Non esiste una normativa che disciplini il settore della cosmesi «amica dell’ambiente»… e quindi ognuno si autodefinisce verde. Ecco come possiamo orientarci e capire cosa stiamo acquistando
Esiste una «fetta» di mercato dei prodotti cosmetici che vengono definiti come «bio», «eco», «ecobio», «green» o termini simili; che significato hanno queste parole soprattutto per i consumatori?
Non esiste una normativa che disciplini il settore della cosmesi, che potremmo chiamare «amica dell’ambiente» o «ecofriendly», quindi, possiamo solo fare riferimento ad una serie di strumenti per cercare di orientarci e capire cosa stiamo comprando.
Un primo aiuto per comprendere meglio, ci viene dalla lettura dell’etichetta con l’indicazione degli ingredienti presenti nel prodotto. Questi fanno riferimento all’Inci (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), acronimo che rimanda ad una denominazione internazionale, usata da tutti i brand del mondo, per elencare le sostanze contenute nei prodotti cosmetici.
Esistono siti Web ma soprattutto App che aiutano a decifrare l’Inci, ne riportiamo alcune, l’elenco, naturalmente, non è esaustivo.
- Cosmetici. L’ App che contiene un glossario e la consultazione risulta facile perché si presenta suddivisa in paragrafi per argomento. Offre anche alcune risposte alle domande più frequenti (faq), è arricchita da una sezione «consigli» con i video degli esperti.
- Biotiful. Quest’applicazione contiene un data-base con più di 10mila prodotti e altrettanti ingredienti. L’App riconosce, attraverso una foto del codice a barre, il prodotto, mostrando la lista degli ingredienti che contiene e la «valutazione» degli stessi.
- È verde? Questa App associa ad ogni ingrediente un simbolo con significato diverso. All’interno della App si possono trovare informazioni di approfondimento sull’Inci e sui singoli ingredienti.
- Greenity. L’App permette di ricercare i cosmetici per nome oppure scannerizzando il codice a barre presente sul prodotto, vengono, così, mostrati tutti gli ingredienti di cui si compone il cosmetico, classificati in base ad una scala cromatica, con diverso significato, che va dal verde al rosso.
- Ecobio control. Con questa App, inserendo il nome della sostanza, si visualizza accanto ad essa un semaforo colorato (rosso, giallo, verde) a cui è attribuito un diverso significato (ottimo, molto buono, attenzione, sostanza con problemi e inaccettabile). Quest’applicazione consente di cercare anche la formula completa di un cosmetico.
- Inci Ok. L’App, attraverso un lettore automatico, permette di cercare il prodotto prescelto grazie al codice a barre. Se il prodotto risulta già inserito nella data base, si potranno leggere gli ingredienti e le relative «valutazioni».
- Icea Check. Quest’applicazione è nata come una doppia App, da una parte offre la possibilità di valutare il carattere biologico di un alimento e, dall’altra, di un prodotto cosmetico. Icea Eco Bio Cosmesi certifica un cosmetico come eco-biologico secondo criteri rigorosi, ossia non utilizza le sostanze vietate da una lista specifica, non contiene Ogm, non è testato su animali, non prevede l’uso di radiazioni ionizzanti e impiega materie prime di origine biologica. Inserendo l’ingrediente, l’App ci fornirà un risultato in base allo standard biologico di Icea.
Se siamo interessati ad acquistare prodotti green, eco, bio e vogliamo delle «garanzie», possiamo optare per i cosmetici dotati di certificazione. Gli enti certificatori sono molteplici, sia a livello nazionale sia sovranazionale, ed ognuno, naturalmente, ha il suo disciplinare, non proprio facile da confrontare ma comunque reperibile.
A livello nazionale, tra i più noti enti certificatori in questo ambito, troviamo:
- Icea (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale);
- Ccpb (Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici);
- Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica);
- BioAgricert.
Le certificazioni più conosciute nella cosmesi «verde», a livello internazionale, sono: Cosmos e Natrue, ma ve ne sono anche altre.
Possiamo, infine, fare riferimento anche alla norma Iso 16128, che, però, non è una legge, non stabilisce obblighi giuridici, ma è una sorta di linea guida per il settore dei cosmetici «ecologici» – «green». Questa è utile di sicuro alle imprese che operano nel settore, molto meno ai consumatori.
Certamente la Iso, che ricordiamo possiamo definire come una sorta di «linea guida», non si occupa di «sicurezza umana e ambientale», fornisce, però, alcune importanti definizioni, spiega, infatti, cosa si intende per «biologico» o di «origine biologica» oppure «non naturale» e si occupa di descrivere il «complesso» calcolo per definire l’«indice di naturalità o biologicità», che si esprime, nella sua fase finale, in una percentuale, che è quella che leggiamo su alcuni prodotti cosmetici.
Alle varie difficoltà accennate, si aggiunge un’ulteriore insidia per il consumatore: il marketing che, spesso, vende una sensazione… un’emozione, prediligendo particolari colori e/o tipi di confezioni e per farci credere che alcuni prodotti abbiamo alcune caratteristiche di qualità e garanzia d’origine delle sostanze che, in realtà, non possiedono, ma, che, semplicemente evocano.
Il problema della comunicazione commerciale, nel settore della cosmesi, era divenuto così importante, proprio perché insidioso, che la Commissione Ue ha stabilito, con il Regolamento 655/2013, alcuni criteri inderogabili, per chi fa informazione e marketing in quest’ambito, con il preciso scopo di proteggere il consumatore dalla pubblicità ingannevole. Naturalmente i criteri proposti a livello europeo valgono nel settore della cosmesi, in generale, non solo in quella definibile «eco», «bio» o simili. I 6 criteri «guida» sono:
- conformità alle norme
- veridicità
- supporto probatorio
- onestà
- correttezza
- decisioni informate
L’Autorità Garante per il Mercato e la Concorrenza, a livello nazionale, ha pubblicato un vademecum con alcuni consigli per i consumatori, con valore, anche in questo caso, generale, applicabile a tutti i prodotti cosmetici.
(Fonte Arpat)