L’esposizione cronica può provocare anche danni al sistema riproduttivo: lo sostiene uno studio cinese e statunitense pubblicato sulla rivista «Plos One»
I tessuti sintetici rilasciano fibre durante i lavaggi; un singolo capo può perdere oltre 1.900 fibre ad ogni lavaggio. Tramite le acque reflue, ma anche attraverso lo scorrimento delle acque piovane o la deposizione atmosferica, tali fibre entrano nell’ambiente acquatico (mari, oceani, fiumi e laghi) e lì si accumulano incidendo sul biota. Le fibre di microplastica rappresentano in alcune aree del mondo oltre il 90% dell’inquinamento da microplastica.
Il poliestere e il polipropilene sono le fibre sintetiche più comunemente usate e più frequentemente ritrovate in ambiente acquatico e per questo sono state selezionate per un recente studio cinese e statunitense, che è andato ad analizzare l’esposizione del pesce del riso o medaka (Oryzias latipes) a concentrazioni acquose di poliestere e polipropilene.
Oltre alle fibre che i pesci mangiano, ogni giorno centinaia o migliaia di microfibre passano attraverso le branchie ed è lì che si verifica gran parte del danno. Lo studio ha infatti dimostrato come l’esposizione cronica a tali composti abbia danneggiato il sistema respiratorio: aneurismi, erosione degli strati superficiali, aumento della produzione di muco e cambiamenti significativi delle cellule epiteliali che rivestono le branchie.
L’esposizione a fibre microplastiche ha rilevato effetti significativi anche sui sistemi riproduttivi, con l’aumento della produzione di uova, segno che i prodotti chimici che vi sono contenuti potrebbero agire come interferenti endocrini.
- Lo studio «Chronic microfiber exposure in adult Japanese medaka» (Oryzias latipes)
(Fonte Arpat)