Nette e chiare parole del Papa al summit «Economy of Francesco». Non si tratta di essere cattolici, cristiani, musulmani o credenti di altre fedi; o di fare l’analisi di chi siano le colpe e chi ha iniziato a picconare il Pianeta, qui è in discussione il nostro stesso essere cittadini e l’urgenza di trovare soluzioni perché se saltano gli equilibri vitali, non si salva nessuno. Negazionisti e complottisti compresi
«Abbiamo bisogno di un cambiamento, vogliamo un cambiamento, cerchiamo un cambiamento. Il problema nasce quando ci accorgiamo che, per molte delle difficoltà che ci assillano, non possediamo risposte adeguate e inclusive; anzi, risentiamo di una frammentazione nelle analisi e nelle diagnosi che finisce per bloccare ogni possibile soluzione. In fondo, ci manca la cultura necessaria per consentire e stimolare l’apertura di visioni diverse, improntate a un tipo di pensiero, di politica, di programmi educativi, e anche di spiritualità che non si lasci rinchiudere da un’unica logica dominante.
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«No, non siamo costretti a continuare ad ammettere e tollerare in silenzio nei nostri comportamenti «che alcuni si sentano più umani di altri, come se fossero nati con maggiori diritti» o privilegi per il godimento garantito di determinati beni o servizi essenziali. Non basta neppure puntare sulla ricerca di palliativi nel terzo settore o in modelli filantropici. Benché la loro opera sia cruciale, non sempre sono capaci di affrontare strutturalmente gli attuali squilibri che colpiscono i più esclusi e, senza volerlo, perpetuano le ingiustizie che intendono contrastare.
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«È tempo, cari giovani economisti, imprenditori, lavoratori e dirigenti d’azienda, è tempo di osare il rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità in cui le persone, e specialmente gli esclusi (e tra questi anche sorella terra), cessino di essere — nel migliore dei casi — una presenza meramente nominale, tecnica o funzionale per diventare protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale».
Non è un rivoluzionario a parlare ma Papa Francesco nel suo video messaggio trasmesso al termine della tre giorni ad Assisi dove si è tenuto il summit «Economy of Francesco» su un nuovo modello economico sostenibile.
In questo momento in cui si parla solo di pandemia Bergoglio è praticamente l’unico a parlare del dopo. In questo momento in cui la «fede» e l’obbedienza al capitalismo e al consumismo sembrano l’unica alternativa alla disperazione è l’unico a dire che un’altra via è possibile e, anzi, obbligatoria («Sapete che urge una diversa narrazione economica, urge prendere atto responsabilmente del fatto che l’attuale sistema mondiale è insostenibile»).
Ora, i detrattori del Papa, avranno altri mille motivi e alleati per attaccarlo e diffamarlo. Ma, come spesso accade, i detrattori sono anche ignoranti. Perché questa posizione di Bergoglio è nel solco della Chiesa. Dall’insegnamento di Jacques Maritain a Paolo VI, come lo stesso Bergoglio ricorda: «Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. […] — ogni uomo e tutto l’uomo! —. Noi non accettiamo di separare l’economico dall’umano, lo sviluppo dalla civiltà dove si inserisce. Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità intera».
Qui, ora, non si tratta di essere cattolici, cristiani, musulmani o credenti di altre fedi; o di fare l’analisi di chi siano le colpe e chi ha iniziato a picconare il Pianeta, qui è in discussione il nostro stesso essere cittadini e l’urgenza di trovare soluzioni perché se saltano gli equilibri vitali, non si salva nessuno. Negazionisti e complottisti compresi.
I. L.