Modificare gli stili di vita? una strada in salita

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Gli stili di vita di un popolo sono radicati nelle origini della loro nascita, nella storia, nella geografia, nelle tradizioni, un mix che ne fa la loro cultura e si trasforma in atteggiamenti condivisi, «leggibili» immediatamente da tutti

Il problema che l’umanità sta affrontando è superiore a qualsiasi idea che c’eravamo fatta sul futuro che la tecnologia e la globalizzazione ci avevano descritto.

Non si tratta di rigettare niente ma di affrontare una nuova tappa della nostra evoluzione che non va nella direzione di una crescita costante perché è falsa e distruttiva. E a dirlo fu il Club di Roma negli Anni 70, fondato nell’aprile del 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel e leader politici e intellettuali. Stimolante il ricordo che ne fece per noi Giorgio Nebbia.

C’è un concetto che dobbiamo fare nostro e deve guidarci in futuro: la crescita non è, non può, non deve essere illimitata.

Ma questo possiamo assimilarlo andando oltre le mascherine e le superficialità con cui i politici, italiani e stranieri hanno affrontato questa pandemia del Covid-19.

È la prova che l’umanità intera sta muovendo ora i primi passi e sta evolvendo le sue conoscenze secondo una direttrice diversa della centralità economica.

Per questo noi tutti dobbiamo fare uno sforzo di cambiamento.

Ad esempio cominciando ad approfondire, leggere e non fermarci ai titoli, al chiacchiericcio.

Noi da subito, insieme a pochi altri, abbiamo messo in relazione questo virus che attacca le vie respiratorie con l’inquinamento atmosferico. E abbiamo ripetuto e documentato, ciò che gli scienziati da almeno 30 anni vanno dicendo e sottolineando sull’importanza di non inquinare l’aria che respiriamo. Una considerazione elementare per molti ma non per tutti e che ricercatori del Cnr hanno recentemente confermato dopo che altri ricercatori avevano divulgato il loro studio che osservava e spiegava perché la grande diffusione nella Pianura Padana. E ora il Cnr cerca di quantificare l’interferenza dell’inquinamento nelle nostre esigenze vitali. È il modo di procedere della scienza.

L’uomo è così, se non ci sbatte il muso non ci crede. Quindi, paradossalmente, questa paura che ormai ci pervade, dovrebbe essere un vaccino universale per convincere tutti e rimettere in ordine le priorità dell’uomo.

Eppure, alcuni si attardano a polemizzare, a fare distinguo.

C’è quindi il rischio concreto che questo che sta succedendo non sia sufficiente. «L’epidemia da Coronavirus non si sarebbe mai diffusa se 17 anni fa, dopo la Sars, i cinesi avessero chiuso i mercati di animali selvatici vivi. Le soluzioni migliori sono quelle sociali». Parola di Jared Diamond, biologo, antropologo, geografo, linguista e ornitologo americano, membro dell’Accademia delle Scienze Usa e vincitore del Premio Pulitzer con «Armi acciaio e malattie».

Ci sarà un cambiamento? Qualche notizia accenna ad un blocco dei mercati di animali in Cina, ma è un paese così vasto e lontano che averne la certezza è estremamente difficile e, poi, un ordine non è sufficiente…

A mio modesto parere ne dubito fortemente.

Né si sente parlare di nuove strategie. I governi sono terrorizzati dalle cadute del Pil, dalla perdita di competitività del proprio paese, ecc.

D’altra parte, bisogna essere onesti, di che parliamo? Parliamo di cambiamenti lenti, generazionali, che passano da una profonda revisione dei modelli educativi.

Gli stili di vita di un popolo sono radicati nelle origini della loro nascita, nella storia, nella geografia, nelle tradizioni, un mix che ne fa la loro cultura e si trasforma in atteggiamenti condivisi, «leggibili» immediatamente da tutti.

Per difenderci dal Covid-19 ci viene chiesto di modificare la nostra natura profonda, quella delle relazioni. Non darsi la mano, non abbracciarsi, stare lontani, non avere incontri ravvicinati e tutto questo non è nel Dna di noi popoli meridionali.

E quello che fa più male è che altri popoli, che pure hanno la loro cultura, non riescono a comprendere il nostro stile di vita come noi probabilmente non comprendiamo il loro.

Per questo tutto sarà più difficile. La soluzione sarà diluita nel tempo ed ora non possiamo dire come saremo nelle generazioni future. Né la profondità dei segni che questo evento e altri futuri lasceranno. La verità è che stiamo per iniziare un nuovo cammino e non sappiamo dove ci porterà.

Il nostro stesso Dna è un mistero che stiamo faticosamente cercando di capire. E ci portiamo dietro un ciarpame culturale che come le piume dei pinguini perderemo con l’età adulta, ma chissà quanto ci vorrà.

Ignazio Lippolis