La Materia Oscura è una particolare forma di energia definita Etere Massivo

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Una simulazione al computer della distribuzione della materia nell’universo. Le regioni arancioni ospitano galassie; le strutture blu sono gas e materia oscura. Fonte Reccom Magazine. Credito: collaborazione TNG
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E ci sono anche i terrapiattisti dell’universo…

Esiste una dimensione spaziale, a noi oggi del tutto sconosciuta, dove pur spostandosi a velocità costante il tempo non scorre. Per un fotone, invece, il tempo scorre ma in modo talmente lento da sembrare eterno

Nella Teoria delle Geodetiche l’etere massivo (materia oscura) rappresenta una forma di energia a riposo v=0 rispetto ad un sistema di riferimento inerziale rappresentato dal vento d’etere che si sposta a velocità costante v= λ lungo una stessa l.t.

Come ho già sostenuto in un precedente articolo si dimostra che per il vento d’etere il tempo è bloccato e quindi nel suo moto perpetuo esso non è sottoposto ad alcun tipo di usura. Esiste quindi una dimensione spaziale, a noi oggi del tutto sconosciuta, dove pur spostandosi a velocità costante il tempo non scorre. Per un fotone, invece, il tempo scorre ma in modo talmente lento da sembrare eterno.

L’etere massivo non ha un moto proprio ma è il vento d’etere a spostarlo verso una determinata singolarità cosmica.

Quindi il principio di indeterminazione di Heisenberg non si può applicare alla materia oscura, poiché quest’ultima è priva di quantità di moto.

Un corpo materiale curva lo spazio quindi curva l’etere massivo (materia oscura) e penetrandovi assorbe da questo l’energia rotazionale ERot. che gli consente di descrivere una geodetica ellittica per un determinato valore di velocità.

Dall’energia totale ETot. che tiene conto anche della massa quantizzata del corpo materiale si ricava la seguente equazione che mette in relazione la velocità del corpo con la sua ERot..

Formula delvecchioAll’aumentare dell’ERot. associata al corpo materiale, a parità di massa, aumenta conseguentemente la sua velocità.

La materia oscura è l’ingrediente fondamentale per spiegare l’anomala rotazione delle stelle nelle galassie a spirale.

Spiegazione della anomala rotazione delle stelle del nucleo di una galassia a spirale rispetto alla rotazione delle stelle più periferiche

La terza legge di Keplero, per un sistema solare, descrive matematicamente come avvenga la progressiva diminuzione della velocità orbitale dei pianeti, procedendo dai più interni verso i più esterni.

In una galassia, per la terza legge di Keplero, le stelle con orbite galattiche più grandi (ossia quelle più esterne) dovrebbero avere velocità orbitali minori, dovrebbero quindi muoversi più lentamente. Le osservazioni, però, non concordano: quello che noi vediamo è che le stelle nelle regioni periferiche di un gran numero di galassie a spirale non orbitano in accordo con quelle leggi che permettono invece di descrivere bene il Sistema Solare.

Quindi per descrivere il moto delle stelle appartenenti ad una galassia a spirale la terza legge di Keplero è violata. In realtà si parla di anomalia solo perché la scienza attuale non ha ben compreso tutte le forme di energia che costituiscono il Cosmo. Con una visione più completa si comprenderebbe che non esistono eccezioni ma solo leggi ben precise che governano il Cosmo e si capirebbe perché la terza legge di Keplero possa descrivere bene il moto dei pianeti nel sistema solare ma non si possa applicare al moto delle stelle in una galassia a spirale.

La Teoria delle Geodetiche spiega come dall’etere massivo (materia oscura) si possano generare la materia e l’antimateria e come queste possano tornare a essere nuovamente etere massivo (materia oscura) attraverso i buchi neri.

Dove vi è una maggiore concentrazione di materia ordinaria significa che vi deve essere una minore densità di materia oscura dato che è proprio da quest’ultima che la materia ordinaria trae la propria origine.

