Le ricerche del dott. Marco Scortichini evidenziano come gli ioni zinco e rame siano i più efficaci nel contrastare la moltiplicazione del batterio all’interno dell’albero
È quasi un anno che demmo notizia di una ricerca che dava speranze alla lotta contro la Xylella. La ricerca condotta dal dott. Marco Scortichini del Crea-Centro di ricerca per l’olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura di Roma (come ha spiegato in un recente articolo), ha portato ad una procedura che funziona, e abbiamo chiesto al dott. Scortichini qual è la situazione attuale.
Dott. Scortichini possiamo fare il punto della situazione sull’applicazione del protocollo di convivenza con Xylella fastidiosa in Puglia?
Possiamo individuare due situazioni principali. La prima è quella di aziende olivicole che applicano continuativamente il protocollo dal 2016, sono presenti nella cosiddetta «zona infetta» delle province di Lecce e Taranto, rappresentano circa 450 ettari di territorio anche con impianti secolari, producono mediamente 40-60 quintali/ettaro per anno, a seconda del regime produttivo dell’albero. Durante tutto questo periodo non si sono notati disseccamenti alla chioma dell’albero pur confinando con aree molto colpite. Una seconda situazione è rappresentata da aziende che utilizzano il protocollo dal 2018 nel tentativo di recuperare oliveti parzialmente colpiti dal batterio. Anche in questo caso le aziende, che occupano in totale un’estensione di 50 ettari, si trovano nella «zona infetta» nelle province di Lecce e Taranto. Tali aziende sono rientrate in produzione in breve tempo ed anche in questo caso non si notano avvizzimenti negli alberi trattati. Infine ci sono anche alcune aziende situate nella «zona di contenimento» che utilizzano il protocollo come misura di prevenzione.
Ci vuole ricordare come è nata la scelta del prodotto?
Il prodotto a base di zinco-rame-acido citrico è stato scelto sulla base di alcune ricerche effettuate negli Stati Uniti da ricercatori che studiano Xylella fastidiosa da molti anni. Queste ricerche evidenziano come gli ioni zinco e rame siano i più efficaci nel contrastare la moltiplicazione del batterio all’interno dell’albero. Il patogeno, per iniziare la sua fase di attiva moltiplicazione nella pianta, utilizza, ad esempio, lo zinco contenuto in essa ma se si somministra alla pianta una dose maggiore di questo ione rispetto a quella che si trova in natura, tale moltiplicazione non avviene. Sulla base di tali ricerche si è pensato di utilizzare un prodotto frutto di un brevetto internazionale ed utilizzabile anche in agricoltura biologica, di facile utilizzo e di costo contenuto. Dopo una sperimentazione di pieno campo durata 3 anni, è stato possibile verificare la capacità del prodotto di contenere Xylella fastidiosa negli oliveti colpiti dalla malattia grazie alla sua notevole capacità di raggiungere lo xilema dove vive il batterio.
Il protocollo elimina il patogeno dalla pianta?
No, l’applicazione del prodotto non ha lo scopo di eliminare il batterio dalla pianta ma di ridurne la sua concentrazione all’interno di questa in modo da consentire la produzione dell’albero. Si ricorda che nel controllo delle malattie delle piante non si riesce mai ad eliminare il patogeno da queste ma, come nel caso della Peronospora della Vite, è possibile contenerne la loro moltiplicazione anno dopo anno, in modo tale da far continuare tranquillamente la produzione. È quello che succede anche per l’olivo affetto da Xylella fastidiosa quando viene applicato il protocollo di convivenza.
Come si applica il protocollo?
L’applicazione è molto semplice, basta utilizzare le comuni lance o atomizzatori che si usano in agricoltura e distribuire il prodotto nebulizzato in maniera uniforme alla chioma dell’albero, una volta al mese durante il periodo primaverile-estivo. È parimenti importante togliere meccanicamente con erpicature le erbe infestanti da metà febbraio a tutto aprile per eliminare quanto più possibile le forme giovanili dell’insetto-vettore (sputacchina). Anche la potatura ha la sua importanza e va effettuata ogni anno, al massimo ogni due, mirando a non effettuare tagli drastici all’albero. Tutte le pratiche che mirano a mantenere o ripristinare condizioni di fertilità del terreno sono di ausilio al protocollo.
Perché è importante poter applicare questo protocollo?
Il protocollo mira a salvaguardare l’immenso patrimonio storico-culturale rappresentato dall’olivicoltura salentina, caratterizzata dalla coltivazione di varietà come la Cellina di Nardò e Ogliarola salentina dall’elevate proprietà organolettiche. È bene ricordare, infatti, che tali varietà, insieme alla Coratina, sono tra quelle più ricche al mondo per il contenuto di polifenoli, note sostanze dalle elevate proprietà antiossidanti per il corpo umano, e solo la loro salvaguardia può consentire di valorizzare il prodotto e, conseguentemente, il territorio.
Siamo ancora in tempo a salvare il patrimonio storico dell’olivicoltura salentina?
Purtroppo in questi anni si sono seguiti messaggi che sconsigliavano ogni tipo di cura nei confronti di Xylella fastidiosa e del deperimento dell’olivo. Tali reiterati messaggi hanno allontanato e dissuaso gli olivicoltori nell’intraprendere azioni di contenimento nei confronti della malattia. Questo ha comportato l’abbandono di ampie porzioni di territorio ormai non più recuperabili. Il protocollo, infatti, per poter funzionare ha bisogno di una porzione di chioma in grado di assimilarlo. Se la pianta è disseccata o ha qualche piccola branca di vegetazione residua non c’è prodotto che possa riportarla in vigore. Si ricorda che in tutte le emergenze fitosanitarie, e non solo, è buona norma verificare tutte le potenziali possibilità di cura della malattia. Ci si auspica che altre aziende possano intraprendere un percorso di recupero dei loro oliveti.
I. L.