Rilasciata la prima etichetta di buona pratica
Superando una severissima verifica del possesso degli stringenti requisiti previsti dal Regolamento della Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche, l’Etichetta è stata ottenuta da Repair Cafe Perugia
Presentata dal Legale rappresentante del Coordinamento regionale Umbria Rifiuti Zero APS, Annarita Guarducci, la Buona Pratica, mette a disposizione tecnici volontari per la gratuita riparazione di oggetti vari e piccoli elettrodomestici rotti o non funzionanti, per ridargli nuova vita.
Gli oggetti sono riparati in presenza dei proprietari, in eventi sociali di grande valore etico e ambientale, nonché di risparmio economico, energetico, di risorse e di produzione rifiuti.
Ci sono voluti molti mesi e una minuziosa analisi di tutte le caratteristiche di questa iniziativa perché fosse certa la qualità di Buona Pratica, su ogni aspetto, anche secondario: natura, clima, acqua, suolo, energia, materie prime, rifiuti, processi produttivi, occupazione, benessere e servizi ecosistemici.
Con un lusinghiero grado di giudizio complessivo pari a 3,2, Repair Cafe Perugia conquista così l’Etichetta Buona Pratica n. 0001, che potrà utilizzare per un anno, a riprova della elevatissima sostenibilità e positività, ambientale e sociale.
L’invito della Fondazione di Partecipazione delle Buone pratiche è diffondere ed imitare, riproducendola, questa splendida iniziativa ovunque si possa; per farlo si può utilizzare la guida che l’organizzazione di Repair Cafe ha messo a disposizione di chiunque sia interessato (vedi Manuale di Disseminazione che segue) ed il tempo che i titolari della Buona pratica hanno versato nella nostra «banca del tempo», proprio per garantire assistenza di start-up a chi volesse imitarli.
Dagli organi di valutazione, e da tutti i partecipanti della Fondazione di partecipazione delle Buone Pratiche, un grazie e un potente augurio di continuazione e consolidamento dell’attività ai pionieri di Repair Cafe Perugia.
Manuale di disseminazione
1. Il proponente la buona pratica
Anna Rita Guarducci, presidente del Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero APS dal 2018. L’associazione è nata nel 2015 da un gruppo di associazioni per divulgare la cultura della gestione virtuosa dei rifiuti puntando alla riduzione massima e contro l’inceneritore in progetto nel perugino. Quando, a gennaio 2017, abbiamo letto la notizia della prima sessione umbra del Repair Cafe ad Orvieto presso un’abitazione, sede dell’associazione Almatellus, siamo andati a vedere insieme al tesoriere Michele Giommini, convinti che questo era un modo di perseguire l’obiettivo della nostra associazione, appunto le buone pratiche di riduzione. In effetti gli oggetti riparati non finiscono tra i rifiuti perché si offre loro una seconda vita e poi alla sessione abbiamo avuto contezza del fatto che le percentuali di successo nelle riparazioni possono essere molto alte, dal 70% in su.
2. La pratica
Il Repair Cafe è nato in Olanda da una giornalista che non voleva più sentirsi dire: «Buttalo, ti conviene ricomprarlo». Il Repair Cafe Perugia nasce itinerante per necessità (visto che non ha una sede) e per questo va da chi lo invita, portando la pratica, e il messaggio, ovunque anche fuori regione come è già capitato al Repair Cafe Perugia di essere chiamato nelle vicine Marche, in Sicilia e in Trentino. Come si fa? Sostanzialmente è un appuntamento in un luogo pubblico o privato in cui dei soggetti tecnicamente preparati per riparare oggetti con strumenti e conoscenze, di tipo meccanico, elettrico, elettronico, ma anche tessuti e altro se si trovano le professionalità, incontrano chi ha bisogno della riparazione che viene effettuata o tentata durante l’appuntamento.
3. Perché è una buona pratica
Sono molte le ragioni, la prima è che ad un oggetto riparato viene concessa una seconda vita, quindi diventa rifiuto più tardi prolungando il suo ciclo di vita talvolta con funzione diversa dall’originale.
Quando non è più possibile un qualsiasi uso può diventare un magazzino per prelevare pezzi di ricambio per oggetti simili. Questo significa che verrà classificato come rifiuto non più dopo i due anni previsti dalla insostenibile pratica industriale della obsolescenza programmata, ma forse dopo più del doppio degli anni e nel frattempo al mercato non verrà richiesto un oggetto nuovo. Il che significa riduzione della domanda di materie prime, di energia, di scarichi, di fumi, di trasporti, di inquinamento in genere. Vale la pena rimarcare che ci sarà una riduzione dei rifiuti, e più si aumenta il ciclo vitale, con il diritto alla riparazione del prodotto, più si ridurranno i rifiuti e i problemi connessi.
4. Descrizione di dettaglio della pratica
Il Repair Cafe Perugia si è organizzato così: tramite la nostra pagina su Facebook, che nel frattempo viene conosciuta e seguita da numeri crescenti di appassionati o curiosi, pubblicizziamo l’evento con locandina che riporta l’appuntamento presso un luogo pubblico o privato con il soggetto che ci ha invitato (perché ci ha trovato su FB, o perché qualcuno gliene ha parlato, o perché è capitato casualmente davanti al nostro banco/laboratorio visto che lo facciamo anche nelle piazze).
