Mentre l’Europa è ad un ennesima prova della sua esistenza in cui dovrebbe spiegare e ricordarne le ragioni, arriva uno studio di Cmcc che mette altra legna al fuoco… Quello che ci aspetta, se non si cambia il modello di sviluppo, è qualcosa non paragonabile alla crisi che stupidamente stiamo affrontando con posizioni arretrate
Le immagini che ormai accompagnano questa pandemia, ricordano sempre di più scenari come di un qualcosa già visto. Sono fotogrammi drammatici di film fantascientifici o catastrofici che ci descrivono un futuro che sembra essere inaspettatamente arrivato.
Solo che nella fiction si conclude sempre con la vittoria del bene e con una ritrovata unità mondiale.
Oggi, nella realtà, nonostante le narrazioni passate, gli avvisi e gli allarmi, come più volte in queste pagine abbiamo segnalato, nulla è servito e stiamo andando a sbattere e a risbattere, come un’automobilina impazzita o come un animale selvatico in cattività.
E mentre l’Europa è ad un ennesima prova della sua esistenza in cui dovrebbe spiegare e ricordarne le ragioni, arriva uno studio di Cmcc in cui si sancisce che meno alimentazione, meno produttività, meno sviluppo, a causa dei cambiamenti climatici, minacciano le aree rurali dei paesi più poveri. Nello studio si dimostrano gli impatti di una mancata azione per il clima sull’offerta di lavoro nel ventunesimo secolo e come i responsabili decisionali dovrebbero agire oggi per attuare in tempo politiche che ostacolino questa tendenza.
E allora, è facile rendersi conto come la posizione della crescita per la crescita sia in rotta di collisione con quella dello sviluppo. E le realtà nazionali, l’arroccamento negli interessi economici, proprio non promettono niente di buono e sembrano, ahimè! Le prove generali di una catastrofe imminente che non avrà soluzioni ma solo distruzione. Quello che ci aspetta, se non si cambia il modello di sviluppo, è qualcosa non paragonabile alla crisi che stupidamente stiamo affrontando con posizioni arretrate.
I. L.