In Europa ognuno di noi mangia in media 23 kg di pesce all’anno, quasi il doppio di 50 anni fa. In Italia ognuno di noi mangia in media circa 29 kg di pesce all’anno. Il 78% degli stock ittici nel Mediterraneo è sovrasfruttato con il 33% delle risorse ittiche globali che risulta pescato in maniera eccessiva
La globalizzazione ha generato, tra le tante cose, un fenomeno strano… tutti noi siamo convinti di mangiare pesce nostrano e invece non ci accorgiamo di consumare cozze dell’Atlantico, calamari cileni, naselli senegalesi, merluzzi dell’Alaska.
Ma cosa è successo?
A causa dell’enorme aumento della domanda di questi ultimi decenni, gli stock ittici di tutto il mondo sono spesso ai limiti del loro sfruttamento. Sulle tavole degli italiani, infatti, c’è più pesce di quanto se ne possa pescare nei nostri mari o allevare nei nostri impianti di acquacoltura. Due terzi della domanda nazionale di pesce è quindi soddisfatta dal resto degli oceani, in particolare dai Paesi in via di sviluppo con una pesca nel Mediterraneo, soprattutto quella artigianale, che stenta a sopravvivere a causa della concorrenza sleale della pesca illegale, della scarsità di risorse disponibili, oltre che delle scelte di consumo che si orientano sulle poche specie pregiate, trascurandone moltissime altre meno conosciute. E a questo si aggiunge il fatto che la maggior parte del pesce che acquistiamo non è stato pescato o allevato in maniera sostenibile e ciò comporta un impatto fortemente negativo sugli ecosistemi marini e sulla sopravvivenza delle specie.
Il Wwf ha redatto la Seafood Guide, una guida che propone semplici consigli per un consumo responsabile e che ci aiuta a scegliere i prodotti ittici da acquistare, quelli provenienti dalla pesca locale e artigianale o prodotti, che seppur provenienti dall’estero, sono certificati Msc o Asc, sigle queste che attestano la sostenibilità della pesca.
Ma ora diamo un po’ di numeri…
In Europa ognuno di noi mangia in media 23 kg di pesce all’anno, quasi il doppio di 50 anni fa. In Italia ognuno di noi mangia in media circa 29 kg di pesce all’anno. Il 78% degli stock ittici nel Mediterraneo è sovrasfruttato con il 33% delle risorse ittiche globali che risulta pescato in maniera eccessiva. Nel 2014, i Paesi del Mediterraneo appartenenti all’Unione europea hanno importato circa l’85% dei prodotti ittici consumati. L’attività di pesca illegale, non regolamentata e non registrata (Iuu) potrebbe presto raggiungere i 26 milioni di tonnellate su scala globale, rappresentando più del 15% dell’attività di pesca annua totale. L’Unione europea costituisce il principale importatore al mondo di prodotti ittici, oltre la metà dei quali viene importata da paesi asiatici, africani dove molte comunità locali basano il loro sostentamento sull’attività di pesca. Si pensi infatti che nel mondo circa 800 milioni di persone dipendono dai prodotti ittici come fonte di nutrimento e di reddito per le loro famiglie.
Quello che ci invita a fare il Wwf è di fare la scelta giusta. Quando ci troviamo al banco del pesce si ha infatti l’opportunità di cambiare il destino degli oceani e delle persone che vivono di pesca e questo innanzitutto capendo se sappiamo acquistare in maniera responsabile modificando le nostre abitudini in caso contrario.
Perché in un’economia globale, le nostre scelte quotidiane in materia di prodotti ittici possono esercitare un forte impatto sulle risorse marine e sulle persone che le pescano o le allevano, anche in regioni molto lontane da noi, e questo seguendo poche e chiare accortezze come quella, in primis, di mangiare solo pesce adulto e di scegliere prodotti locali.
Elsa Sciancalepore