Un’indicazione importante della giornata del 21 novembre potrebbe essere quella di partire dal primo albero: quello della conoscenza per mangiare i cui frutti Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso. E noi ancora ne risentiamo perché da quella acquisizione di conoscenze l’umanità che ne è conseguita non ha tratto alcun frutto. Per lo meno non con il rapporto con gli alberi la cui originaria icona si è trasformata nell’albero dell’ignoranza
Tra le quasi quotidiane elencazioni di qualche «giornata di» il 21 novembre tocca agli alberi. Tocca cioè a una delle più antiche presenze sulla superficie terrestre: l’albero. L’albero il cui insieme forma boschi e foreste, ma ha una presenza importante anche nelle città.
Perché, come ricorda Lorenzo Ciccarese [responsabile dell’Area per la conservazione delle specie e degli habitat e per la gestione sostenibile delle aree agricole e forestali dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale)], «Nei centri urbani ogni singolo albero porta benefici mitigando le isole di calore, assorbendo inquinanti gassosi, filtrando le polveri sottili. La presenza di alberi migliora il benessere psico-fisico dei cittadini e fa aumentare il valore degli immobili. Infine, gli alberi generano benefici immateriali come il valore ricreativo, aggregativo, culturale, spirituale».
È quanto avviene o dovrebbe avvenire nel «centro urbano» Napoli che in gran parte del suo territorio ha subìto anche nel patrimonio arboreo, soprattutto negli storici pini, un’ampia devastazione provocata dalle tempeste di vento del novembre 2019, ormai un anno fa di questi tempi, che ne hanno provocato cadute e abbattimenti.
Perciò capita proprio a proposito questa giornata per ricordare a chi fra gli amministratori lo avesse dimenticato o gli fosse sfuggito a causa delle cose maggiori che premono; capita a proposito perché anche Napoli va rimboschita. Con la piantumazione di nuovi alberi, oltre che per la sostituzione e cura dei troppi fusti pericolanti.
La Giornata nazionale degli Alberi è prevista dalla Legge n. 10 del 14 gennaio 2013, e prevede l’obbligo per i Comuni con oltre 15.000 abitanti di piantare un albero per ogni nato a partire dal 16 febbraio 2013, individuando un’area sul proprio territorio comunale da destinare a forestazione urbana, con uso di piante autoctone. Purtroppo le nascite sono in calo e temo ancor più lo saranno in seguito al coronavirus e, quindi, se si volesse puntare solo su questo obbligo non si rimboschirebbe a sufficienza.
Bisogna piuttosto puntare sul bando del Comune di Napoli per l’affidamento, in 5 lotti, «degli interventi di sostituzione e piantumazione di nuovi alberi sul territorio attraverso conclusione di un Accordo quadro con un unico operatore economico». Con scadenza fissata per le ore 12 del 29 settembre 2020.
La durata dell’appalto è di 1.095 giorni naturali e consecutivi (cioè 36 mesi) per ciascun lotto. La piantumazione doveva cominciare ad ottobre, ma per quanto mi guardi in giro (poco, devo dire, perché siamo confinati in casa almeno sino ai primi di dicembre) non vedo piantumazioni in corso.
Intanto una cosa è certa ed è che bisogna approfittare della disgrazia (gli abbattimenti in seguito alle tempeste di vento) ed evitare errori nella scelta delle specie che dovrebbe rigorosamente privilegiare le specie autoctone. Anche a costo di far fuori il celebre pino che resta solo nelle cartoline.
Anche se per caso, ma molto a proposito capita un bel libro (bello nell’estetica oltre che nei contenuti) di un fotografo (Roberto Besana) e un giornalista scientifico (Pietro Greco) che si intitola «L’albero» edito da Töpffer.it edizioni a giugno di questo anno. La sua lettura può essere di non poca utilità perché, come ci ricordano gli autori, «piantare alberi, seguendo le indicazioni giuste, non è solo una cosa esteticamente piacevole da fare, ma è anche una strategia per sopravvivere e vivere».
Perciò un’indicazione importante della giornata del 21 novembre potrebbe essere quella di partire dal primo albero: quello della conoscenza per mangiare i cui frutti Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso. E noi ancora ne risentiamo perché da quella acquisizione di conoscenze l’umanità che ne è conseguita non ha tratto alcun frutto. Per lo meno non con il rapporto con gli alberi la cui originaria icona si è trasformata nell’albero dell’ignoranza.
Ugo Leone