Oie: «ora che le infezioni da virus Covid-19 sono ampiamente diffuse nella popolazione umana, esiste la possibilità che alcuni animali vengano infettati attraverso uno stretto contatto con l’uomo infetto … non ci sono prove che suggeriscano che gli animali infettati dall’uomo stiano giocando un ruolo nella diffusione di Covid-19»
Le notizie di animali (cani e gatti) risultati infetti dalla malattia causata dal Coronavirus Sars-CoV-2 fanno il giro del mondo attraverso i social network ed i mezzi di comunicazione tradizionali. Ma c’è del vero nella trasmissibilità del virus dall’uomo agli animali domestici e da questi a propri simili? La risposta la fornisce l’Organizzazione mondiale della salute animale (Oie).
Alla domanda «gli esseri umani possono trasmettere il virus di Covid-19 agli animali?», l’Oie risponde che «ora che le infezioni da virus Covid-19 sono ampiamente diffuse nella popolazione umana, esiste la possibilità che alcuni animali vengano infettati attraverso uno stretto contatto con l’uomo infetto. Diversi cani e gatti sono risultati positivi al virus Covid-19 in seguito a stretto contatto con esseri umani infetti. Sono in corso studi per comprendere meglio la suscettibilità di diverse specie animali al virus Covid-19 e per valutare la dinamica dell’infezione nelle specie animali sensibili. Attualmente, non ci sono prove che suggeriscano che gli animali infettati dall’uomo stiano giocando un ruolo nella diffusione di Covid-19. Le epidemie umane sono guidate dal contatto da persona a persona».
Insomma, a livello scientifico gli animali domestici possono essere solo le vittime di un contatto molto stretto con persone infette. Non vi sono, invece, evidenze scientifiche che, a loro volta, i nostri amici animali domestici possano essere in grado di diffondere il virus tra gli esseri umani così come tra altri animali.
E questa è una notizia importante e da diffondere perché, ad esempio, in giro per le città, e soprattutto nelle periferie, sono stati visti circolare gruppi di cani sconosciuti, sicuramente risultato di recenti abbandoni. Ecco, non si può assolutamente consentire di inserire una tragedia nella tragedia di Covid-19; una tragedia soprattutto ambientale causata dall’enorme impatto che animali abbandonati possono avere sulle specie selvatiche determinando, questo sì, anche un rischio sanitario ulteriore.
Invece, il ruolo che gli animali domestici hanno in questa fase è di assoluto primo piano in senso positivo. L’isolamento forzato nelle nostre case, piccole o grandi che siano, vede nei nostri amici a quattro zampe (o ad un numero diverso di esse) potentissimi antidepressivi. E non solo perché grazie alla loro presenza possiamo ovviare ai divieti di uscita dai «domiciliari» sia pure per tempo e spazio limitati, ma perché l’interazione con noi ci favorisce, ci distrae dalla depressione ansiosa che oggi ci opprime.
Col tempo che si ha giocoforza a disposizione, si potrebbero leggere o rileggere «Cane e padrone» di Thomas Mann, «Animal Contract. Noi e gli animali» di Desmond Morris o ancora «E l’uomo incontrò il cane» del padre degli etologi moderni, Konrad Lorenz, oppure altri testi che ci guidino alla scoperta di cosmi tanto a noi filogeneticamente vicini quanto lontani.
E così potremmo apprendere che cani e gatti, così come le vacche ed altri animali, al pari dei pipistrelli, hanno i loro Coronavirus con cui noi conviviamo dai tempi della domesticazione, cioè da almeno 10.000 anni. A volte questi virus (come quelli del vaiolo o del morbillo, ad esempio) sono il frutto di ricombinazioni con altri che le nostre difese immunitarie non conoscono e possono compiere vere e proprie stragi. È accaduto così con le popolazioni indigene del sud America venute in contatto con i colonizzatori spagnoli, è avvenuto oggi con il Sars-CoV-2 per la probabile ricombinazione del virus dovuta all’incontro forzato di pipistrelli della giungla asiatica e pangolini africani nel mercato di Wuhan.
È sempre l’uomo che determina il proprio destino andando ad invadere, in un delirio di onnipotenza, altri mondi dove i virus, così come i batteri, vivrebbero in un equilibrio per noi assolutamente non dannoso, anzi. Quindi, per favore, restiamo in casa ed osserviamo i nostri animali e godiamo della loro presenza e del loro «linguaggio». Impegniamoci ad interagire con loro cercando di non umanizzarli ma proteggendoli. Loro non sono gli untori ma la chiave che può aprire il nostro cervello verso mondi ancora poco conosciuti.
Fabio Modesti