Noi ci presentiamo con i Repair man e gli attrezzi necessari, chi viene all’appuntamento porta oggetti da riparare di ogni tipo, meccanico, elettrico, elettronico e anche abiti da riparare, rammendare ecc. È sempre auspicabile che il proprietario dell’oggetto guasto assista se non addirittura partecipi alla riparazione dopo aver illustrato il problema. Durante la sessione si provvede alle riparazioni, oppure se si deve acquistare o recuperare pezzi di ricambio si danno le indicazioni precise e al successivo appuntamento si effettua la riparazione.
Un punto di debolezza come la mancanza di una sede fissa l’abbiamo trasformato, almeno finora, in un punto a favore della diffusione della pratica andando noi da chi ci invita a portare il messaggio della necessità/utilità di riparare anziché buttare.
Durante la sessione si assegnano i numeri come eliminacode e si associa la descrizione dell’oggetto e del guasto, al termine della sessione, che dura di solito 3-4 ore, viene redatta una scheda che riporta tutti gli oggetti analizzati e l’esito di ognuno con il totale dei chili di rifiuti non prodotti. Questo è il contributo concreto del Repair Cafe alla diffusione delle buone pratiche sui rifiuti.
C’è un punto di debolezza che stiamo cercando di risolvere. Il nostro Repair man ufficiale, Gianni, mette nella sua disponibilità per questa iniziativa una serie di conoscenze che sarebbe il caso di chiamare professionalità e questa regalata come volontariato diventa un’ingiustizia sociale della quale non vorremmo renderci responsabili. Perciò, sicuri che lui e gli altri condividono principalmente il messaggio che vogliamo diffondere, stiamo cambiando gradualmente la modalità passando da volontariato ad attività a rimborso spese, dato per scontato che i pezzi di ricambio vengono acquistati dai proprietari dell’oggetto, che può essere chilometrico oppure organizzativo almeno per i Repair man e ad offerta per l’associazione. Considerando che da tre anni facciamo almeno un appuntamento al mese è diventato un impegno.
5. Materiali, metodi, strumenti
I materiali di consumo necessari alla riparazione sono quelli che ogni Repair man porta con sé e anche se in quantità limitata, possono essere fusibili, condensatori, viti, spray per contatti, cavi elettrici. I metodi per la verifica del guasto rappresentano spesso già una buona parte della riparazione, spesso si deve procedere per tentativi se non risulta subito visibile l’anomalia o se, addirittura, non si riesce a trovare la vite ultima che tiene ancora insieme la parte, spesso scientificamente nascosta dal produttore per impedire la riparazione e, naturalmente (colpevolmente diremmo noi), favorire un nuovo acquisto.
Gli strumenti sono di tipo comune come giraviti, pinze, forbici, avvitatori, trapani, tester, bilancia, prolunghe, ciabatte multipresa, apparecchi illuminanti, ecc. oppure più particolari come saldatori di vario tipo, cavi, connettori ecc. e, talvolta, anche molta fantasia.
6. Prestazioni ambientali e sociali
Il feedback avuto nelle numerose sessioni (da aprile 2017 quasi mensilmente) di Repair Cafe è stato quello di un clima di socialità che ha spinto molti soggetti ad invitarci più volte proprio perché hanno apprezzato questa caratteristica nel momento in cui si svolge la sessione. Questo porta a creare una rete di persone che si avvicinano per i più svariati motivi oltre alla riparazione, scambio di informazioni, di ricette alimentari, di soluzioni per piccoli inconvenienti, ovviamente nelle due direzioni. Molti di loro, tuttavia, non facendo uso di social media per i contatti si affidano al telefono. Tanto che abbiamo chiesto al Comune un luogo di riferimento in cui svolgere il Repair Cafe a cadenza fissa (per es. il primo sabato del mese) per dare un riferimento a chi pensa alla riparazione come modello culturale anche per creare e mantenere una rete di conoscenze che condivide le stesse pratiche, alla fine diventa coesione sociale, ma per il momento non abbiamo avuto risposte.
7. Cosa fare per riprodurre questa buona pratica
La presenza fondamentale per fare un Repair Cafe è quella di un esperto riparatore (lo chiamiamo Repair man) che sappia come affrontare qualsiasi situazione, con conoscenze tecniche tali da poter sostenere anche la formazione di altri riparatori e di guidare chi vuole apprendere. Tutto il resto è di contorno, utile, ma non indispensabile. L’approccio alla nostra riparazione, che di solito interviene quando la garanzia è scaduta e l’assistenza ti dice «buttalo, ti conviene ricomprarlo», ha un regolamento che il Repair Cafe si è dato per non prendersi responsabilità su oggetti che finirebbero in discarica ecc. Poi serve un luogo dove fare il Repair Cafe (anche se noi siamo itineranti) e una modalità per farsi conoscere (abbiamo scelto i social media con la nostra pagina su Facebook).
(Fonte Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche)