naturale o creato in laboratorio?
Beh, che tanti laboratori in tutto il mondo, segreti o no, siano in grado di crearne è un fatto, e lo scoprire se il Covid-19 lo sia o meno, non fa alcuna differenza sul bisogno che avremmo di metter un freno a questa scellerata potenzialità, specie quando si sviluppa a fini militari e di danno intenzionale di umani contro umani.
Del resto, è proprio il nostro modo di vivere che preme sulla natura, inducendola a rapidissimi cambiamenti, quasi con lo stesso meccanismo che si usa in laboratorio per indurre mutazioni e selezionare nuovi organismi. Quindi il nostro mondo diventa un immenso laboratorio, dove può succedere di tutto, da un momento all’altro, a causa «nostra», volontaria o meno.
Anche se ipotizzassimo che il virus sia stato creato dall’uomo e che non sia semplicemente sfuggito al controllo ma deliberatamente diffuso con qualche preciso intento, e magari proprio quello che si sta raggiungendo, questo aggiungerebbe nulla alla nostra consapevolezza del fatto che esistono gruppi di potentati umani nel mondo capacissimi di fare questo e altro?
Perché, le atroci guerre e gli stermini premeditati di massa, che hanno di diverso?
La diffusione, con consapevolezza, di composti cancerogeni capaci di uccidere milioni di persone e animali, è meno grave?
La produzione in una fabbrica di armi di distruzione di massa, con la consapevolezza che saranno certamente usate, chi ha deciso che sia normale o addirittura necessaria?
E i giochi speculativi della finanza, che gettano consapevolmente e in maniera mirata interi paesi e milioni di persone sul lastrico, ci sembrano barzellette?
C’è gente capace di fare questo e altro; quindi, anche se fosse, nessuno scandalo, signori.
Se nulla facciamo per combattere l’abominio, anzi spesso ce ne compiaciamo e vi partecipiamo, quest’ultima chicca, se vera, non ci dovrebbe stupire o turbare più di tanto.
O forse, essendo stata toccata la nostra apparente bolla di cristallo quotidiana, ora vogliamo un colpevole con cui prendercela?
Comunque tutto ciò non cambia nulla rispetto alla situazione attuale. Allora lasciamo stare i complottismi e concentriamoci su ciò che ci aspetta.
Che cosa accadrà?
Come tutte le epidemie e pandemie, fatto il suo decorso, anche questa finirà, fra non molto.
O almeno questo ci dicono gli «scienziati» e questo è sempre accaduto.
Ma che cosa lascerà sul campo dopo il suo passaggio, oltre al comune sollievo di un cessato allarme?
Saperlo con certezza è veramente come beccare un terno, ma qualche «indovino» in giro si trova, e non è detto che non ci prenda.
Il Rosa
Innanzi tutto ci sono quelli che vedono rosa, ovvero che sono convinti, o sperano, che ne esca qualche cosa di buono: un balzo in avanti del senso di umanità e socialità, dipeso dall’acquisizione della consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte combinata alla scoperta di quanto ci manchino abbracci e baci e del loro valore; la riscoperta del bello della famiglia, del curare i sentimenti, del non dover sempre correre appresso a non si sa che, del farsi le cose in casa; insomma del non essere schiavi del sistema di vita e di consumi che ci viene imposto; la comprensione della fragilità di questo sistema, e di come vada cambiato mettendo al primo posto le cose importanti del bene comune; la scoperta della debolezza e contemporaneamente della forza della natura, dentro e fuori di noi, e dell’impossibilità di proteggersi da tutto accumulando soldi e potere; la prova che abbiamo superato il limite del nostro rapporto sopportabile con la biosfera di cui facciamo parte, e che d’ora in avanti, se non cambiamo, non c’è limite a ciò che ci può accadere; la concreta dimostrazione che organizzarsi in comunità locali resilienti e che sostenere una sana economia locale del cibo, sia l’unica medicina sempre efficace.
Poi una presa di coscienza dei governanti che fare sempre e soltanto quello che vogliono le grandi lobby non garantisce nessuno, nemmeno loro e le loro famiglie, e che solo scelte rivolte all’economia reale diffusa e al bene comune, sanità e servizi in testa, diano un senso al loro ruolo.
Insomma, questi e altri semi di una svolta per l’umanità intera.
Il Nero
E poi ci sono quelli che vedono nero, quelli che fino ad oggi ci hanno azzeccato sempre, purtroppo, ma che speriamo tutti si sbaglino, questa volta: un’economia delle piccole e medie imprese devastata; tanta gente senza lavoro e cibo; un paese ancor più indebitato con l’alta finanza speculativa, che si compra tutto e lo avvelena e stravolge ai suoi fini; le libertà costituzionali e individuali spazzate via e mai più recuperate; la democrazia cancellata; la ricchezza unica al mondo dei paesaggi, dei prodotti, dell’arte e della cultura storica del nostro paese ridotte e omologate a conformità globale, ecc.
E non è che non ci siano segnali in tal senso: qualcuno sta sfruttando l’annullamento della reattività sociale in corso per far passare cose tremende, tipo il Transatlantic trade and investments partnership (Ttip). Si tratta di un accordo pronto e bloccato fino ad oggi, teso a soddisfare le richieste di Trump per una riduzione dei livelli di sicurezza del cibo a danno della salute pubblica, del benessere degli animali e dell’ambiente, capace di minacciare anche i già timidi impegni dell’Ue sul cambiamento climatico. Ciò attraverso l’immissione incontrollata nei mercati europei di prodotti agricoli dagli Usa che causerebbero impatti pesanti sulla produzione e sul lavoro dei Paesi membri, oltre che sulla sicurezza alimentare e sanitaria, vista la diversa regolamentazione in materia, ad esempio, di organismi geneticamente modificati (Ogm) e pesticidi.
Altri si muovono per autorizzare trivelle e tanti altri mostriciattoli indigesti, come del resto chiede anche Confindustria, mostrando una elevata capacità di «adattamento», per non usare altri termini forse più appropriati.
Insomma diversi piattini che troveremmo pronti quando metteremo finalmente il naso fuori di casa.
Intanto l’Italia è invasa da 30.000 soldati Nato, carrarmati al seguito, che evidentemente se ne infischiano sia delle cancellazioni delle agenzie viaggi verso il Bel Paese sia di tutti i Dpcm, non temendo affatto il contagio (in tutti e due i versi, ovviamente).
E che dire della paventata esplosione di una deregulation di ordine pubblico, fomentata dalla criminalità organizzata, anch’essa in sofferenza per le limitazioni di movimento, a cui le provate forze di sicurezza non saprebbero far fronte? Un assaggio lo abbiamo avuto dalle carceri in fiamme e dai parenti dei reclusi che bloccano le strade, invocando sfacciatamente grazia e indulto per i loro congiunti.
Il Realistico
Realisticamente è probabile che i due scenari si sviluppino contemporaneamente, nonostante appaiano, per certi versi, totalmente inconciliabili.
Il nostro paese ci ha abituati da tempo alle contraddizioni, anche stridenti, ma il resto del mondo non è che sia molto diverso da questo punto di vista, incluse le dittature più invasive e nonostante tutto. Molte cose saranno certamente peggiori, per cause oggettive e grazie allo sciacallaggio organizzato delle componenti parassite della nostra società (terribili quelle in giacca e cravatta, naturalmente) e toccherà veramente rimboccarsi le maniche per ricominciare nuovamente da zero tante attività su cui avevamo raggiunto un ottimo livello e posizione. Altre forse saranno perse per sempre, e non tutte tali da piangerci sopra.
Quello che è veramente auspicabile, però, è che la prevedibile ripresa di sviluppo per pezzi di economia, sostenuto o in debito autorizzato, sappia naturalmente cogliere almeno in parte l’occasione di orientarsi in maniera diversa dal passato, non dovendosi prima destrutturare come avrebbe dovuto fare fino a pochi giorni fa per poter cambiare. E l’occasione sarebbe veramente ghiotta, in tanti settori, per avviare un nuovo sistema, veramente sostenibile e resiliente al clima.
Per esempio
Per non rimanere nel generico proviamo a fare un esempio per tutti.
Una grande opera pubblica come buona pratica di ripresa sostenibile dell’economia italiana del dopo-corona: linee ferroviarie da gomma e plastica riciclata, generatrici di energia e intelligenti.
Sono brevettati in Italia 3 tipi differenti di traverse ferroviarie, realizzate con gomma e plastica da riciclo:
- nelle prime viene integrato un sistema fotovoltaico che consente di produrre energia elettrica. Sostituendo le vecchie traversine con queste, le linee ferroviarie si trasformerebbero in grandissimi campi fotovoltaici, sviluppando sino a 35 MWh/anno per ogni km di linea;
- le seconde consentono la trasmissione di dati;
- le terze, piezometriche, sono anch’esse in grado di produrre energia elettrica al passaggio dei treni, per alimentare dispositivi diagnostici di rete.
L’Italia ha circa 27.000 km di linee ferroviarie; solo intervenendo con la sostituzione delle attuali traversine con quelle di cui parliamo su un decimo della rete, si disporrebbe di circa 100.000 MWh/anno di energia totalmente rinnovabile e senza alcun consumo di suolo, si ammodernerebbero le connessioni e i sistemi di sicurezza delle linee ferroviarie senza l’obbligo del 5G e si recupererebbero migliaia di tonnellate di gomma e plastica secondo vera economia circolare.
E rifacendo con questo sistema l’intera rete ferroviaria nazionale, le cifre si moltiplicherebbero per 10.
Tanto lavoro e Pil, tutto italiano e per gli italiani, questa volta capace di incidere in maniera molto significativa su decarbonizzazione vera, circolarità vera, mobilità sostenibile vera, sicurezza e modernità vere.
Senza evidenti effetti collaterali negativi, nemmeno dallo smaltimento delle vecchie traversine, oramai quasi tutte di cemento, facilmente recuperabili come tali o come materiale inerte.
Chiaro l’esempio?
Massimo Blonda, Biologo ricercatore Cnr