In Olanda dove non hanno più razze primitive da destinare al ruolo ecologico è in corso di realizzazione un progetto di ricostituzione dell’Uro, l’antico bovino selvatico estintosi nel 600. Per ricomporre il corredo genetico di quest’animale stanno impiegando, la nostra Podolica oltre alla Maremmana Primitiva e quattro razze spagnole
Le razze bovine primitive come la Podolica (una volta si chiamava Pugliese) con la loro limitata produttività e la scarsa adattabilità alla vita meccanizzata sembrerebbero non avere più un posto nel quadro zootecnico di moda oggi. Di fatto, però, si sta aprendo una nuova possibilità per questo di tipo di erbivoro.
Alcuni paesi europei come Olanda e Germania, stanno riscoprendo le razze domestiche primitive come mezzo per tenere sotto controllo la vegetazione dei parchi naturali. Questi territori sono spesso troppo ristretti in estensione per consentire lo sviluppo di un ecosistema naturale completo di popolazioni di erbivori selvatici e relativi grandi predatori, ma al contempo sono troppo grandi perché squadre di manodopera siano in grado di gestire la dinamica ambientale. Là dove la vegetazione cresce senza prelievo nasce una macchia impenetrabile e l’accumulo di massa legnosa morta offre occasione a incontrollabili conflagrazioni al primo mozzicone di sigaretta.
Per tenere sotto controllo la vegetazione in questo tipo di situazione si deve seriamente riconsiderare il pascolo estensivo di razze come la Podolica, razze che offrono i vantaggi dell’autosufficienza delle specie selvatiche unitamente alla gestibilità di quelle domestiche.
In Olanda dove non hanno più razze primitive da destinare al ruolo ecologico suddetto è in corso di realizzazione un progetto di ricostituzione dell’Uro, l’antico bovino selvatico estintosi nel 600. Per ricomporre il corredo genetico di quest’animale stanno impiegando, pensate un po’, la nostra Podolica oltre alla Maremmana Primitiva e quattro razze spagnole.
La Podolica, come la si può osservare sul Gargano, è abituata a vivere in ambienti anche aspri e accidentati dove bruca non solo l’erba in tempi di grascia ma anche i rami dei cespugli e degli alberi in tempi di magra.
Tale azione sulla vegetazione favorisce fauna e flora in molteplici modi, in maniera particolare arrestando l’espansione del bosco a scapito della prateria. Con corridoi e radure che si vengono a creare dall’azione dei bovini il territorio si mantiene aperto e percorribile, aspetto importante per un luogo destinato alla fruizione naturalistica.
La Podolica ha una indole tranquilla e basta del filo spinato per contenerla, ciò a differenza di erbivori selvatici che richiedono costosissime recinzioni di rete grossa. Grazie alla sua indole pacifica questo bovino può essere lasciato libero in presenza di escursionisti senza che vi sia pericolo, anche con il toro. Comunque sia, nulla di più agevole segregarli in orario di pubblico data, appunto, la loro domesticità.
Importante è stabilire con precisione il carico di bestiame per superficie di territorio perché gli animali devono essere indotti a brucare non solo l’erba ma anche la vegetazione loro meno grata, quella fibrosa e legnosa.
Il nucleo di bovini deve comprendere toro e vacche in giusti rapporti di numero e la riproduzione va lasciate a se stessa. Quando il numero di capi diventa eccessivo si può provvedere alla regolare macellazione dell’esubero. Si può ben immaginare quanto potrà essere «biologica» tale carne. Anche qui si vuol far notare la convenienza di impiegare una specie domestica nelle aree verdi rispetto, per esempio, al daino molto più difficile da contenere e da gestire, sia da un punto di vista tecnico, sia da quello normativo.
La Podolica, oltretutto, costituisce di per sé un elemento attraente e qualificante del paesaggio. Le razze primitive hanno un maggiore valore estetico rispetto a quelle acorni, altamente modificate e imbruttite dall’industria zootecnica.
Paolo Breber