Ma la materia ordinaria curva lo spazio e trae dalla materia oscura l’energia rotazionale che ne determina la sua velocità.

Nel nucleo della galassia vi è una elevata concentrazione di stelle e quindi di materia ordinaria pertanto la densità di etere massivo (materia oscura) è minore. Le stelle curvando lo spazio assorbono una minore energia rotazionale e quindi la loro velocità è inferiore rispetto alla velocità delle stelle che si trovano più in periferia.

Nella periferia della galassia vi è una minore concentrazione di stelle e quindi di materia pertanto la densità di etere massivo (materia oscura) è maggiore.

Le stelle curvando lo spazio assorbono una maggiore energia rotazionale e quindi la loro velocità orbitale è maggiore rispetto alla velocità orbitale delle stelle che si trovano nel nucleo della galassia.

Se la galassia è molto giovane vi sarà una maggiore presenza di materia ordinaria e meno materia oscura. Se la galassia è meno giovane si saranno creati dei buchi neri soprattutto al centro della galassia e la materia ordinaria transitando nuovamente in etere massivo porta a un aumento della materia oscura. In sintesi un aumento di materia ordinaria porta a un decremento di materia oscura e viceversa.

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Curva di rotazione di una tipica galassia a spirale. La curva rossa è la predizione della legge di gravità Newtoniana; quella bianca rappresenta l’andamento delle misure sperimentali. Fonte Istituto nazionale di Fisica Nucleare

La materia oscura risulta aggregante per la materia ordinaria

Il «Motore» delle galassie risiede nel loro nucleo e dato che nel centro vi è una minore densità di materia oscura (etere massivo) l’energia rotazionale a esse associata è minore e quindi mentre l’espansione dell’universo tende ad allontanare fra loro le galassie più lontane, la minore energia rotazionale presente nel nucleo tende a minimizzare tale distanziamento.

La materia oscura permea l’intero universo ma poniamoci le seguenti domande:

  • Qual è la vera forma dell’Universo?
  • Se l’Universo fosse curvo la luce potrebbe descrivere un giro completo dell’intero Universo e tornare nello stesso punto di partenza?
  • Siamo proprio certi che la velocità della luce sia una costante?

Vediamo come alcuni scienziati hanno cercato di affrontare il problema.

Dal sito Reccom Magazine, in un articolo del 5 novembre 2019 dal titolo: «Cosmologia in crisi: dopo la costante di Hubble anche la forma dell’Universo (che potrebbe essere una sfera chiusa, secondo un nuovo studio), mette in discussione i canoni stabiliti».

Gli scienziati discutono su quale sia la vera forma dell’Universo:

«Già, che forma ha l’Universo?

È molto difficile da valutare, ma anni di dati osservativi, modelli cosmologici e fisici suggeriscono che è piatto. Invia un raggio di luce attraverso il vuoto e continuerà semplicemente ad andare in linea retta.

Un nuovo studio, però, sostiene il contrario.

Sulla base dei dati diffusi lo scorso anno, raccolti dal satellite Planck dell’Agenzia spaziale europea, alcuni astronomi ritengono che l’Universo sia effettivamente curvo e chiuso, come una sfera gonfiabile.

Il che significa che quel raggio di fotoni dovrebbe tornare al punto di partenza dopo aver fatto tutto il giro».

Teoria delle Geodetiche

Occorrerebbe solo un po’ di buon senso per comprendere che lo spazio non possa ritenersi piatto. Basterebbe osservare la natura per rendersi conto, per esempio, che le orbite dei pianeti sono ellittiche, i corpi celesti di grandi dimensioni sono sferici o quasi (ricordo che una circonferenza è un caso particolare di ellisse), quindi tutto il mondo che ci circonda è curvo.

Gli scienziati che asseriscono che l’universo sia piatto sono paragonabili ai «Terrapiattisti» di oggi. Non vi è alcuna differenza.

