Costa Ripagnola, un parco come una… «foglia di fico»

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Un tratto di Costa Ripagnola, foto dal sito «I pastori della costa»
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L’Assessore Anna Grazia Maraschio ha incontrato associazioni e comitati che si sono battuti per l’istituzione del Parco regionale e che hanno chiesto al Governo di impugnarla. I Pastori della Costa, in particolare, hanno chiesto alla Maraschio di utilizzare la legge regionale di bilancio per sospendere o mitigare gli effetti nefasti che la legge burla dell’area protetta determina sul territorio, una richiesta a vuoto…

Il destino del Parco Naturale Regionale di Costa Ripagnola resta incerto. Nonostante la disponibilità del neo Assessore alla Aree protette della Regione Puglia, Anna Grazia Maraschio, le nubi aleggiano fosche sul territorio costiero di Polignano, ed in minima parte di Monopoli, protetto (si fa per dire) dalla legge regionale n. 34/2020, approvata dal Consiglio regionale nell’ultima seduta utile il 28 luglio scorso. La protezione è quanto mai falsa tanto che il Governo centrale, su proposta del Ministero dei Beni Culturali, ha impugnato la legge davanti alla Corte Costituzionale. Appena insediata, l’Assessore Maraschio ha voluto incontrare associazioni e comitati che si sono battuti per l’istituzione del Parco regionale di Ripagnola e che, successivamente, hanno chiesto al Governo di impugnarla.

L’incontro, ancorché on-line, non è stato di circostanza. Il comitato de I Pastori della Costa, quello de I Gabbiani del Parco di Costa Ripagnola, l’associazione per la chiusura di discarica Martucci, il Fai ed i Verdi, hanno ripercorso velocemente le vicissitudini della norma. I Pastori della Costa, in particolare, hanno chiesto alla Maraschio di utilizzare la legge regionale di bilancio per sospendere o mitigare gli effetti nefasti che la legge burla dell’area protetta determina sul territorio. Questo ci si aspettava nel disegno di legge proposto dalla Giunta regionale, ora all’esame del Consiglio. Invece di questo non c’è ancora traccia. C’è traccia, invece, della proroga della legge regionale sul Piano Casa, quella del 2009, che, assieme ad altre norme ed alla totale assenza di visione nella politica di gestione dei territori urbani e non solo (nonostante il Pptr), sta dando vita ad una sorta di urbanistica à la carte di cui ci occuperemo ancora.

Proprio il Piano Casa incide anche su Costa Ripagnola in virtù di uno dei due emendamenti proposti dall’allora Consigliere regionale PD Mennea, rieletto a settembre scorso, che però non ha trovato sistemazione nel testo di legge ma in una nota in calce alla cartografia del Parco.

Una cartografia, come detto più volte, non veritiera e che confligge con il testo e con altri allegati alla legge. Il d.d.l. del bilancio regionale deve affrontare prima le Commissioni consiliari e poi l’Aula. C’è il tempo per porre rimedio e mitigare o sospendere il peggio della legge su Ripagnola, almeno fino alla pronuncia della Consulta. Vedremo se si avrà la volontà politica e, perché no, anche il coraggio politico di farlo. Quel coraggio che, invece, non sembra essere bagaglio di chi ha rilasciato l’autorizzazione al famigerato progetto Serim, sempre lì a Ripagnola, e non procede neanche ad avviare il procedimento di annullamento in autotutela alla luce di tutte le illegittimità rilevate. In assenza del coraggio amministrativo e politico, ci potrebbe essere quello della magistratura penale che dovrebbe concludere al più presto le indagini sul progetto Serim e che ha posto sotto sequestro, tutt’ora operante, l’area interessata. Si spera che il nuovo e prestigioso incarico affidato al pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Lino Bruno Giorgio, che andrà a guidare la Procura di Vicenza, non determini particolari stravolgimenti nel procedimento i cui capisaldi ci sembra siano ben piantati. Non resta, quindi, che riporre fiducia nel coraggio di chi ce l’ha.

 

Fabio Modesti