Ma lasciamo il buon senso e affrontiamo il problema in termini puramente energetici. Procediamo con una dimostrazione per assurdo e ipotizziamo che l’Universo possa essere piatto. Ciò significherebbe che il big bang sia avvenuto in un punto qualsiasi di questo universo piatto e perché proprio in quel determinato punto e non in un altro punto ad esso equivalente? In ogni caso il sistema risulterebbe aperto e l’Universo sarebbe stato generato dal nulla, come per magia. Tutto ciò sarebbe in palese contraddizione con il principio di conservazione dell’energia in quanto tutta l’energia presente nell’Universo si sarebbe generata dal nulla e tenderebbe a degradarsi e quindi a distruggersi in un tempo comunque lungo ma finito.

Quindi avendo raggiunto un assurdo, cioè la violazione del principio di conservazione dell’energia, dobbiamo abbandonare l’ipotesi di un Universo piatto e di un sistema aperto. Se poi non dobbiamo neanche credere nel principio di conservazione dell’energia, la scienza ne uscirebbe distrutta.

Dalla Teoria delle Geodetiche si deduce matematicamente che la geometria del cosmo è assimilabile a un’ipersfera 12D che comprende due multiversi a evoluzione opposta, quindi lo spazio assoluto è curvo. Oltre questo sistema isolato vi è il nulla, cioè la totale assenza di energia. Ricordo che vi è una notevole differenza fra i due concetti: spazio vuoto e nulla.

Lo spazio vuoto per il solo fatto di esistere è costituito da energia, l’etere stazionario. Il nulla invece rappresenta la totale assenza di ogni forma di energia, quindi il non essere.

Il fotone non curva lo spazio ma attinge ugualmente energia dall’etere massivo poiché la sua onda associata penetra ugualmente nell’etere massivo stesso, cioè non ha bisogno di curvare lo spazio per ottenere energia rotazionale.

Essendo l’universo uno spazio curvo ci si potrebbe chiedere se la luce viaggiando sempre nella medesima direzione possa descrivere un giro completo e ritornare al punto di partenza. La risposta per la Teoria delle Geodetiche è negativa poiché un fotone pur spostandosi sempre nella medesima direzione viaggia a massimo raggio di curvatura nello spazio profondo e qui l’espansione dell’universo non è più trascurabile. Inoltre la densità dell’etere massivo, per un universo in espansione, diminuisce e conseguentemente diminuisce anche l’energia rotazionale associata al fotone stesso. Pertanto lo spazio assoluto che il fotone deve percorrere tende ad aumentare ma la sua velocità tende a diminuire e tutto ciò accade senza soluzione di continuità. Immaginando di viaggiare all’interno di un fotone si osserverebbe che lo spazio davanti a sé si espande mentre la propria velocità inesorabilmente diminuisce, conseguentemente un fotone non potrà mai effettuare un giro completo dell’intero universo e tornare al suo punto di partenza.

Cerchiamo di dare una risposta alla terza domanda.

Mi chiedo come possa essere possibile che in un secolo nessuno scienziato abbia mai messo in discussione l’assioma della relatività riguardante l’invarianza della velocità della luce nel vuoto. Non è assolutamente da poco considerando che è senza dubbio uno dei pilastri fondanti della relatività.

Lo stesso Einstein sosteneva che il vero scienziato dovrebbe mettere sempre in discussione le proprie idee a maggior ragione, aggiungo io, un assioma di una teoria.

Gli scienziati asseriscono che l’assioma è verificato sperimentalmente dalle osservazioni.

Gli scienziati dovrebbero invece sospettare che la velocità della luce, essendo nel vuoto un valore approssimato per eccesso e quindi non un valore esatto, potrebbe variare nelle cifre decimali oltre un certo ordine; infatti noi non disponendo di strumenti tanto sensibili per poter apprezzare variazioni infinitesimali siamo condotti in errore.

Si potrebbe concludere con una famosa frase di Einstein ma sempre attuale: «Ancora una volta il senso comune ci inganna».

 

Massimo Del Vecchio